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Politica

Le morti super-bianche

La legge n. 105 del 2015, la c.d. Buona Scuola, tra i più “bei regali” dell’esecutivo Renzi e del Partito Democratico, prevede per gli alunni frequentanti il triennio degli istituti superiori almeno 400 ore di stage aziendali, ridotte a 200 ore facoltative per i liceali. Alla luce di tale normativa, tante realtà produttive hanno approfittato dell’occasione di incrementare la propria forza lavoro a costo zero e, unitamente alla scarsità di controlli, hanno determinato la solita degenerazione, che ha reso l’istituto uno dei primi baluardi di illegalità legalizzata con cui i giovani italiani si interfacciano.

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Credit foto "No Buona Scuola" by snakepliskens is licensed under CC BY-NC-SA 2.0

Di Lavinia Orlando

La norma definisce l’istituto come “alternanza scuola – lavoro”. La realtà concreta di molte aziende l’ha trasformato in sfruttamento gratuito della manodopera minorile.  

La legge n. 105 del 2015, la c.d. Buona Scuola, tra i più “bei regali” dell’esecutivo Renzi e del Partito Democratico, prevede per gli alunni frequentanti il triennio degli istituti superiori almeno 400 ore di stage aziendali, ridotte a 200 ore facoltative per i liceali. Alla luce di tale normativa, tante realtà produttive hanno approfittato dell’occasione di incrementare la propria forza lavoro a costo zero e, unitamente alla scarsità di controlli, hanno determinato la solita degenerazione, che ha reso l’istituto uno dei primi baluardi di illegalità legalizzata con cui i giovani italiani si interfacciano.

La scelta di trasformare ore scolastiche in ore lavorative è frutto di pressioni decennali che il mondo dell’impresa continuava ad esercitare sui governi italiani. Ed occorre giustappunto ringraziare un esecutivo di presunto centrosinistra, capeggiato dal Partito Democratico, per l’introduzione di questa possibilità, nell’ottica di una trasformazione generale della scuola, da baluardo della formazione a primo esempio di aziendalizzazione.

È questo il contesto in cui il diciottenne Lorenzo Parelli è morto, schiacciato da una putrella in ferro, durante il suo ultimo giorno di stage in un’azienda di Lauzacco in quel di Udine. Ferme restando le indagini in corso, tale tragedia non può essere semplicemente assimilata alle tante altre che accadono quotidianamente nelle fabbriche italiane e che spezzano le vite di centinaia di donne e uomini nel nostro Paese. La morte di Lorenzo, infatti, non rappresenta solo l’ennesimo episodio in cui il mix tra profitto ed assenza delle istituzioni preposte ai controlli trasforma lavoratori, molto spesso a tempo determinato, precari e sottopagati, in carne da macello finalizzata all’arricchimento di datori senza etica che non si chiami dio denaro.

La morte di Lorenzo configura il fallimento di decenni di riforme in senso liberista, confezionate ad hoc dai tanti governi di falso centrosinistra e sovente avvalorate da sindacati confederali compiacenti, se non complici.

Sul sito del Miur si legge che “L’alternanza scuola-lavoro è una modalità didattica innovativa, che, attraverso l’esperienza pratica, aiuta a consolidare le conoscenze acquisite a scuola e testare sul campo le attitudini di studentesse e studenti, ad arricchirne la formazione e a orientarne il percorso di studio e, in futuro, di lavoro, grazie a progetti in linea con il loro piano di studi”. La realtà racconta di una fase formativa trasformata, legalmente, in lavoro gratuito a vantaggio di imprese che, se sovente non assicurano le giuste tutele ai propri lavoratori, sono ben lontane dal formare i giovani studenti che vengono loro inviati, sapendo solo sfruttarne la manodopera.

Meno banchi e meno libri. Meno cultura. Meno futuri lavoratori consapevoli ed in grado di conoscere i propri diritti. È stata questa la scelta del Partito Democratico, sempre più distante dai valori di sinistra, anche perché lo stesso partito avrebbe avuto tutto il tempo e la forza di spingere per l’abrogazione della riforma sopra indicata, dopo l’abbandono di Matteo Renzi.

In assenza di una seria sinistra parlamentare, ma facendo leva sull’impossibilità di tollerare ulteriori incidenti e morti, ci si chiede quanti altri episodi simili a quello occorso a Lorenzo debbano ancora verificarsi prima che la politica inizi ad interrogarsi sull’istituto ed a valutarne modifica, se non totale abolizione. Quando l’indegna pantomima sull’elezione del Presidente della Repubblica si sarà finalmente conclusa ed il Parlamento inizierà ad occuparsi di questioni concrete, non si potrà ancora chiudere gli occhi con riferimento ai tanti incidenti, anche mortali, sul lavoro, compresi quelli che riguardano giovani che, in un mondo che non fosse governato di fatto da Confindustria, dovrebbero essere saldamente ed esclusivamente ancorati sui banchi di scuola.

Con l’auspicio che la morte di Lorenzo, per quanto ingiusta e terribile, non sia stata del tutto vana.

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