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Cronaca

Santino Tuzi, la telefonata che poteva salvargli la vita

Perché Santino Tuzi si spara con la sua pistola d’ordinanza? Questa è la cruciale domanda che attende risposta nell’aula della Corte d’Assise di Cassino dove si svolge il processo per l’omicidio di Serena Mollicone.

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https://www.ciociariaoggi.it/amp/news/cronaca/76175/morte-brigadiere-tuzi-troppi-misteri-ma-ora-arriva-la-svolta

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Perché Santino Tuzi si spara con la sua pistola d’ordinanza? Questa è la cruciale domanda che attende risposta nell’aula della Corte d’Assise di Cassino dove si svolge il processo per l’omicidio di Serena Mollicone.

Suicidio per una delusione sentimentale? Con questa motivazione venne archiviata nel 2008 l’indagine per la morte di Santino Tuzi. Una motivazione che non ha mai convinto.

La mattina del 11 aprile 2011 Tuzi fino alle ore 11 era tranquillo, sereno. L’unica a descriverlo agitato è la sua ex amante, che chiama i carabinieri. Nonostante l’allarme nessuna pattuglia dei carabinieri viene inviata a Ceprano dove Santino Tuzi si ferma per venti minuti a casa della donna.

Tuzi si spara perché ha ucciso lui Serena Mollicone? Non scherziamo, le indagini hanno ampiamente dimostrato che non è stato lui.

Si uccide perché minacciato? Oggettivamente non esiste prova o indizio di minacce nei suoi confronti.

Quindi perché Santino Tuzi si uccide? In realtà è lui stesso a suggerire la risposta.

28 marzo 2008, intercettazione di una telefonata tra Tuzi e la sua ex amante: “TUZI: Può darsi come ti avevo, come ti dicevo una volta, mi DEVONO METTERE LE MANETTE”.

8 aprile 2008, intercettazione di una conversazione tra Vincenzo Quatrale e Santino Tuzi: “Quatrale: Vabbè oh! Tuzi ci vediamo prossimamente allora? Tuzi: speriamo… SE CI RIVEDIAMO! Quatrale: perché se ci rivediamo? Tuzi: dipende la, visto sta roba che mi hanno domandato l’altra volta, io gli dico che non mi ricordo questo, tutta questa roba che mi avete domandato ho fatto mente locale da quel giorno, da quel giorno ad oggi non mi sto ricordando niente non mi sto ricordando mi volete denunciare mi volete fare qualcosa mettetemi…. Me lo dite se mi dovete denunciare mi dovete sentire con l’avvocato…”.

Tuzi temeva di essere arrestato. Appare evidente nelle sue parole, nei suoi timori.

Perché questa paura? Tuzi era diventato il testimone principale dell’accusa. La Procura non arresta i testimoni. Santino Tuzi poteva tranquillamente continuare a sostenere di aver visto Serena Mollicone entrare in caserma. Temeva forse che qualcosa o qualcuno poteva smentire la presenza di Serena in caserma trasformandolo quindi da testimone in accusato?

Una lettura attenta degli atti porta a ritenere che Tuzi abbia effettivamente visto una ragazza entrare in caserma la mattina del 1° giugno 2001. Lui cerca di ricordare se fosse Serena ed è ovviamente assalito dai dubbi. Dubbi normali quando si cerca di ricostruire la verità. Un bugiardo invece non ha mai dubbi.

Santino Tuzi è solo con i suoi dubbi. Con le sue paure.

Viene sottoposto ad una pressione tremenda. Il 28 marzo 2008 viene sentito a sit dalle 20.10 alle 3.30 del 29 marzo. Il 9 aprile 2008 la sit dura dalle 11.00 alle 23.40.

Viene sottoposto ad oltre dodici ore di domande, con toni a volte duri: “Ma io a te non metto le manette ai polsi! A calci in culo ti ci porto via! Hai capito? Con quella dovizia tu non ti sei inventato. Tu stai facendo falsa testimonianza, e questa è la migliore delle ipotesi”.

Durante la lunga e tesa sit del 9 aprile 2008 uno dei presenti esclama: “Leva quella mano dalla fondina!!”. La frase era rivolta a Santino Tuzi?

Comprensibile lo stato d’animo di Santino Tuzi. Che aveva assistito, come tanti, al calvario giudiziario di Carmine Belli. Che da innocente aveva passato 17 mesi in carcere.

Una sola persona avrebbe potuto salvare Santino la mattina del 11 aprile 2008. Maria Tuzi, sua figlia. Santino Tuzi era diventato nonno da poco, le parole della figlia potevano essere decisive. L’allarme era stato lanciato alle 11.30, Tuzi si uccide alle ore 13.00. Maria poteva essere facilmente rintracciata. Nessuno ci ha pensato.

Ora attendiamo giustizia. Gli imputati sono colpevoli? Sono innocenti? La verità è sempre complessa. Perché a volte è giusta l’indicazione degli autori e non quella della dinamica di un omicidio.

La Corte d’Assise saprà rispondere alle nostre domande.

Rimane la tristezza nel pensare Santino Tuzi solo e disperato.

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