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ALEX POMPA, UCCIDERE PER POTER VIVERE

Donare la vita. Essere genitori è questo ma non solo.
Essere genitori è donare amore, serenità, valori positivi. Essere i primi alleati dei figli.
A volte, però, un genitore può diventare il peggior nemico per un figlio.

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credit foto https://www.skppsc.ch/it/temi/violenza/violenza-domestica/

Credit foto https://www.skppsc.ch/it/temi/violenza/violenza-domestica/

A cura di Pierdomenico Corte Ruggiero

Donare la vita. Essere genitori è questo ma non solo.

E’ donare amore, serenità, valori positivi. Essere i primi alleati dei figli.

A volte, però, un genitore può diventare il peggior nemico per un figlio.

Gelosia, malattie mentali, abuso di sostanze stupefacenti o/e alcolici, un male oscuro. Le ragioni sono tante.

Sono drammi che avvengono spesso nella totale solitudine o nell’impotenza delle istituzioni.

Violenze fisiche e psicologiche. Nessun momento di serenità. La paura come unica e fedele compagna.

Non esiste trauma peggiore dell’arrivare a temere un genitore. A odiare un padre o una madre. Maledire quel sangue che dovrebbe unire e che invece rischia di macchiare una storia sbagliata.

Questo è successo ad Alex Pompa. Un giovanissimo studente, che da anni viveva un vero inferno. Insieme a sua madre e suo fratello.

Un padre geloso e violento. Incapace di controllarsi. Il terrore quotidiano.

Che si conclude la sera del 30 aprile 2020. Quando Alex Pompa, per difendere la madre e il fratello, uccide il proprio padre. Con  trentaquattro coltellate, usando sei coltelli diversi.

Per la Procura della Repubblica di Torino non è legittima difesa. Troppe coltellate, troppa violenza. Il padre non era una minaccia immediata.

Alex Pompa viene processato e la Procura chiede per lui 14 anni di reclusione. Troppi anche per il Pubblico Ministero, che non può fare diversamente. Alla luce della vigente normativa.

Pochi giorni fa Alex è stato assolto. Il fatto non costituisce reato. Legittima difesa.

La Corte d’Assise ha tenuto conto dello stato d’animo del ragazzo. Delle continue minacce.

La questione dal punto di vista giuridico era delicata. La legittima difesa si regge sul concetto di proporzione tra difesa e minaccia.

Il padre di Alex Pompa non aveva aggredito nessuno in quel momento. Non aveva coltelli o bastoni. Aveva però minacciato di uccidere.

Alex ha affrontato quella minaccia con la convinzione che altrimenti sarebbero morti. Una convinzione maturata giorno dopo giorno per anni. Per lui la minaccia era grave ed attuale. Nessuno può giudicare senza aver vissuto anni di degradante violenza. Vedendo il terrore negli occhi di una madre e di un fratello.

Perché poi tanti colpi? Tanta violenza? Dopo le prime coltellate Alex poteva smettere, poteva chiamare aiuto. In realtà oramai l’argine era saltato. Non poteva esserci nulla di razionale.

Non è razionale dover affrontare un padre. Temere di avere ereditato la sua violenza. Lottare contro se stessi è devastante.

Alex ha ucciso una parte di se stesso. Pertanto è difficile immaginare quanto abbia sofferto.

Ora dopo l’assoluzione può programmare il futuro, sperando che la Procura abbia il buonsenso di non presentare appello. Alex Pompa ha già scontato una severa condanna.

Ora merita una nuova vita. Ha bisogno di essere dimenticato ma non abbandonato.

Troppe persone affrontano sole l’inferno della violenza. Senza il necessario sostegno.

Ancora troppe persone devono scegliere di uccidere per poter vivere. Soprattutto di non morire giorno per giorno.

Troppe.

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