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Medieval, trama e violenza ben equilibrate

Benvenuti su “Oasi Culturale”, rubrica de ilsudest.it a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo. Oggi parleremo di Medieval film storico ambientato nel XIV secolo.
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di Alessandro Andrea Argeri

L’Europa è nel caos dopo lo sgretolamento del Sacro Romano Impero. Solo l’incoronazione di un nuovo imperatore da parte del Papa può riportare l’ordine, tuttavia la presenza di due pontefici, uno a Roma, l’altro ad Avignone, crea altrettante fazioni contrastanti. Nella Boemia del XIV secolo il debole re Venceslao di Lussemburgo rischia di perdere il trono a causa dell’ambizione di Enrico III di Rosenberg, il cui unico oppositore diventa il giovane mercenario Jan Žižka. Si comincia col rapimento di una principessa per una cospicua somma di denaro, si prosegue con una guerra civile dalle forti implicazioni sociali, si finisce con una crociata in difesa di oppositori additati come eretici.

Il film è ispirato ispirato alla vita del reale Jan Žižka, generale ceco nonché importante esponente hussita, passato alla storia come uno dei più importanti strateghi militari. Basti pensare come, sebbene il suo esercito fosse composto prevalentemente da contadini, non venne mai sconfitto in battaglia. Zizka riuscì infatti a trasformare gli agricoltori in soldati, in quanto fu abile nello sfruttare i pochi mezzi a disposizione, gli strumenti da lavoro vennero trasformati in armi da guerra: la falce in un’alabarda, i coltelli per gli animali in spade, la frusta per il grano in mazzafrusto.

L’innovazione più importante si ebbe con i carri agricoli trasformati in “wagenburg”, carri-fortezza, fortificati con spesse tavole di legno in un recinto all’interno del quale i soldati restavano al sicuro così da poter attaccare protetti attraverso fori appositi. Siccome erano dotati di ruote, i carri potevano essere facilmente spostati. In tal modo l’esercito godeva non solo di mobilità bensì anche di imprevedibilità, così da poter sfruttare manovre a sorpresa. Ebbene si trattò dell’antenato del carro armato.

Grazie al suo ingegno, oltre che alle sue capacità di comando, Žižka sconfisse eserciti numericamente superiori al suo. Si dice non abbia mari perso una battaglia.. Quando morì, i suoi nemici dissero che “quello che nessuno poteva distruggere con mano mortale è stato spento dal dito di Dio”.

Stupisce del film la spettacolare costruzione dei combattimenti, forse su ispirazione di Vikings, i quali riescono tuttavia a restare sullo stesso livello della trama. C’è spazio per sanguinose uccisioni, ma anche per un storia consistente ben sviluppata. Il contesto storico è fedele, non mancano però gli intrighi alla Game of Thrones. Come il protagonista, anche il film compie il suo dovere: racconta, intrattiene, non annoia. Il risultato è due ore ben spese.

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