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Editoriale

La vuota politica

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Credit foto https://www.studiarapido.it/parlamento-italiano-camera-senato/

di Lavinia Orlando

Beauty ed Elena. Sono questi i nomi delle due donne che hanno riportato un po’ di sana politica nella melma delle notizie che si susseguono con riferimento alla fase elettorale in corso.

In luogo di perdere intere giornate per decidere in quale collegio collocare il Di Maio di turno o a quale forza politica riconoscere il Ministero degli esteri – prima ancora di aver vinto le elezioni – ciò di cui si dovrebbe parlare maggiormente, se non esclusivamente, sono le misure concrete che ciascun partito intenderebbe porre in essere una volta al governo del Paese.

Sotto questo punto di vista, le storie di Beauty ed Elena ci conducono in quella realtà sovente dimenticata e messa da parte, che fotografa un’Italia colma di problematiche e limitazioni, che la politica di sicuro conosce ma che preferisce – o decide di – non risolvere.

Beauty è una ragazza nigeriana che vive in Calabria e che ha lavorato, per un periodo, come lavapiatti in un locale di Soverato. Si è filmata mentre veniva malmenata dal suo ex datore di lavoro. La sua colpa? Aver chiesto all’uomo le spettanze ancora mancanti per le mansioni svolte.

Elena, invece, era una donna affetta da un cancro incurabile che ha deciso, per questa ragione, di sottoporsi ad eutanasia in Svizzera, essendo tale pratica ancora illegale nel nostro Paese. Rispetto alla vicenda, il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, si è nuovamente autodenunciato per avere fornito aiuto al suicidio, col chiaro intento di allargare le maglie giurisprudenziali in materia e consentire, per sentenza, l’accesso alla morte medicalmente assistita anche a soggetti che, pur non avendo scampo, non siano tenuti in vita da trattamenti sanitari di sostegno vitale.

Le due vicende, molto lontane nella sostanza, sono assimilabili con riferimento ad un punto ben preciso: la latitanza del legislatore. Da una parte, si fa rifermento all’assenza di controlli in materia di contratti di lavoro, che vedono, sovente, i dipendenti costretti ad un numero di ore lavorate di gran lunga superiori a quelle dichiarate, col rischio che il pagamento in nero non venga neanche effettuato. Dall’altra parte, ci si sofferma sulla mancanza di una legge sul fine vita, fattispecie, al momento, solo parzialmente consentita per il tramite della Corte Costituzionale e con un disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati, ma non ancora dal Senato, che comunque reca condizioni molto restrittive, che, per intenderci, non avrebbero consentito alla signora Elena di morire in Italia.

Mentre la politica litiga su alleanze, posti in lista, vecchi e nuovi simboli e ministeri, il Paese si scontra con le tante mancanze di una classe dirigente che ha dimostrato di non essere in grado – o, forse, di non volere affatto – regolarizzare le fattispecie concrete che attanagliano la vita di donne e uomini.

Se i principali schieramenti in poll position per il governo del Parlamento promettono di cancellare il reddito di cittadinanza, che avrebbe reso difficile il reperimento di forza lavoro, nessuno chiarisce in quale modo, una volta avute le redini del Paese, si intenda porre argine all’annoso fenomeno del lavoro sottopagato, che è la medesima ragione per cui in molti, avendone i requisiti ex lege previsti, preferiscono la misura di sostegno al reddito in luogo di un posto di lavoro non adeguatamente retribuito.

Ancora, sulla tematica del fine vita, che pone le sue radici in tempi davvero remoti, è inammissibile che la politica prosegua in un silenzio che sa di presa in giro aggravata nei confronti di donne e uomini in condizione di estrema fragilità e, già solo per questo, da tutelare maggiormente. Di più, continua ad essere del tutto insopportabile quel continuo sostituirsi della magistratura ad una politica inerte ed incapace che, nel cercare di barcamenarsi tra istanze popolari e poteri influenti – si veda la Chiesa cattolica – finisce inevitabilmente per scontentare le prime.  

Siamo ad un mese e mezzo dalle elezioni e di tematiche concrete non si vede ancora l’ombra. Attendiamo speranzosi che chi intende candidarsi al governo del Paese inizi a parlare seriamente di ciò che davvero conta.  

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