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Ambiente

Una tutela per l’ambiente

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di ROBERTA LONGO

Chiedere a tutti Comuni della Puglia di essere virtuosi, invitando i cittadini all’utilizzo di borse di tela per la spesa quotidiana, e ricordare al ministero dell’Ambiente di rispettare i decreti dallo stesso emanati per la soppressione dei sacchetti di plastica è l’obiettivo dell’Adoc regionale, l’associazione dei consumatori, che da tempo sostiene questa campagna delle associazioni ambientaliste.


Siamo preoccupati del silenzio che circonda la notizia sul divieto di utilizzo delle buste di plastica che entrerà in vigore il 1° gennaio prossimo – dichiara Laura Natile dell’Adoc Puglia -; così come siamo perplessi e preoccupati del ricorso presentato contro il Comune di Torino dai produttori di shopper non biodegradabili teso, evidentemente, ad ottenere una ulteriore proroga, come avvenuto in passato”.

Ed è proprio partendo dall’esempio del Comune di Torino, o di altri Comuni che hanno aderito alla campagna “porta la sporta”, che l’Adoc regionale rivolge un appello ai Sindaci dei municipi pugliesi affinchè deliberino, con apposita ordinanza, per una valida azione di prevenzione, il divieto di utilizzo di shopper non ecologici nei propri comuni, favorendo di pari passo l’ambiente e incentivando i cittadini a comportamenti virtuosi per abbattere i rifiuti.

Di prevenzione questo nostro meraviglioso Paese non ne vuole sentir parlare – sostiene ancora Laura Natile -. Eppure, gli ultimi episodi che hanno messo sott’acqua paesi del Veneto o registrato il crollo di pezzi di archeologia, di storia come nel caso di Pompei, dovrebbero convincere, non solo lo Stato, ma anche le stesse aziende, in questo caso quelle che confezionano prodotti chimici inquinanti come, appunto, le buste di plastica”.

Buste di plastica che, se sostituite con quelle riutilizzabili, abbatterebbero 1,4 milioni di tonnellate di emissioni climalteranti a livello europeo, come ci ricordano le associazioni ambientaliste.

La “fine” dei sacchetti di plastica, ricorda ancora l’Adoc Puglia, era già fissata per il 1° gennaio 2010, così come previsto dalla legge finanziaria del 2007, solo che il ministero ha provveduto a far slittare il termine al 1° gennaio 2011, grazie al decreto “mille proroghe” del 2009. Ma non deve essere questo il motivo per indurre il ministero dell’Ambiente a concedere una nuova proroga perché tre anni sono più che sufficienti per riprogrammare, riconvertire la produzione e raggiungere standard d’innovazione per le industrie chimiche.

Lo Stato, fanno presente i responsabili dell’associazione, non può affidarsi alla coscienza ecologica delle grandi catene di negozi alimentari e sperare che tutti si organizzino in via autonoma per offrire ai consumatori soluzioni alternative. Anzi, il Governo fissi i modi, i tempi ed eventuali sanzioni al riguardo.

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo