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Ambiente

PNRR, tra pale eoliche e campi di pannelli solari: Quale transazione Ecologica per il nostro Paese?

le fonti rinnovabili sono importanti ma non bisogna evitare una dissennata implementazione nei territori di pale eoliche e pannelli solari a danno del nostro patrimonio paesaggistico, naturalistico, storico e architettonico.

nico catalano

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DI NICO CATALANO

Credit foto gerlos license  CC BY-ND 2.0

Da qualche anno, l’essere “Green” è diventato un tratto distintivo necessario per qualificare qualsiasi settore o attività. Specialmente in questi ultimi mesi, contraddistinti dalla ripartenza post pandemica, seguire i consigli “della piccola Greta” sembra essere diventata ben oltre una semplice moda. Dal Green New Deal “propagandato” dalle Istituzioni Europee, all’attività dei vari partiti, sino ai programmi di imprese spesso non proprio in linea con i principi ecologici, definirsi “Green” è diventato quasi un obbligo. Una stucchevole overdose da colore verde, giustificata soprattutto per accedere facilmente all’enorme mole di denaro prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Oltre 220 miliardi di euro di Fondi UE, quasi tutti riferibili al Recovery Fund, che dovrebbero sulla carta aiutare il nostro Paese ad uscire dalla crisi generata dal Covid 19. Di questi, circa settanta miliardi sono finalizzati per raggiungere entro il 2050, l’obiettivo di soddisfare il fabbisogno energetico Italiano tramite il cinquanta per cento di energia proveniente dalle fonti rinnovabili: geotermico ma soprattutto fotovoltaico ed eolico, ossia l’alternativa energetica all’utilizzo dei combustibili fossili (carbone, petrolio e gas metano) annoverati tra le principali cause del surriscaldamento terrestre e dei conseguenti cambiamenti climatici. In questo scenario, dovrebbe agire la politica e precisamente il governo Draghi per definire tramite ben delineati indirizzi quale “transazione ecologica” si vuole perseguire per l’Italia nel prossimo futuro. Entrando nel merito, è indiscutibile sia l’importanza delle rinnovabili, quali fonti di energia pulita, così come il fatto che il nostro Paese si trovi in forte ritardo rispetto al loro utilizzo, ma tutto questo non deve giustificare una dissennata implementazione nei territori di pale eoliche e pannelli solari a danno del nostro patrimonio paesaggistico, naturalistico, storico e architettonico. Gli impianti eolici e fotovoltaici, possono avere effetti positivi per la crescita socioeconomica del Paese, ma anche un impatto parecchio negativo su ecosistemi e biodiversità, a cominciare dal paesaggio e dall’agricoltura di qualità. Negli ultimi venti anni, il paesaggio italiano ha già subito la moltiplicazione oltre ogni misura sia delle turbine eoliche, così come di interi campi coperti da pannelli solari, vedendosi sottrarre notevoli estensioni di suolo destinate al settore primario o al pascolo. Tutto ciò, in un Paese, che geograficamente annovera poche aree pianeggianti dove praticare un’agricoltura “di polpa” per assicurare la produzione di frutta e verdura sostenibile e di qualità. Tali Aree, dalla pianura Padana, alla Terra del Lavoro in Campania, all’arco Jonico Metapontino sino alla penisola Salentina, sono inoltre già purtroppo devastate da un consumo di suolo, classificato come il più alto d’Europa, causato da cementificazione e agricoltura intensiva. Il nostro Paese, un tempo definito addirittura il “giardino d’Europa” secondo le disposizioni contenute nel “Decreto Legge Semplificazioni” e in assenza di nuovi e diversi indirizzi di governo, purtroppo rischia di vedere il suo paesaggio danneggiato in modo irreversibile a causa del proliferare delle estensioni di Pale eoliche e pannelli solari. Per la politica, non si tratta di scegliere tra diritto al progresso e la tutela del paesaggio, ma di avere finalmente il coraggio di assicurarli insieme, in quanto entrambi protetti costituzionalmente.

Agronomo, ricercatore ecologista, divulgatore e saggista