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Ambiente

Il nuovo piano casa della Puglia impugnato nuovamente.

Il Ministero dei Beni Culturali ha chiesto al governo di impugnare nuovamente le norme contenute nel piano casa approvato ad agosto dalla Regione Puglia. A metà di questo mese la decisione del Consiglio dei Ministri.

nico catalano

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DI NICO CATALANO

Credit foto: osde8info license CC BY-SA 2.0.

Sembra non esserci pace per il Piano Casa approvato dalla Regione Puglia. Infatti, così come avvenuto per le precedenti proposte, anche la legge regionale numero 20, entrata in vigore lo scorso dodici agosto, potrebbe essere oggetto di impugnazione da parte del governo nazionale in sede di Corte Costituzionale. Corte Costituzionale che peraltro, ha già fissato per il 29 di novembre prossimo, l’udienza in cui verrà valutata la costituzionalità dell’ultima proroga del piano casa della Puglia, adottata tramite la legge regionale numero 38 del 30 novembre dello scorso anno, un provvedimento legislativo che, ha portato le amministrazioni comunali pugliesi a concedere autorizzazioni edilizie, le cui conseguenze, non proprio in linea con il rispetto del paesaggio, cominciano ad essere evidenti dalla Daunia al Capo di Leuca. Tra le probabili illegittimità costituzionali contenute nel nuovo testo della legge regionale pugliese, contestate dai funzionari ministeriali del Mibact (Ministero dei Beni Culturali), emerge sia il mancato rispetto dell’articolo 117 che la violazione dell’articolo 9, ovvero la mancata tutela del paesaggio quale interesse comune e primario. L’intervento legislativo regionale, oggetto delle osservazioni da parte del Mibact era nato con l’ottimo intento di sostituire la legge sulla Casa, un provvedimento che dal lontano 2009, ha subito innumerevoli proroghe, diverse impugnazioni e numerose polemiche da parte dalle associazioni ecologiste.  La legge regionale sul nuovo piano casa dal titolo “Norme per il riuso e la riqualificazione edilizia e modifiche alla legge regionale numero 33 del 15 novembre 2007” definita dai promotori della stessa uno strumento utile per promuovere la qualità dell’ambiente e degli insediamenti, era stata approvata in consiglio lo scorso agosto, non senza polemiche tra i banchi della maggioranza che sostiene Michele Emiliano, e con il dissenso degli uffici della Ripartizione Urbanistica regionale, in quanto il testo approvato dopo un lungo e aspro dibattito in consiglio, risultava essere ben differente dalla bozza iniziale che voleva perseguire lo scopo di regolamentare, rielaborare e coordinare tutti gli interventi da effettuare sul patrimonio edilizio esistente. Modifiche queste che evidentemente hanno trovato l’opposizione del Ministero, per il quale “la legge in questione nel disciplinare gli interventi di riuso e riqualificazione, consente a Comuni e privati di individuare ambiti edificati e volumetrie, anche al di fuori dai piani programmatori comunali, ma ancora di più senza nessuna verifica di compatibilità rispetto a quanto stabilito dal piano paesaggistico territoriale regionale” Osservazioni che lo stesso Mibact ha prontamente girato nei giorni scorsi al Consiglio dei Ministri, che dovrebbe decidere in merito entro la metà di ottobre, presumibilmente prima della nomina del nuovo esecutivo di governo da parte del Presidente della Repubblica. Al netto di ogni polemica, assistiamo ancora una volta all’incapacità della politica di risolvere i problemi, attanagliata in questo caso tra doveroso rispetto per il paesaggio e legittimi interessi economici degli operatori, politica che non riesce a svolgere il ruolo di arbitro imparziale, rimandando o demandando ad altri le decisioni che gli spettano. Imprese, cittadini e paesaggio possono aspettare.

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Agronomo, ricercatore ecologista, divulgatore e saggista