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Veganesimo: lo stile di vista sostenibile

Secondo il filosofo Marx la storia segue una dialettica specifica, basata su un continuo divenire e continue contrapposizioni tra ciò che vi è e non, giungendo ad una sintesi finale.

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Immagine fornita tramite Pixabay License di dominio pubblico

Secondo il filosofo Marx la storia segue una dialettica specifica, basata su un continuo divenire e continue contrapposizioni tra ciò che vi è e non, giungendo ad una sintesi finale. Anche il settore dell’alimentazione, come la moda e ogni genere di attività umana, segue la continua scia del progredire, giungendo a soluzioni innovative e conformi alle esigenze della gente. In merito ai numerosi dibattiti sulla sostenibilità ambientale e sull’impatto che il consumo di carni ha sull’ecosistema terrestre, una soluzione giunge spontanea: il veganesimo.

Vittima di pregiudizi e di tanti tabù, da manuale per gran parte delle innovazioni, il veganesimo ha attirato su di sé critiche e accesi dibattiti sia a livello economico che scientifico. A fornire una luce chiarificatrice sull’argomento è una studentessa di scienze politiche, Federica Quarto, intervistata in questo articolo.

Quale è una definizione generale di veganesimo? Stile di vita o una bufalata per coloro che, semplicemente, non amano la carne animale?

È uno stile di vita che, contrariamente a quanto si tende a credere, non riguarda solo l’alimentazione. È una presa di posizione molto chiara. Riduciamo l’inquinamento con le nostre scelte di consumo consapevoli e lottiamo contro la violenza e lo sfruttamento animale.

Perché si tende a confondere veganismo e vegetarismo?

C’è molta confusione. È vero che si tratta pur sempre di una minoranza all’interno del paese, ma vegetariani e vegani rappresentano il 6,7% della popolazione (dati Eurispes, 2022), un dato non da poco.

I vegetariani non mangiano carne né pesce. I vegani oltre ad evitare carne e pesce non mangiano tutti quei cibi che vengono prodotti dagli animali, quindi latte, uova, burro, miele. Tendenzialmente perché crediamo sia qualcosa che non ci appartenga, ma che appartiene all’animale e sia funzionale al suo sviluppo, in ottica tutt’altro che antropocentrica.

Se ne parla poco o quando se ne parla si tende a non considerarle motivazioni valide anche per l’influenza economica che hanno le grandi imprese produttrici nei settori coinvolti. Il potere economico, come abbiamo osservato sempre più in questi anni, è capace di influenzare la politica, i mezzi di informazione così come gli stili di vita individuali. Però le cose stanno cambiando.

Quali sono gli stereotipi a cui i vegani sono frequentemente sottoposti?

“E che mangi? Niente?”, “Mangi solo insalata e patatine”, “Ma non hai problemi di salute?”, “Essere vegano è da ricchi”. Quante volte ci sentiamo dire questo genere di cose, tutti stereotipi che hanno poco di vero.

Aprirsi al mondo vegetale ci aiuta a scoprire molti cibi di cui non avevamo mai sentito parlare, il che favorisce la varietà e un’alimentazione generalmente più sana rispetto a quella dell’italiano medio.

Di norma non si hanno problemi di salute, l’importante è integrare quel che serve e se serve. Poi essendo il corpo umano differenziato può capitare che la dieta vegana non risulti adatta per qualcuno, ma si tratta di casi piuttosto rari.

Non è costosa, anzi. Pensiamo ai cibi vegetali già presenti nella dieta mediterranea: verdure, legumi, cereali. Sono proprio i più economici, al contrario i prezzi della carne e del pesce sono a confronto estremamente alti.

Come influenza l’essere vegani il rapporto con gli altri?

Ultimamente è molto più semplice, però quando io sono diventata vegetariana prima di vegana, ed era il 2015, non era affatto accettato socialmente, né dai familiari né tanto meno dagli amici. Oggi soprattutto tra le generazioni più giovani si è diffusa una coscienza ambientalista maggiore e si è più attenti alla tutela dei diritti, anche quelli degli animali. Le persone non solo lo tollerano ma lo comprendono. Con i familiari delle volte è più difficile, ci vuole tempo.

Quale è una tipica routine alimentare per un vegano?

Essendo una studentessa fuori sede non posso dispensare chissà quale consiglio ahaha però ci sono molte possibilità. Uno yogurt vegetale e un frutto o cereali la mattina, una barretta o un toast burro d’arachidi e marmellata come spuntino, un piatto riso e lenticchie con patate al forno a pranzo, un panino il pomeriggio e involtini di verdure e salsa di soia a cena. Questo può essere alla portata di tutti, poi ci si può divertire coi vari prodotti vegetali in commercio.

Come approcciarsi in modo rispettoso ad una persona vegana?

Fate domande. Chiedete se non sapete, ma con umiltà e curiosità. Il resto verrà da sé.

Quali sono i vantaggi fisici e psicologici che hai riscontrato adottando questo stile di vita?

Sulla questione salute il dibattito nella comunità scientifica è ancora aperto, data la quantità ridotta di studi a riguardo. Sappiamo che l’abuso di carne è un fattore di rischio per l’insorgere dei tumori ma in generale non mi sentirei di dire che la dieta vegana è più sana di una corretta dieta mediterranea, però ci sono persone che effettivamente hanno notato miglioramenti. Bisogna però considerare con attenzione il punto di partenza, cioè quale tipo di alimentazione si aveva, e il punto di arrivo, cioè quale dieta adesso si segue.

Io adesso mi sento psicologicamente più in pace con me stessa, coerente con me e i miei ideali, non c’è più quella divergenza quasi forzata. Dal punto di vista fisico credo la situazione sia rimasta più o meno invariata. È importante farsi seguire da un dietologo specializzato, e non uno qualsiasi che in realtà non ha competenza in questo campo, affinché il cambio dieta sia quanto più equilibrato possibile. Io purtroppo ero piccola e in questo ho commesso degli errori, non sapendo e fidandomi di dietologi che non sapevano nemmeno cosa significasse essere vegani e che da incoscienti mi hanno rifilato diete orribili.

Luoghi di vendita alimentare (supermercati, ipermercati) risultano inclusivi per una persona vegana o c’è ancora molto da fare?

Certo! Anche nei piccoli paesini e nei piccoli supermercati adesso si vende almeno un prodotto completamente vegetale, si sta procedendo verso la via dell’inclusività, non certo per generosità ma per una questione economica, per non perdere clienti visto l’aumento di domanda di prodotti vegetali. Però questo è ottimo e sicuramente un grande passo.

Ritieni che l’Italia presenti dei tabù riguardo l’essere vegani?

Ancora sì. Come ho anticipato soprattutto le persone over 30 si adattano in maniera meno flessibile a questo tipo di cambiamenti. Ma anche perché si tratta di fenomeni piuttosto recenti su scala globale. Non che non esistessero vegetariani anche in epoca avanti Cristo (come Pitagora, lo sapevate?), ma solo negli ultimi anni è avvenuta questa magnifica evoluzione che ha allargato i confini.

Come spiegare agli altri il perché di questa scelta consapevole?

L’aumento delle temperature è auto esplicativo. Gli effetti del cambiamento climatico sono sotto i nostri occhi. La chiamata è urgente e dobbiamo agire, scegliendo di finanziare aziende che vendono prodotti sostenibili. Riduciamo o eliminiamo il consumo della carne così come quello del latte e faremo del bene all’ambiente e a noi stessi come umanità.

Accanto alla questione ambientale si impone con forza anche quella etica, più difficilmente condivisibile, me ne rendo conto, ma altrettanto importante. All’interno degli allevamenti la logica che viene perpetrata è quella capitalistica. Più grande, più velocemente, più economico, più utile. E a pagarne sono gli animali, che soffrono per la crescita spropositata e tutt’altro che naturale, che muoiono a pochi anni di vita, che vengono uccisi con tecniche barbare perché più economicamente convenienti per le imprese. Tutto ciò non è accettabile. Gli animali come tutti gli esseri viventi, come noi, come il cane o il gatto di cui ci prendiamo cura, necessitano tutele e amore. Siate parte del cambiamento sociale e morale.

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