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Agricoltura

Batteri geneticamente modificati: Ritorno al futuro per l’agricoltura

Si pensa all’uso dei batteri persino su Marte

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DI FABRIZIO RESTA

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Credit foto: NIAID license CC BY 2.0

Quando si parla di batteri di solito si pensa a sporcizia e malattie ma non tutti i batteri vengono per nuocere: ad esempio quelli presenti nel nostro intestino sono fondamentali per favorire la digestione e il corretto assorbimento dei cibi, oppure produrre alcune vitamine importanti come la vitamina B12 e la vitamina K e tante altre funzioni. Così come quelle intestinali, anche i batteri che vivono nel suolo svolgono una funzione importante per le piante; alcuni producono ormoni vegetali che le aiutano ad assorbire il nutrimento necessario dal suolo, altri tengono lontani gli insetti, i parassiti e i funghi; altri ancora trasformano azoto, fosforo e ferro in modo che le piante possano assorbirli.

Prima della rivoluzione verde infatti, nata allo scopo di ridurre carestie e povertà, attraverso programmi di miglioramenti genetici del frumento e dell’avvento dei fertilizzanti di sintesi, erano i batteri a fornire alle piante le sostanze nutritive. Ora che è evidente che erbicidi, insetticidi e fungicidi sono le sostanze maggiormente dannose per l’organismo umano, così come per l’ambiente (i fertilizzanti chimici finiscono nei fiumi e nelle falde acquifere generando problemi di inquinamento. Senza contare le risorse che si utilizzano per produrli che vengono sprecate) e per il suolo (che perdono il loro contenuto nutritivo) , si sta pensando di ritornare al passato. I batteri e le sostanze da loro prodotte, tra l’altro, aiutano anche le piante ad aumentare la propria resilienza, ovvero la capacità di adattarsi a eventi stressanti come possono essere inondazioni, siccità e conseguente desertificazione del suolo e più in generale i cambiamenti climatici e gli interventi dell’uomo.

E’ il caso di Pivot bio, azienda statunitense che ha messo a punto un prodotto a base di microrganismi in grado di fissare l’azoto atmosferico e di renderlo disponibile per le piante. Non si è fatto altro che modificare geneticamente i batteri in modo da rendere più efficiente l’assorbimento dell’azoto atmosferico. In questo modo la pianta del mais e i batteri vivono in simbiosi: I batteri si nutrono degli essudati radicali del mais e in cambio forniscono nutrienti sotto forma di azoto.
I vantaggi dell’impiego dei batteri non sono solo ambientali ma anche economici, dato l’uso di fertilizzanti batterici implica una riduzione nell’uso di acqua e fertilizzanti chimici (si stima il 50% in meno).

L’uso dei batteri è anche oggetto di uno studio da parte dell’Università di Siviglia che li sta sperimentando nella coltivazione delle fragole. I risultati sembrano soddisfacenti: le piante coltivate con i batteri producono quasi la stessa quantità di frutti di grandezza simile. Attualmente l’unico “handicap” di tale soluzione sembrerebbe essere la durata di conservazione, relativamente breve e che funzionano solo con colture specifiche. Tuttavia, i batteri presenti nei suoli sono davvero tanti e sappiamo ancora molto poco delle loro diversità e specificità. Conoscere questi batteri e la loro collocazione geografica è importante per migliorare la produttività dei terreni e le rese agricole, per poi comprendere quali siano i batteri da favorire.

La Colorado State University, università americana, sta conducendo degli studi sui batteri, per la “colonizzazione” agricola su Marte. Pensare a funghi e batteri come a utili alleati forse non è semplice, ma grazie alla scienza, è ormai molto più di un’eventualità. Probabilmente saranno loro la risposta per rispondere alle esigenze nutrizionali di una popolazione mondiale in continua crescita, senza mettere in pericolo, al tempo stesso, la sicurezza alimentare.

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Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo