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Agricoltura

Piano d’Azione Nazionale per il Biologico: a breve l’approvazione.

Dopo una attesa oltre 15 anni, il governo è intenzionato ad approvare a breve il Piano d’Azione Nazionale per il Biologico. Il Provvedimento che segue la Legge sull’agricoltura bio approvata a marzo, avrà la funzione strategica di attuazione della stessa, per la valorizzare un settore eccellenza della produzione agricola italiana.

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DI NICO CATALANO

Lo Stato promuove e sostiene la produzione agricola con metodo di coltivazione biologico, anche attraverso interventi volti a incentivare la costituzione di organismi, punti e piattaforme di aggregazione del prodotto e di filiere biologiche, riporta testualmente il Testo Unico per la produzione biologica, approvato dal Parlamento Italiano lo scorso nove di marzo, dopo anni di attesa da parte dei consumatori e degli operatori del settore. A questo importante quadro normativo, dovrebbe aggiungersi a breve, il Piano d’Azione Nazionale per il Biologico, secondo quanto dichiarato dal Ministro Stefano Putuanelli, in occasione di un convegno organizzato dalle associazioni di rappresentanza dell’agricoltura biologica. Sembrerebbe che il governo Draghi, ha finalmente accolto quanto richiesto da tempo dalle associazioni del biologico: Aiab, Federbio e Assobio, ovvero la stesura e l’approvazione di un Piano d’Azione Nazionale. Un provvedimento atteso dal settore da oltre quindici anni, previsto inoltre sia dalla sopra citata Legge, ma anche dal Paino Strategico Nazionale della Politica Agricola Comune (Pac). Nei prossimi sette anni, saranno destinati al settore del biologico oltre tre miliardi di euro, cospicue risorse finanziarie provenienti dalla Politica Agricola Comune, dal Fondo Nazionale del Biologico, dal Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza, tale investimento necessita il varo di una vera e propria strategia di attuazione per biologico italiano. Il nostro Paese rappresenta la prima nazione in Europa per numero di occupati nel settore dell’agricoltura biologica, la terza dopo Francia e Spagna per superficie coltivata in bio, e occupa il primo posto per numero di produttori bio, un enorme vantaggio accumulato nell’ultimo decennio rispetto alle altre nazioni europee, grazie soprattutto all’ottimo lavoro svolto dal mondo associativo del biologico italiano. Le quasi ottantamila imprese italiane certificate, gli oltre due milioni di ettari coltivati in agricoltura biologica e un fatturato di sette miliardi e mezzo di euro, in questo momento particolare rappresentano un punto di ripartenza. La crisi internazionale in atto, ci obbliga a puntare su filiere produttive indipendenti da fattori esteri in ambito sia energetico che della chimica industriale di sintesi, al fine di raggiungere quella tanto invocata e auspicata autosufficienza alimentare, purtroppo imposta dalle conseguenze del conflitto armato in atto tra Russia e Ucraina. Una situazione di crisi globale, che ancora di più vincola gli Stati membri dell’Unione Europea nel raggiungere gli obbiettivi previsti per il 2030 dalla strategia comunitaria Farm to Fork: venticinque per cento della superficie agricola coltivata in biologico, riduzione al cinquanta per cento dell’utilizzo dei pesticidi e destinazione di almeno il dieci per cento dei campi coltivati per la tutela della biodiversità. Favorire la creazione delle filiere dei prodotti bio e successivamente valorizzarle, significa garantire al produttore il giusto riconoscimento dei suoi sacrifici, rispettare il consumatore evitando rincari e speculazioni, ma soprattutto contrastare concretamente il surriscaldamento climatico, tutelare la biodiversità e l’ambiente.

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Agronomo, ricercatore ecologista, divulgatore e saggista