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Agricoltura

È giunto il momento di applicare un tetto al prezzo del gas e dell’energia.

L’impennata senza precedenti del prezzo del gas, conseguenza delle sanzioni imposte al governo Russo dalla comunità Europea, rischia di trascinare l’Europa in una crisi sociale e economica. Sarebbe auspicabile applicare un tetto al prezzo del gas, così come proposto da Mario Draghi per andare incontro ai fabbisogni di famiglie e imprese.

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DI NICO CATALANO

Credit foto:  todbaker license CC BY-SA 2.0.

Nei giorni scorsi abbiamo assistito ad un’impennata senza precedenti del prezzo del gas, conseguenza delle sanzioni imposte al governo Russo dalla comunità Europea, in risposta all’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito di Mosca. Un’emergenza energetica, a cui se non viene trovata una soluzione istituzionale prima del prossimo inverno, rischia di trascinare l’Europa intera in una crisi sociale ed economica dai tragici e imprevedibili risvolti. Per quanto sopra esposto, applicare un tetto al prezzo del gas, così come recentemente proposto dal premier italiano Mario Draghi in occasione dello scorso vertice Europeo, sarebbe un provvedimento che se attuato, oltre a contenere i prezzi del gas e quindi ad andare incontro alle esigenze dei cittadini e ai bisogni dei consumatori, renderebbe finalmente efficaci le sanzioni economiche intraprese da mesi verso Mosca. L’Europa e soprattutto l’Italia, non risultano essere autosufficienti dal punto di vista energetico, quindi sono da sempre dipendenti dalle forniture estere e in maniera prevalente da quelle di gas proveniente dalla Russia. Un’autosufficienza che il nostro Paese, dovrebbe raggiungere nella seconda parte del 2023, quando entreranno a regime gli impianti da fonti energetiche alternative da poco implementati, secondo quanto ultimamente affermato dal Ministro per la Transazione Ecologica Roberto Cingolani. Attualmente, il gas arriva in Europa e nel nostro Paese, principalmente per due vie: attraverso la modalità predominante, ovvero tramite i grandi gasdotti internazionali, oppure liquefatto e trasportato via mare fino ai terminali di rigassificazione, modalità in prevalenza utilizzata in Spagna e Inghilterra. Entrambe le modalità risultano essere costosissime e aperte a infinite speculazioni, dovute ad un mercato fin troppo libero a causa di quella deregulation globale, quel fenomeno increscioso avallato dalla politica mondiale negli anni novanta del secolo scorso e di cui paghiamo ancora oggi le conseguenze come umanità. Per tali ragioni, la proposta del premier italiano ottempera ad obbiettivi riconducibili a quella visione strategica finora mancata alla Comunità Europea. Difatti un tetto nel mercato del gas al dettaglio, coniugherebbe la protezione di alcune categorie sociali deboli come le famiglie a basso reddito, con la difesa delle realtà produttive e industriali energivore, da un rincaro dei prezzi del gas e dell’energia elettrica, in quanto gli impianti di generazione che fissano il prezzo all’ingrosso di elettricità sono quelli alimentati dallo stesso gas. Inoltre, la messa in atto di tale strategia concorrerebbe a ridurre concretamente la dipendenza energetica Europea da Mosca, contribuendo a rendere veramente incisive le sanzioni stabilite dalla Comunità Europea, in quanto l’operazione della fissazione di un tetto al prezzo del gas, ricadrebbe direttamente sulle finanze dello stato Russo. Oggi, l’Europa si trova ad un bivio: continuare a rincorrere gli altri o mostrare finalmente compattezza nell’iniziativa politica autonoma.

Agronomo, ricercatore ecologista, divulgatore e saggista