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No, non è il Grande fratello! Fuga di Notizie? A quando la prossima?

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di BARBARA MESSINA

Chi ha fatto trapelare la bozza del decreto che ha bloccato l’Italia? Chi ha dato in pasto alla stampa notizie tanto importanti? Chi ha scatenato il panico senza che fosse dato il tempo allo Stato di organizzare i controlli dovuti? Chi ha potenzialmente permesso che il virus si diffondesse anche al Sud? E’ stato l’ufficio stampa di Palazzo Chigi? Sono state le Regioni? E’ stato Casalino? Insomma chi è stato?

Secondo la rete e le voci che si rincorrono fra gli addetti ai lavori,  la bozza sarebbe arrivata in mano ai colleghi direttamente da Palazzo Chigi, già dalle ore 18, e pubblicata per primo dal Corriere della Sera alle 20.20 sulla pagina online, dunque fino a prova contraria da Rocco Casalino o dal suo entourage. A nulla è valsa l’indignazione del Premier Conte sulla fuga di notizie e il tentativo di incolpare gli organi ufficiali che hanno avuto trasmesso la bozza. A nulla sono valsi i tentativi di incolpare l’Ufficio stampa di Regione Lombardia, avvenuto attraverso la stampa con cui si è cercato di far intendere che la bozza fosse stata trasmessa dagli organi territoriali, in una nota ufficiale è la CNN, autorevole televisione americana,  a rimettere in ordine gli avvenimenti “I nostri corrispondenti hanno prestato molta attenzione a verificare che la bozza del documento che circolava su altri media fosse autentico e di questo hanno chiesto conferma a Regione Lombardia e ad altri contatti”: è quanto ha scritto Jonathan Hawkins, Vice Presidente della Comunicazione CNN International, in una lettera inviata al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. “La CNN – scrive Hawkins – ha applicato i suoi rigorosi standard editoriali per verificare informazioni che erano già di pubblico dominio, sia sui siti italiani (tra cui il Corriere della Sera e La Repubblica) che sui media internazionali (tra cui Reuters e il New York Times)”. “Spero – conclude il dirigente della CNN – che questa mia nota possa chiarire ogni equivoco”.

Tutte le indicazioni, tutte le tracce, le voci sembrano confluire dunque  intorno alla figura del “potentissimo” portavoce, che in ogni situazione drammatica affrontata dalla Nazione, dal Premier e dai Governi da egli presieduti finisce sempre per creare situazioni di imbarazzo se non peggio ( memorabile, per non dire scioccante fu la frase inviata con un audio messaggio ai giornalisti dopo il crollo del ponte “Morandi” – “Ragazzi, però chiamatemi una volta. Dopodiché semmai vi richiamo o vi scrivo. Anche io ho diritto ho diritto a farmi magari due giorni, no? Già mi è saltato Ferragosto, Santo Stefano, Santo Rocco, Santo Cristo… mi chiamate come i pazzi. Datevi una calmata, tutti cento volte mi state chiamando. Una volta, poi semmai mi mandate un messaggio e nel caso vi rispondo. Basta, non mi stressate la vita”). La diffusione della bozza, anche questa volta, pare, con buona pace del Premier e di chi ha provato a coprirlo, sia passata da Lui o almeno dai suoi collaboratori. Ma, cerchiamo di fare chiarezza, partendo dall’unico dato certo: nella sciagurata comunicazione del provvedimento della presidenza del Consiglio, a Palazzo Chigi c’è stata una falla enorme. Quella bozza non doveva finire alle redazioni dei giornali.

E’ vero, l’hanno ricevuta in molti, in molti ne hanno avuto una bozza in via  “istituzionale”, ministri, prefetti, rappresentanti delle regioni, scienziati….  Ma, il dubbio che alla stampa sia arrivata direttamente da Palazzo Chigi è difficile, quanto impossibile da negare.

E comunque, come avrebbe fatto un qualunque Addetto Stampa, di qualsiasi Ente, Azienda, Comune o anche una semplicissima società sportiva che minimamente sa interagire con gli organi di informazione, sarebbe dovuta arrivare la smentita secca, immediatamente dopo averne letto il contenuto sulle agenzie di stampa, figuriamoci quando si parla in un Paese che è la Settima economia al mondo e il  cui governo si voglia far rispettare. Invece, si è taciuto, per ore, si è permessa la diffusione della notizia, si è permessa la fuga verso il Sud ( che si voleva evitare)  fino al momento in cui c’è stata la reprimenda del Premier Conte in conferenza stampa – in piena notte – nei confronti dei giornalisti che avevano solo riportato una notizia, fatta filtrare loro, senza che nessuno né smentisse i contenuti.

Polemiche a non finire, polemiche che nessuno sembra avallare, e a cui nessuno vuol dare peso (almeno ufficialmente), polemiche che ancora una volta si assembrano sull’ufficio comunicazione di Palazzo Chigi e sul suo potentissimo responsabile Rocco Casalino. Durissimi i commenti che girano sui portali, da tutte le forze politiche e dai maggiori esperti, fra tutti il più duro sembra essere quello del virologo Roberto Burioni, che su Twitter tuona: “Follia pura. Si lascia filtrare la bozza di un decreto severissimo che manda nel panico la gente che prova a scappare dalla ipotetica zona rossa, portando con se il contagio. Alla fine l’unico effetto è quello di aiutare il virus a diffondersi. Non ho parole”.

Secondo l’ex giornalista Luigi Bisignani – “quando la comunicazione di Palazzo Chigi non veniva gestita sotto la regia del Grande Fratello, i documenti riservati non uscivano mai e poi mai prima di essere firmati”. Bisignani, sulle colonne de Il Tempo nel ricordare che ai tempi della Prima Repubblica la gestione della comunicazione seguiva,per così dire, una via più certa, entra a gamba tesa su Giuseppe Conte e Rocco Casalino, definiti la “coppietta che scoppia”, evidenziando che i governi di allora “si caratterizzavano per l’autorevolezza del presidente del Consiglio, capace di trovare una sintesi politica in situazioni di emergenza”. Mentre il Premier Conte “per mancanza di esperienza sia politica che di governo ci ha imposto l’aberrante formula ‘salvo intese’. Il Quirinale – prosegue Bisignani –  avrebbe dovuto censurare da subito quella che è diventata una prassi consolidata foriera di incertezze e instabilità”. Bisignani  ricorda che  nella Prima Repubblica quando gli uffici di Palazzo Chigi   “dovevano mandare bozze in giro, usavano le piccole accortezze del buon padre di famiglia: in primo luogo, mai carta intestata né date, né tantomeno le premesse. Solo gli articolati senza elencazione e per ogni destinatario una parola diversa”. In questo modo era facile “trovare subito il colpevole di un’eventuale fuga di notizie. Ma, il Premier Conte, che vive e governa in questi tempi social, dopo due governi non ha imparato neppure questo. E così – prosegue Bisignani nel lungo articolo – Rocco Casalino continua ad impazzare, sentendosi ancora dentro un reality. Purtroppo per noi, però, non siamo al “Grande Fratello”.

Quello che si spera è che passata la grande paura, il paese possa imparare dai propri errori, in situazioni critiche per la Salute di un’intera nazione, per l’economia e per la credibilità di un Grande paese come l’Italia non è pensabile che chiunque sia in possesso di notizie che possano interessare la vita di milioni di persone, aziende, lavoratori, faccia filtrare la notizia senza preoccuparsi delle conseguenze che la stessa azione possa comportare. E qui non si tratta di Rocco Casalino o altri, qui si tratta di un’intera classe politica che nel momento in cui DEVE compiere scelte importanti ha il compito di farlo con serietà e senza presenzialismi, ascoltando TUTTI e informando TUTTI.

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo