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Attualità

Dal Cermis al Mottarone, vite spezzate dall’orrore umano.

Il 3 febbraio 1998, un aereo EA-6B Prowler dell’aviazione dei Marine statunitensi tranciò il cavo della funvia del Cermis. Facendo precipitare la cabina. Con un bilancio di venti morti. Un volo di 150 metri, sette secondi di terrore prima di una morte orrenda.

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Credit foto by babi licenza CC BY-NC-SA 2.0

Credit foto by babi licenza CC BY-NC-SA 2.0

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Il 3 febbraio 1998, un aereo EA-6B Prowler dell’aviazione dei Marine statunitensi tranciò il cavo della funivia del Cermis, facendo precipitare la cabina, con un bilancio di venti morti. Un volo di 150 metri, sette secondi di terrore prima di una morte orrenda. Una vicenda che ha incrinato i rapporti tra Italia e Stati Uniti. Perché venne accertato che l’aereo volava ad una velocità maggiore e a una quota molto più bassa di quanto permesso dalle norme militari.  Manovre sconsiderate compiute per «divertirsi», per «riprendere filmati del panorama», come dichiarato da uno dei piloti. Gli Stati Uniti chiesero e ottennero di processare in patria il pilota e il navigatore. Entrambi vennero assolti dall’accusa di omicidio colposo. Vennero condannati solamente per intralcio alla giustizia. Pochi mesi di carcere. Grande fu l’indignazione in Italia. Venne messa in discussione la stessa utilità delle basi Nato in Italia. La Guerra Fredda era finita da anni, che senso aveva la presenza militare statunitense in Italia? Il nostro Paese ha l’indignazione facile e la memoria corta, dopo qualche anno della tragedia del Cermis si è parlato sempre meno. Le basi Nato sono ancora in Italia. Una tragedia, una delle tante da commemorare ogni tanto.

23 maggio 2021, funivia Stresa Mottarone. Precipita una delle cabine, provocando la morte di 14 persone. Unico sopravvissuto un bambino di 5 anni, che nella tragedia perde tutta la sua famiglia. Gli investigatori scoprono subito che l’impianto frenante della cabina era stato bloccato da un dispositivo, una «forchetta». Nell’ultimo mese, il sistema frenante era entrato in funzione più volte, bloccando l’impianto.  Chi di competenza, invece di individuare le cause del blocco, avrebbe deciso di disattivare il sistema frenante con la «forchetta». Non potevano perdere gli incassi derivanti dal flusso turistico spinto dalle riaperture. Resta da stabilire le cause di rottura del cavo.  Una vicenda che colpisce profondamente e che deve far riflettere. Molto. Il Covid ha messo in seria difficoltà molte attività economiche. Recuperare le perdite economiche, avere guadagno, diventa una priorità. Una priorità legittima. Non possiamo nasconderci, però, che possono esserci rischi per i consumatori. Un abbassamento degli standard di sicurezza, per massimizzare il guadagno. Le necessità economiche e l’euforia delle riaperture non devono portare alla violazione delle norme a tutela dei lavoratori e dei consumatori. Non possiamo permetterci la memoria corta.

La tragedia del Cermis e quella del Mottarone hanno all’apparenza cause diverse. In realtà non è così. In entrambi i casi, le norme tecniche di sicurezza sono state violate per meschini interessi personali. Per divertimento e per interesse economico.  La vittime della tragedia del Cermis non hanno avuto giustizia. Le vittime del Mottarone devono avere giustizia. Deve essere chiaro che la vita è il valore supremo. Che l’orrore dell’egoismo viene punito.