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Assalto Cgil, il Governo scioglierà Forza Nuova?

L’Italia ha una sanguinosa storia di violenza alle spalle, la quale trova la maggior parte del suo fondamento all’interno dell’ideologia fascista, ancora purtroppo fortemente radicata nelle menti dei “nostalgici del duce”. A tal proposito, l’assalto alla Cgil è stato il simbolo di come lo Stato fatichi ancora a liberarsi dal fascismo. Inoltre, mentre un intero Paese è sull’orlo del tracollo generale, solo dopo l’assalto alla Cgil ci accorgiamo di dover sciogliere Forza Nuova, così come tutti i partiti di stampo neofascista.

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Nella foto Maurizio Landini, presidente della Cgil, durante il suo discorso al presidio antifascista di domenica 10 ottobre. Immagine è presa dal profilo Instagram della Fiom-Cgil. Siccome proviene da un profilo social, l'immagine è da considerarsi di dominio pubblico

di Alessandro Andrea Argeri.

Sabato nove ottobre, durante una manifestazione no green pass, una parte dei manifestanti, capeggiata da Forza nuova, gruppo neofascista fondato da Roberto Fiore, con quest’ultimo presente, si allontana quasi due chilometri dal corteo principale per assaltare la sede della CGIL, il più grande oltre che storico sindacato italiano nato nel 1944. Il ventidue dello stesso mese, con 225 voti favorevoli, 198 astenuti, 1 contrario, per la seconda volta passa alla Camera dei Deputati la mozione per chiedere al Governo lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste di ogni ordine e grado. Per fortuna quindi, nonostante tutto, in questo paese non c’è posto per i fascisti.

Il fascismo è un fenomeno complesso, ma dai tratti molto distinguibili. Nazionalismo estremo, tutte quelle storie sulla “difesa della patria”, “razza italica”, “italiani brava gente”, “portatori di civiltà”, integralismo religioso di natura estremamente conservatrice, non certamente basato sull’amore fraterno, né tantomeno sul perdono del prossimo, con conseguente culto della famiglia, criminalizzazione dell’aborto, concezione della donna in quanto oggetto, omofobia, per concludere infine col modus operandi per eccellenza, ovvero la violenza. Attraverso le minacce, le intimidazioni, gli omicidi, la privazione della libertà di parola, pensiero, stampa, opinione, espressione, il fascismo ha conquistato il potere in Italia all’alba della seconda guerra mondiale, per poi cercare di destabilizzare la democrazia una volta estromesso nel secondo dopoguerra.

Tuttavia, nonostante la recente storia segnata addirittura da una guerra civile, nel belpaese persistono ancora delle compagini politiche di estrema destra di stampo dichiaratamente fascista. Oltre alla più famosa Casa Pound, è un esempio Forza Nuova, la quali cerca la militanza politica sia negli stadi sia nelle piazze, dove purtroppo sembra essere molto più a contatto con i cittadini rispetto a quanto lo siano ormai i grossi partiti.

Ad ogni modo, per chiarire ogni ulteriore dubbio circa l’indirizzo politico di tale organizzazione, possiamo anche solo analizzare il nome. “Forza Nuova”: apparentemente può sembrare un accostamento neutro, ma le parole da cui è composto, “forza”, richiamo all’antica “azione”, “nuova”, sinonimo di “novità”, sono espressioni appartenenti al vecchio vocabolario fascista. Tuttavia in Italia dovrebbe essere illegale rifondare, o almeno tentare di ricostruire, il partito mussoliniano. Infatti, secondo il primo comma della dodicesima disposizione transitoria della Costituzione italiana, anche chiamata Legge Scelba del 20 giugno 1952, “è vietata la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista. In deroga all’art.48 sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall’entrata in vigore della Costituzione, limitazione temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista”.

In pratica non si può ricostruire il partito fascista perché quest’ultimo ha dato vita ad un ventennio dittatura, ha emanato leggi razziali, ha inaugurato un’epoca di violenza. Eppure il fascismo, o perlomeno un suo revival in chiave moderna, si è ricostituito comunque, in virtù del diritto di libera associazione politica. In uno stato democratico sciogliere un partito è un trauma, un atto difficilissimo, gravissimo, qualora però quest’ultimo non fosse contro l’ordinamento costituzionale. Ebbene: Forza Nuova lo era, ma non è stata sciolta in tempo.

A tal proposito, ci sono due modi per sciogliere i partiti: il Ministro degli Interni, in seguito alla sentenza di un tribunale nella quale vengono condannati i membri, le azioni, le politiche di quel determinato partito, può scioglierlo, oppure, data una situazione emergenziale di estrema gravità, sempre il Ministro degli Interni può proporlo, così il Governo può con decreto sciogliere immediatamente una formazione esplicitamente legata all’ideologia fascista. Quindi un partito può essere cancellato qualora ci siano motivazioni di urgenza.

In virtù di queste leggi, solo tre volte nella storia italiana sono state sciolte delle compagini politiche secondo la legge Scelba: Ordine Nuovo nel 1973, il quale non ha alcuna relazione con il giornale precedentemente fondato da Antonio Gramsci, Avanguardia Nazionale nel 1976, Fronte Nazionale nel 2000, tutte quante organizzazioni condannate dal tribunale di Roma, le prime due addirittura durante “gli anni di piombo”, un periodo di forte instabilità in cui alcuni esponenti fascisti ricoprivano notoriamente importanti cariche dello Stato.

Ciononostante, per quanto legittimato dalla legge, lo scioglimento di un partito fascista non è un processo affatto scontato. Sia perché la procedura richiede il consenso da parte di un giudice appartenente alla magistratura sia perché in Parlamento non esiste nessun leader di centrodestra disposto ad applicarsi per allontanare gli esponenti di estrema destra, poiché una simile iniziativa segnerebbe il proprio suicidio politico a causa della perdita di troppi voti. Non a caso Lega e Forza Italia si sono astenuti alla Camera dei Deputati, mentre Fratelli d’Italia ha votato contro l’ordine del giorno proposto dal centrosinistra.

Inoltre, nonostante sia evidente, il Governo è costretto a verificare fino in fondo la matrice fascista di Forza Nuova, per evitare di trasformare dei fascisti in “martiri della libertà”, pertanto è per forza necessario identificare la presenza di un piano eversivo, oltre che di un uso sistematico della violenza nell’agire politico, ma soprattutto di un pericolo effettivo per la democrazia. In alternativa ci si deve affidare alla giustizia, attraverso le condanne dei singoli esponenti.

Dunque, allo stato attuale Forza Nuova dovrebbe essere sciolta, almeno sotto l’aspetto istituzionale, tuttavia è bene ribadire come l’approvazione alla Camera è solo un atto ad indirizzo politico in cui il Parlamento chiede al Governo di valutare la proposta di scioglimento, ma nel concreto l’esecutivo non è obbligato ad approvare quanto richiesto.

Inoltre le perplessità restano, innanzitutto in merito alla gestione della protesta del nove ottobre. Come ha potuto una parte di corteo, composta da migliaia di persone, percorrere per due chilometri le vie del centro di Roma, per compiere un assalto alla sede della Cgil ampiamente annunciato sui social alcuni giorni prima, in cui oltretutto era stata chiesta la testa del presidente del sindacato Maurizio Landini?

Corteo antifascista organizzato dalla Cgil a Roma il 16 ottobre. Foto scattata da un cellulare personale, pertanto priva di copyright.

L’attuale Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha giustificato in Parlamento il mancato intervento “repressivo” da parte della polizia come una “tattica” per evitare scontri, violenze, aumenti delle proteste, ulteriori danni all’ordine pubblico qualora fossero stati arrestati in piazza i leader della manifestazione. In pratica, una sorta di “scelta per ridurre il danno”, per evitare scontri ingenti per le vie della capitale, comunque avvenuti, ma sedati da un piccolo baluardo di uomini, sicuramente minore in numero rispetto alle effettive forze applicabili in campo.

Indubbiamente la ministra è circondata da buoni consiglieri, avvocati, retori. Bravi, esperti, ma non troppo, anche perché, se seguiamo la logica “ingegnosa” di tale ragionamento, potremmo addirittura arrivare a dedurre quanto la polizia italiana possa intervenire col pugno di ferro per sedare le manifestazioni di protesta solo quando queste ultime sono pacifiche, come quelle per la richiesta dell’approvazione del DDL Zan. Insomma, impensabile…

Oltretutto, i capi dell’assalto sono tutt’ora per la maggior parte a piede libero, ad eccezione dei più eclatanti Roberto Fiore, leader nazionale di Forza Nuova, Giuliano Castellitto, leader romano di Forza Nuova, Luigi Aronica, ex appartenente ai nuclei armati rivoluzionari. In stato di fermo, ma non per crimini legati al fascismo, la parola nei verbali non viene nemmeno implicitamente nominata, bensì per “danneggiamento aggravato, devastazione, saccheggio, violenza, resistenza a pubblico ufficiale”.

Ancora, il Governo sarebbe potuto andare per tempo alle Camere per sciogliere i partiti. Perché allora non ha intrapreso la strada della prevenzione, considerato come Forza Nuova non si è reso protagonista solo dell’assalto alla Cgil del nove ottobre, ma di una catena di eventi di violenza? Probabilmente fino ad ora non ce n’è mai stato bisogno, siccome non era necessario intervenire grazie alla stabilità della democrazia. Infine, da un punto di vista giudiziario, come saranno controllati quegli esponenti riconducibili a Forza Nuova, rimasti a circolare per le città italiane?

Noi italiani non abbiamo mai posto fine al fascismo. Ne abbiamo avuta l’occasione, più di una volta, ma ci è sempre mancato quell’ultimo passo fondamentale, possa questo essere chiamato “intraprendenza”, o semplice voglia di mettere definitivamente un punto a una pagina nera del nostro paese. Ora però, cerchiamo di non pagarne le spese, di non perdere la democrazia in virtù di uno strumentalizzato spirito democratico.

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Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).