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Media e TV: Se la pensi in modo diverso sei attaccato e, in ogni caso, bloccato

È nei momenti di crisi (essenzialmente di tipo socio-culturale) che si rivela il vero volto di un Paese e, più in generale, di un sistema. L’occidente tutto, con il nostro Paese, quasi senza alcuna sovranità, si è scoperto essere un regime. Un unico regime che è, in definitiva, ciò di cui al pensiero di Pasolini, il cosiddetto “totalitarismo della civiltà dei consumi”, cioè il peggiore dei totalitarismi della storia.

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Di Giuseppe Mollica*

È nei momenti di crisi (essenzialmente di tipo socio-culturale) che si rivela il vero volto di un Paese e, più in generale, di un sistema. Per ragioni di dignità culturale, diciamo così, sarebbe opportuno non più seguire, o quasi, la TV, visto il livello raggiunto, che rappresenta, usando una frase fatta, lo specchio della società (a dire il vero anche i social, anche se in internet veicolano maggiori informazioni (non verificate, è vero) spesso più vicine alla realtà. Alcune volte si intravede, con reazioni contraddittorie: riluttanza, spesso anche divertimento, ma mai sorpresa. Ed è in special modo in un periodo di crisi come questo, di emergenza sanitaria, che quel volto mostra se stesso senza coperture. Ne scaturisce ciò che si supponeva, anzi, si sapeva da sempre, al di là della propaganda ufficiale relativa alla democrazia. L’occidente tutto, con il nostro Paese, quasi senza alcuna sovranità, si è scoperto essere un regime. Un unico regime che è, in definitiva, ciò di cui al pensiero di Pasolini, il cosiddetto “totalitarismo della civiltà dei consumi”, cioè il peggiore dei totalitarismi della storia.  

Fatta tale premessa, in breve una considerazione sui media di regime (poiché è un regime, come detto innanzi) quasi tutti, in blocco, con la loro propaganda e manipolazione delle informazioni. In merito alle questioni che riguardano la pandemia, poi, succede questo in tutti i programmi: se la pensi in modo diverso, esprimi perplessità sui vaccini, ad es., spesso sei deriso, poi attaccato e, in ogni caso, bloccato; peraltro nei vari studi, sempre le stesse persone, gli stessi “esperti”, le stesse ovvietà, mai scienziati che approfondiscono le questioni e pongono dei dubbi: ve ne sono tanti.  Ciò fa presumere l’esistenza di direttive precise da seguire. È un diffondere notizie, spesso non oggettive, a senso unico; le prime pagine delle testate, su taluni argomenti, poi, sono quasi tutte uguali: ciò ricorda, non tanto vagamente, quello che accadeva nel “ventennio tutto italiano”.  Si soffocano le idee altrui, creando, però, tensioni e odio (o si è con noi, o contro di noi) trasmesse agli inermi fruitori di tale propaganda.  Evidentemente, il controllo delle coscienze passa anche attraverso l’incremento di successivi fenomeni depressivi, già, peraltro, presenti in ognuno di noi. Gramsci diceva che non esistono giornali di informazione, per ritornare al tema trattato e, che quindi, alla fine, tutto è opinione. Però, francamente, che vi fosse un blocco compatto dell’informazione creato ad arte per seguire rigorosamente direttive e linee (sulle questioni internazionali, poi, risultano evidenti i dictat esterni al Paese) si pensava (questo poi dice la stessa propaganda di regime) esistesse solo in Paesi come la Corea del Nord. Invece no! Questo è solo il “pensiero unico” di quella civiltà pasoliniana, che è il vero fascismo (sempre Pasolini) quello storico, realizzato, non programmatico classico, che non esiste quasi più. Anche se il termine fascismo risulta poco adatto. Diciamo che si tratta di democrazia formale.  E’ pur vero che vi sono, da parte del potere, delle concessioni nei riguardi delle persone, in merito alle loro facoltà di organizzarsi (per non risolvere nulla e, sempre nell’ambito di determinati limiti, non si può andare oltre una certa critica, ad esempio, bisogna essere moderati) concessioni, bisogna dirlo, fatte solo per necessità. Tanto per citare ancora Gramsci:  “bisogna fare molte delle concessioni agli avversari, per meglio sostenersi”. In ogni caso il collante della società è solo formalmente “culturale”, in realtà solo di ordine economico (da un po’ di tempo, traballante).

Un sistema, peraltro, in declino, poiché non si può costruire una società senza fondazioni, sospesa sul vuoto assoluto, cioè, su quei falsi valori di cui prima, falsi, in quanto non frutto di processi culturali, ma imposti tramite slogan, propaganda, e non supportati da comportamenti concreti.

In conclusione:  “È solo una società (diciamo anche: un Mondo) di bugie, scambiate per verità”.

*Giornalista, autore di: “La verità anche – poesie (Besa editrice)” – “Il destino dei pesci poesie (Tabula Fati)”

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