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PNRR E CASSA PER IL MEZZOGIORNO, UN TRISTE PRESAGIO

Il futuro si chiama Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il passato Cassa per il Mezzogiorno.

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Credit foto www.corriere.it/economia/lavoro/20_gennaio_01/divario-nord-sud-sara-colmato-2020-titolo-vero-1972-che-racconta-l-italia-6d59a1ce-2cb0-11ea-afa8-9788b8f8ce6e_amp.html

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Di Pierdomenico Corte Ruggiero

PNRR, una sigla diventata nota a molti. Il piano di investimenti, con denaro dell’UE, che permetterà all’Italia di uscire dalla crisi creata dalla pandemia.

Che consentirà al nostro Paese di diventare più verde, più digitale, più efficiente.

Un progetto e un programma ambizioso finanziato con 222,1 miliardi di euro. Tanti soldi, tantissimi.

Che tutti aspettano con ansia.

L’Italia sarà controllata dalla Commissione Europea. Niente sprechi, niente furberie.

Descritta così verrebbe subito da festeggiare. Fiduciosi per il futuro.

Fiducia che cala, però, guardando al passato.

Oggettivamente 221,1 miliardi di euro sono tantissimi, 82410 miliardi di lire sono invece una cifra mostruosa.

La cifra assegnata dal 1951 al 1991 alla Cassa per il Mezzogiorno, Agensud dal 1984 al 1991.

La Cassa per il Mezzogiorno è tristemente nota. Sinonimo di spreco di denaro pubblico. Di pericolose collusioni tra politica, imprenditoria e malavita.

In realtà la vicenda è più complessa.

La Cassa per il Mezzogiorno nasce nel 1950, per garantire al Sud Italia quelle infrastrutture necessarie per lo sviluppo economico e sociale.

Parliamo di strade e ferrovie. Molte zone del Sud erano collegate male o addirittura isolate.

Dal 1951 al 1961, la Cassa per il Mezzogiorno svolge bene il suo compito. Ripara e costruisce nuove strade, migliora la rete ferroviaria. Perché la Cassa è ente tecnico, snello, che gestisce tutte le fasi.

Le cose cambiano e cambiano male, quando alla Cassa del Mezzogiorno viene dato incarico di finanziare lo sviluppo del tessuto economico e imprenditoriale.

La Cassa diventa un carrozzone burocratico, in cui la politica entra pesantemente. A tutti i livelli con la nascita delle Regioni.

Finanziare lavori pubblici imponenti, garantire sostegno agli imprenditori che investono nel Sud Italia. Tutte belle cose. In teoria.

La realtà ha visto molti lavori pubblici non realizzati o realizzati male. Molti appalti finiti nelle mani di aziende controllate dalla malavita e da politici compiacenti. Finanziamenti intascati da imprenditori che nel Sud non hanno investito nulla.

Sono passati molti anni e ora i controlli sono più severi. Questa più che la realtà è una speranza.

Perché i nostri giorni sono caratterizzati da corruzione ed inefficienza.

I progetti del PNRR dovranno diventare appalti. Dovranno concretizzarsi.

Sarà il momento più delicato. Come insegna la storia giudiziaria del nostro Paese.

Con il rischio di infiltrazioni malavitose e delle solite furbate all’italiana.

Non è possibile fare affidamento solo sui controlli delle Forze dell’Ordine e della Magistratura. Controllare centinaia di aziende, migliaia di pratiche, non è semplice.

Serve una buona politica e serve investire nella pubblica amministrazione. Selezionando e premiando il personale che unisce capacità e onestà.

Prima di ogni cosa serve una rinascita morale. Non è possibile prescindere da questo.

Con la consapevolezza che non sono soldi dell’Europa, non sono soldi dello Stato.

Sono soldi nostri.

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