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Mascherine in “stato di fermo”

Il sindacato autonomo di polizia (SAP), tendenzialmente di destra, insorge per una fornitura di mascherine rosa, giudicate “indecorose e non consone”, per le quali chiede un “ritiro immediato”. Ma dov’era tanta celerità negli interventi quando i fascisti devastavano la CGIL, o i manifestanti violenti devastavano le vetrine dei locali durante le proteste contro il Green Pass?

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Credit foto MTAPhotos, licenza CC BY 2.0

di Alessandro Andrea Argeri

A seguito di una lettera di protesta del SAP, indirizzata al capo della polizia Lamberto Giannini, negli ultimi giorni è stata messa “in stato di fermo” un’intera fornitura di mascherine FFP2 diretta alle questure di Pavia, Varese, Ferrara, Siracusa, Bologna e Venezia. L’illecito sarebbe da ricondursi al colore rosa dei tessuti. Evidentemente per qualcuno sono questi i problemi di ordine pubblico del belpaese in pandemia.

Immagine presa da Wikimedia Commons, pertanto di dominio pubblico.

Nato negli anni ’70 in contrasto con le politiche di CGIL, CISL e UIL, con all’incirca 20mila adesioni il SAP è il principale sindacato di polizia. Politicamente si riconosce a destra, infatti nel 2018 ha elogiato la nomina di Matteo Salvini a ministro nell’interno. Il suo segretario, Gianni Tonelli, deputato della Lega, in occasione dell’omicidio di Stefano Cucchi ha dichiarato: <<Se uno ha disprezzo per la propria condizione di salute, se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze.>>

Nei suoi punti fondamentali, la lettera incriminata scritta da un sindacato appena uscito dalla cromoterapia recita:

<<Signor Capo della Polizia,
con la presente portiamo alla Sua attenzione l’inusuale fornitura di mascherine FFP2 di colore rosa che sta avvenendo in numerose Questure tra le quali Pavia, Varese, Ferrara, Siracusa e Venezia. Non si conoscono le ragioni sottese all’acquisto di mascherine di un colore che dovrebbe apparire prima facie non consono alla nostra Amministrazione e suscita perplessità la scelta di approvare tale acquisto. […] A quasi due anni dall’inizio della pandemia «risulta difficile immaginare difficoltà nell’approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale che rappresentano, come noto, uno dei principali strumenti volti al contrasto della prevenzione del virus.  Chiediamo un immediato intervento volto ad assicurare che i colleghi prestino servizio con mascherine di un colore diverso (bianche, azzurre, blu o nere) e comunque coerenti con l’uniforme della Polizia di Stato evitando dispositivi di altri colori o con eventuali decorazioni da ritenere assolutamente inopportuni soprattutto se acquistati e forniti dall’Amministrazione>>.

Qui di seguito la versione completa.

Dunque il rosa “sarebbe indecoroso per un poliziotto”, mentre per lo stesso ragionamento le mascherine di un colore “tendenzialmente femminile” sarebbero “indecorose per la divisa”. Così, come se si potessero fissare canoni di bellezza sulla base di presunte verità assolute. Ugualmente indecorosa è una lettera del genere scritta da un sindacato, a ricalcare il luogo comune per cui “un uomo non può definirsi tale se veste rosa, altrimenti si macchia di omosessualità”. Le mascherine FFP2 sono ormai considerate fondamentali per la prevenzione al virus, a tal punto da essere diventate obbligatorie. In molte farmacie non si trovano, o vengono vendute a prezzi esorbitanti, il sindacato di polizia invece le rifiuta perché non soddisfatto del colore “eccentrico rispetto all’uniforme e rischia di pregiudicare l’immagine della istituzione”, nonostante siano oltretutto acquistate con i soldi pubblici in un periodo di crisi, forse il più buio della storia della nostra Repubblica.

Un tempo il verde era il colore dell’invidia, poi è diventato quello della speranza, ora invece rappresenta l’ambiente dopo aver rischiato pericolosamente di divenire personificazione dalla Lega. Ancora, il bianco indicava il lusso, perché portarlo equivaleva dichiarare di indossare abiti puliti, mentre oggi è riferimento di purezza tanto da essere portato dalle spose. Diversamente in oriente è il colore dl lutto, della morte, delle cerimonie funebri. Per questo in Giappone regalare fiori bianchi sarebbe come regalare da noi crisantemi.

Il rosso oggi è sinonimo d’amore, eppure durante il Rinascimento simboleggiava il sangue. Ve lo immaginate il Caravaggio del secondo periodo intento ad inserire particolari “romantici” nei suoi quadri anziché riferimenti dell’omicidio Tommasoni? Infine il blu, lo stesso colore della divisa, anticamente ricondotto alla quiete interiore, oggi rappresenta l’eccessiva calma, la quale a lungo andare porta l’individuo alla tristezza, non a caso in inglese quando ci si sente profondamente giù di corda si dice “one is feeling blue”.

Insomma, i valori mutano, le mode cambiano, con esse canoni, ideali, associazioni, ma i nostalgici conservatori restano. Sicuramente non crollerà la democrazia se il corpo di polizia improvvisamente riscopre la moda dell’abbinamento dei colori, però ancora una volta un particolare a tratti insignificante è riuscito a mostrare quanto di più imbarazzante alberga ancora nella mentalità italiana, dove il maschilismo è in un certo senso ancora insito nella “nostra” cultura. Ad ogni modo, il 22 febbraio avrà inizio a Milano la nuova edizione della fashion week, chissà, magari vedremo anche un corpo di agenti sfilare sulla passerella…

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Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).