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L’ITALIA E IL THE DAY AFTER

L’Italia teme la catastrofe nucleare. Vive, però, una situazione paradossale. Perché molti italiani hanno nostalgia del nucleare come fonte di energia elettrica.

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Credit foto "Nuclear Energy Atomic Energy" by Sakucae is marked with CC BY-SA 2.0.

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

The Day After”, il giorno dopo. Film statunitense del 1983.

Girato in piena Guerra Fredda. Un film che racconta il nostro incubo peggiore.

La guerra nucleare. L’arrivo del giorno del giudizio.

Non esiste paura peggiore.

Dopo la caduta del Muro di Berlino e dopo la fine della Guerra Fredda, “The Day After” è finito in soffitta. Rimossa anche la paura di un conflitto nucleare.

Nuove paure hanno trovato diffusione. Terrorismo, crisi economica e con il 2020 la pandemia.

Il 2022 ha riportato tutti noi al 1983. La guerra in Ucraina ha reso nuovamente attuale “The Day After”.

L’Europa teme un conflitto nucleare. Evocato dal Presidente russo Putin.

Ovviamente anche in Italia il timore ha preso piede. Aumentati gli acquisti di bunker antiatomici e di compresse di ioduro di potassio.

Le probabilità di un conflitto nucleare sono praticamente nulle. Perché la distruzione sarebbe totale da ambo le parti. “Strano gioco. L’unica mossa vincente è quella di non giocare” questa la magistrale descrizione degli effetti di un conflitto nucleare offerta dal film “Wargames – Giochi di guerra” sempre del 1983.

Più concreto, anche se remoto, il rischio di fughe di materiale radioattivo da Chernobyl e dalle altre centrali nucleari ucraine.

Centrali nucleari che dovevano essere messe sotto controllo internazionale già da mesi. Una svista imperdonabile.

L’Italia teme quindi la catastrofe nucleare. Vive, però, una situazione paradossale. Perché molti italiani hanno nostalgia del nucleare come fonte di energia elettrica.

Costa poco e può renderci liberi da condizionamenti esterni. Il discorso, in realtà, è più complesso.

L’esperienza nucleare in Italia è stata fallimentare. Chiusa dal referendum 1987. Chiusura riconfermata dal referendum del 2011.

Ora, però, si parla di fusione nucleare. Che potrebbe portare all’energia nucleare pulita. Saranno comunque necessari molti anni.

Anche costruire tradizionali centrali nucleari richiede anni e grandi investimenti.

L’Italia ha fallito la politica energetica successiva alla chiusura delle centrali nucleari.

“Un punto dolente è la pesante dipendenza dall’estero delle fonti energetiche primarie a seguito delle scelte operate in campo nucleare e per via della crescente richiesta d’energia da cui dipende, in tutti i sensi, lo sviluppo industriale e sociale della Nazione”. Non sono parole scritte oggi ma nel novembre 1990 sulla rivista “Panorama Difesa”. Nulla è cambiato. Nel 1990 venivamo ricattati dall’Iraq per il petrolio, ora da Est per il gas.

Bisognava e bisogna puntare con più convinzione sulle fonti rinnovabili. Bisogna rendere il fotovoltaico una fonte di energia ad uso domestico, incentivando gli impianti privati.

Necessario anche diminuire i consumi. Consumiamo troppo e male.

Abbiamo dimenticato la lezione del 1973 con la sua austerity.

La Pace non può essere semplicemente ereditata. Bisogna costruirla costantemente.

Per tanti anni abbiamo considerato i giorni come tutti uguali. Abbiamo dato per scontato che ci sarà sempre un giorno dopo.

Non è vero.” C’è un giorno che se dovesse venire sarebbe la fine di tutti i giorni”.

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