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FINCHE’ C’E’ GUERRA C’E’ GUADAGNO

Le spese militari stanno aumentando e aumenteranno in maniera vertiginosa dopo l’invasione dell’Ucraina. Ci saranno affari d’oro. Come dopo la guerra del Golfo del 1991. I Paesi Arabi comprarono armi in quantità enormi.
L’Italia rinuncerà a questi guadagni? Certamente no, sarebbe bello ma non rinuncerà.

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credit foto "An Afghan National Army trainee prepares a mortar round for loading into a Russian Recoilless Rifle (SPG-9)" by NATO Training Mission-Afghanistan is marked with CC BY-SA 2.0.

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Decidere di vivere nel lusso con le provvigioni garantite dalla vendita delle armi o vivere con i modesti guadagni di un modesto impiegato. Questa la scelta che deve fare la famiglia di Pietro Chiocca. Personaggio interpretato da Alberto Sordi nel film del 1974 “Finché c’è guerra c’è speranza”.

La famiglia sceglie il lusso senza preoccuparsi della provenienza.

Viene da dire “ma quello è un film”. La realtà è identica.

La vendita delle armi porta guadagni enormi e certi. Senza timore di crisi.

Anche nelle Nazioni più povere si comprano armi.

Certo dire no alla guerra e bloccare la produzione di armi sarebbe la soluzione. Purtroppo, però, è un sogno destinato a rimanere tale.

Un disarmo mondiale è fuori dalla realtà. Nessuno rinuncerà mai alle armi.

In questi giorni di guerra tra Ucraina e Russia, forte è il dibattito in Italia sulla fornitura di armi all’Ucraina.

Dibattito giusto ma oggettivamente miope e un pochino ipocrita.

Perché l’Italia vende da anni armi a tantissime nazioni.

Ami leggere, bombe per aerei, aerei ed elicotteri, missili, unità navali, mezzi blindati, sistemi di guerra elettronica, siluri. Tutto rigorosamente made in Italy. Prodotti molto apprezzati.

Diamo in esclusiva una notizia scioccante: da moltissimi anni persone vengono uccise da armi italiane nelle tante guerre scoppiate.

Chiudiamo le industrie per la difesa in Italia? Certo, ma siamo disposti a pagarne i costi?

Le spese militari stanno aumentando e aumenteranno in maniera vertiginosa dopo l’invasione dell’Ucraina. Ci saranno affari d’oro. Come dopo la guerra del Golfo del 1991. I Paesi Arabi comprarono armi in quantità enormi.

L’Italia rinuncerà a questi guadagni? Certamente no, sarebbe bello ma non rinuncerà.

Il pacifismo dei fiori nei vostri cannoni è romantico, scalda il cuore ma non è realistico.

Diventa necessaria una politica degli armamenti fedele ai principi della nostra Costituzione.

Non vogliamo vendere armi a Nazioni in guerra? Ok. Non vogliamo vendere armi a Nazioni che non rispettano i diritti umani? Benissimo. Non vogliamo vendere armi a Nazioni che effettuano triangolazioni per violare l’embargo? Stupendo. Facciamo allora una legge chiara.

Meglio ancora scriviamolo nella Costituzione. L’articolo 11 evidentemente si presta a troppe interpretazioni.

Bisogna fare delle scelte. Chiare.

Lo scenario internazionale non permette di tenere il piede in due scarpe. Pacifismo a parole e armi a chiunque.

Non è un problema legato alle armi all’Ucraina. Sono forniture di armi che hanno caratteristiche di autodifesa possiamo dire. Armi a corto raggio e in quantità comunque limitate.

Il vero problema è rappresentato dalle armi più sofisticate e letali che l’Italia continuerà a vendere. La famiglia di Pietro Chiocca ha scelto già. Noi invece cosa decideremo?

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