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27 GIUGNO 1980, LA LUNGA NOTTE DI USTICA

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Credit foto https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Ustica

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Il DC9 ITAVIA I-TIGI decolla da Bologna nella serata del 27 giugno 1980. Diretto a Palermo. Decolla con due ore di ritardo. A bordo, tra passeggeri e membri dell’equipaggio, 81 persone.

Volano in Sicilia per lavoro, per una vacanza. In molti casi tornano a casa. L’estate è iniziata da poco. Calda e piena di promesse di svago.

Nonostante il ritardo il volo procede bene. Condizioni meteo perfette. Il mare è spettatore del volo DC9 ITAVIA I-TIGI. Il contatto radio con la torre di controllo è continuo.

Dopo aver sorvolato Ponza, I-TIGI punta su Ustica. Pochi minuti e poi Palermo.

I-TIGI a Palermo non arriverà mai. Improvvisamente non risponde alle chiamate radio. Non invia più il segnale di identificazione tramite transponder. Scompare dal radar.

Iniziano le ricerche con mezzi navali ed aeri. Vengono trovati dei corpi e pezzi del relitto. Il DC9 ITAVIA è caduto in mare. Nessuno è sopravvissuto. Molti corpi non saranno mai recuperati. Il mare ha voluto custodire ciò che l’uomo non ha saputo o voluto proteggere.

Le indagini si concentrano su quattro ipotesi. Collisone in volo. Bomba. Cedimento strutturale. Abbattimento. Con il passare del tempo restano solo due ipotesi. Collisone o abbattimento.

Una collisone durante un’esercitazione o il lancio di un missile durante una battaglia aerea.

Nel 1980 la Guerra Fredda era diventata pericolosamente calda. L’Italia era una base importante per la Nato e gli Stati Uniti. Il tratto di mare dove cade l’I-TIGI era spesso usato per esercitazioni o come rotta per voli verso paesi arabi.

A dare credito all’ipotesi di una battaglia aerea è il ritrovamento di un Mig 23 libico a Castelsilano, sulle montagne calabresi, avvenuto il 18 luglio 1980. Caduto in circostanze che rimangono misteriose.

Quarantadue anni di processi e indagini non hanno portato alla verità. Per la magistratura penale non è possibile stabilire cosa ha provocato la strage di Ustica. In sede civile, invece, è stato stabilito che il DC9 ITAVIA I-TIGI è stato abbattuto con un missile.

Un missile o un collisone rimangono ancora oggi le ipotesi più concrete. Il DC9 ITAVIA viaggiava con due ore di ritardo. Probabilmente era nel posto sbagliato e nel momento sbagliato.

In Sardegna era presente un centro d’addestramento per piloti stranieri. Libici in particolare. Erano gli anni in cui l’Italia aveva la moglie americana e l’amante araba. Sempre in Sardegna venivano testati velivoli senza pilota e missili.

Forse quella sera del 27 giugno 1980 dei piloti stranieri, appartenenti a paesi non NATO, si stavano addestrando in prossimità del DC9 ITAVIA con successivo e improvviso intervento dei caccia di paesi Nato. O forse quella sera stavano testando un velivolo senza pilota. Una misteriosa traccia radar proveniente dalla Sardegna e questa conversazione telefonica alimentano il sospetto della presenza di un velivolo senza pilota.

Restano solo ipotesi. Dal 1980 ad oggi diverse persone legate alla notte di Ustica hanno trovato la morte in maniera tragica, a volte misteriosa.

La strage di Ustica è una pagina della storia della Guerra Fredda in Italia. Una storia che ancora non conosciamo.

Restano le domande senza risposte. Resta l’impegno dell’associazione creata dai famigliari delle vittime della strage di Ustica http://www.associazioneparentiustica.it/

La verità è l’unica alba possibile per la lunga notte di Ustica.

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