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PROCESSO MOLLICONE, SANTINO TUZI AVREBBE SALVATO SERENA
Santino Tuzi sarebbe corso in difesa di Serena Mollicone ed è lesivo della sua memoria affermare il contrario. Non convince nemmeno la sua presunta paura di essere processato indicata dalla Procura o il suo presunto stato depressivo indicato dalla difesa Mottola. Tuzi è tranquillo fino alle 11 del 11 aprile 2008.
di Pierdomenico Corte Ruggiero
Pochissimi giorni e arriverà la sentenza nel processo di primo grado per l’omicidio di Serena Mollicone. Tanta l’attesa e molte previsioni. Pesanti le richieste della pubblica accusa. Trent’anni per Franco Mottola, ventiquattro anni per Marco Mottola, ventuno anni per Annamaria Mottola, quindici anni per Vincenzo Quatrale, quattro anni per Francesco Suprano. Ovviamente di avviso diverso le difese degli imputati.
L’unico elemento concreto a sostegno dell’accusa è la consulenza della Professoressa Cattaneo che indica nella porta di uno degli appartamenti della caserma di Arce l’arma del delitto. Non è stato individuato il movente e nemmeno la motivazione che spinge Serena Mollicone a recarsi in caserma. Nessuno, tranne Santino Tuzi, ha visto Serena ad Arce la mattina del 1° giugno 2001. Non esiste prova certa della presenza di Marco Mottola ad Isola Liri il 1° giugno 2001. Non è certo l’orario della morte e dell’occultamento del corpo a Fontecupa. La Procura della Repubblica di Cassino sia nel 2009 e sia nel 2015 chiede l’archiviazione ritenendo non sufficienti per una condanna gli elementi raccolti, compresa la tormentata dichiarazione di Santino Tuzi.
L’unico elemento nuovo è la consulenza Cattaneo. Basterà per una condanna? Spesso in primo grado vengono accolte le tesi dei consulenti del Pubblico Ministero. Come nel processo per l’omicidio di Simonetta Cesaroni e in quello per l’omicidio di Lidia Macchi. La Corte d’Assise di Cassino dovrà “pesare” la consulenza Cattaneo e valutare se può fugare ogni ragionevole dubbio. In caso di condanna, si giocherà tutto in Corte d’Assise d’appello a Roma dove quasi sicuramente la porta sarà sottoposta ad una nuova perizia. Come già è avvenuto nel processo Cesaroni e nel processo Macchi.
Qualunque sarà il verdetto non sarà ancora fatta giustizia. Semplicemente perché non sarà una sentenza definitiva. Per molti la data del 15 luglio è quella del giudizio finale. Invece è solo il primo passo.
Una sentenza comunque già è stata emessa in un certo senso. La Procura della Repubblica di Cassino ha cambiato uno dei capi d’imputazione a carico di Vincenzo Quatrale. Non più istigazione al suicidio ai danni di Santino Tuzi ma omicidio colposo. Caduto in prescrizione, la Procura ha quindi chiesto il proscioglimento di Vincenzo Quatrale. Una richiesta che ha destato sorpresa.
La posizione di Santino Tuzi è molto delicata e singolare. Testimone chiave anche se deceduto ma allo stesso tempo “accusato” in concorso con Vincenzo Quatrale: ” essendo entrambi in servizio in caserma la mattina del 01/06/2001, quando alle ore 11:00 circa, vi fece ingresso Serena Mollicone per accedere all’alloggio del m.llo Mottola, pur avendo sentito la colluttazione non intervenivano a soccorso della giovane” . Avrebbero inoltre falsificato l’ordine di servizio. Tuzi è morto altrimenti probabilmente sarebbe oggi imputato insieme a Quatrale. Infatti, sempre secondo la Pubblica Accusa, Tuzi si uccide per il timore di fare la fine di Carmine Belli. Comunque suicidio e non omicidio. L’omicidio colposo prevede una condotta omissiva non dolosa. Nessuno ha ucciso Santino Tuzi o l’ha indotto al suicidio.
Una ricostruzione che francamente lascia perplessi. Tuzi è testimone, sincero, perché dichiara di aver visto Serena Mollicone entrare in caserma la mattina del 1° giugno 2001. Ritratta per poi confermare nuovamente. Quindi ci sono sue dichiarazioni da cui partire. Non ha basi invece ipotizzare che Tuzi abbia sentito urlare Serena e non sia intervenuto. Santino è descritto da tutti come una brava persona. Non avrebbe mai tenuto un simile peso per sette anni, nemmeno sotto minaccia. Maria Tuzi, sua figlia, lo descrive come tranquillo e sereno. Non puoi essere sereno e tranquillo se hai sentito urlare una ragazza che poteva essere tua figlia e se sei minacciato o ricattato. Inoltre, Tuzi e Quatrale potrebbero essere usciti dalla caserma e non essere presenti al momento del presunto omicidio. Sostenere che Tuzi non era presente al momento del presunto omicidio non significa dire che non ha visto Serena Mollicone entrare in caserma.
Santino Tuzi sarebbe corso in difesa di Serena Mollicone ed è lesivo della sua memoria affermare il contrario. Non convince nemmeno la sua presunta paura di essere processato indicata dalla Procura o il suo presunto stato depressivo indicato dalla difesa Mottola. Tuzi è tranquillo fino alle 11 del 11 aprile 2008. Diventa nervoso e spaventato dopo aver parlato con la sua ex amante. Oggettivamente sappiamo poco sulle dinamiche, non quelle amorose, che legavano Tuzi e la sua ex. Dinamiche forse legate al caso Mollicone.
Resta l’amarezza per il trattamento riservato a Santino Tuzi. Aspettiamo la sentenza con la consapevolezza che la strada per la verità sarà ancora lunga.
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