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OMICIDIO VASSALLO E IL COL. CAGNAZZO, LA COSTITUZIONE SIA GARANZIA PER TUTTI

L’opinione pubblica immediatamente si è divisa. Da una parte pieno sostegno al colonnello Cagnazzo che sarebbe vittima della “macchina del fango”. La parte opposta sostiene, invece, che è l’ennesimo caso di mele marce nei carabinieri. Come il caso Cucchi e il caso di Serena Mollicone.
Chi ha ragione? La risposta è scritta nell’art. 27 della Costituzione “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”. Fabio Cagnazzo rimane quindi un cittadino rispettabile e un ottimo carabiniere.

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Credit foto https://www.ilgazzettinovesuviano.com/2022/07/28/omicidio-sindaco-pollica-angelo-vassallo-nove-indagati/

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Svolta. Termine usato e abusato nel gergo della cronaca nera. Dovrebbe indicare un passo decisivo verso la verità. Invece viene utilizzato per ogni provvedimento preso dall’investigatori. Una perquisizione? Svolta. Iscrizione nel registro degli indagati? Svolta. Esiti incerti di accertamenti scientifici? Svolta.

Pazienza se poi tutto viene ridimensionato.

Anche per l’omicidio di Angelo Vassallo, è arrivata la classica svolta. Vassallo era il sindaco di Pollica-Acciaroli, ucciso il 5 settembre 2010 con nove proiettili sparati da una pistola calibro 9. Conosciuto come il “sindaco pescatore”, Vassallo era un convinto ambientalista, credeva fermamente nella legalità.

Legalità ed ambiente, sono queste le giuste priorità. Possono, però, diventare pericolose quando sei in sindaco in Campania e la tua cittadina ha un porto bellissimo, “desiderato” dalla camorra per utilizzarlo come base per il traffico di droga.

Le indagini per l’omicidio di Angelo Vassallo hanno seguito subito la pista camorristica. Indagini difficili, che dopo dodici anni non sono ancora concluse. Nel 2018 viene indagato un carabiniere, già accusato di collusione con i clan della camorra.

In questi giorni arriva la “svolta”. Vengono iscritte nel registro degli indagati nove persone. Spicca un nome eccellente. Quello del colonnello dei Carabinieri Fabio Cagnazzo.

Non parliamo di un carabiniere qualsiasi. Ufficiali dei carabinieri i fratelli, generale in congedo il padre. Fabio Cagnazzo è un investigatore di primissimo livello. Ha guidato il nucleo operativo del gruppo carabinieri di Castello di Cisterna e ha arrestato 180 latitanti. Un numero impressionate.

Dal 2017 al 2020, ha guidato il comando provinciale dei carabinieri di Frosinone. Coordinando le indagini per l’omicidio di Serena Mollicone.

Perché viene indagato un così capace investigatore? Nel settembre 2010 Cagnazzo si trovava a Pollica in vacanza. Nelle ore successive all’omicidio di Angelo Vassallo, Fabio Cagnazzo ordina di acquisire i filmati delle telecamere di sorveglianza. Senza delega della magistratura e non essendo in servizio. Secondo la Procura di Salerno questa poco rituale acquisizione aveva lo scopo di depistare le indagini. Sempre secondo la Procura di Salerno, Cagnazzo avrebbe indirizzato le indagini verso un soggetto estraneo ai fatti, ancora con lo scopo di depistare.

Depistaggio o semplicemente metodi investigativi legali ma poco ortodossi? Sarà la magistratura a dare la risposta. La storia personale e professionale del colonnello Cagnazzo è il ritratto di un fedele servitore dello Stato, bisogna tenerne conto.

L’opinione pubblica immediatamente si è divisa. Da una parte pieno sostegno al colonnello Cagnazzo che sarebbe vittima della “macchina del fango”. La parte opposta sostiene, invece, che è l’ennesimo caso di mele marce nei carabinieri. Come il caso Cucchi e il caso di Serena Mollicone. Una vera beffa per Cagnazzo che ha cercato di dare giustizia a Serena.

Chi ha ragione? La risposta è scritta nell’art. 27 della Costituzione “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”. Fabio Cagnazzo rimane quindi un cittadino rispettabile e un ottimo carabiniere.

Rendiamo il concetto ancora più semplice: indagato=NO colpevole; imputato=NO colpevole; condanna primo grado=NO colpevole; condanna secondo grado=NO colpevole; sentenza di condanna confermata in Cassazione=colpevole. Non è difficile.

Questo, però, non deve valere solo per il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo. Troppe persone vengono sbattute in prima pagina come colpevoli e poi assolti. I giornalisti hanno una responsabilità enorme. Inutile dire “noi diamo la notizia poi sarà il giudice a decidere” o “io faccio solo cronaca”. Un giornalista deve coltivare il dubbio. Una sentenza di proscioglimento può arrivare dopo molti anni. Ed essere inutile, perché l’opinione pubblica legge i giornali non le sentenze e quindi mantiene la convinzione della colpevolezza.

Lo Stato di diritto e dei diritti lascia le sentenze ai tribunali. L’epoca delle sentenze di piazza lasciamola nell’elenco degli orrori della Storia.

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