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Il fiato dei draghi non scalda

A inizio estate ci è stato chiesto di spegnere il condizionatore per avere la pace, eppure allo stato attuale quest’inverno non avremo né pace né energia.

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Credit foto Wikimedia Commons.

di Alessandro Andrea Argeri

Non ha suscitato scalpore, o almeno non quanto sarebbe stato auspicabile, l’inchiesta de “La Repubblica” sullo spionaggio russo. Perché? Forse l’opinione pubblica è stanca dei rincari, falsamente attribuiti alla guerra per difendere il libero mercato degli speculatori. Purtroppo nel magico mondo d’Italia il fiato dei draghi non scalda, né sfama. In campagna elettorale le formule magiche dei vari Merlino sembrano i giochi di Jigsaw. Intanto, “non aprite quel rubinetto” del gas.

Andiamo per gradi. Un’inchiesta condotta negli ultimi 10 mesi da Repubblica insieme al giornale investigativo Bellingcat ha portato alla luce uno dei tanti casi di spionaggio russo nel nostro Paese. Una tale “Maria Adela Rivera” è stata infiltrata per più di 10 anni nei circoli della base Nato di Napoli. Entrata in Italia grazie a tre passaporti falsi probabilmente realizzati dal Gru, uno dei tanti gruppi affiliati all’intelligence militare russa, la donna affermava di essere nata in Perù nel 1978 nella Parrocchia di Cristo Liberador a Callao, circostanza dimostrata anche dal suo certificato di battesimo. Tuttavia la chiesa è stata edificata 9 anni dopo quella data.

La spia ha vissuto prima a Roma, poi a Malta, a Parigi ha aperto una gioielleria sotto il marchio “Serein”, infine a Napoli. Nel 2015 apre in un prestigioso palazzo partenopeo una concept gallery, la quale attira sia vip sia personaggi illustri della città. Riesce così ad entrare nel Lions Club “Napoli Monte Nuovo”, un club gestito da militari, impiegati, tecnici dell’Alleanza Atlantica nonché della flotta statunitense. Diviene addirittura segretaria, paga di tasca sua la tassa di iscrizione per tutti i membri, entra in contatto con personalità di rilievo, stringe importanti rapporti anche di natura sentimentale. La storia termina il 15 settembre 2018, quando è costretta a tornare in Russia di nascosto a causa di alcune rivelazioni pericolose sul suo conto.

Il film uscirà tra due anni, per ora sappiamo solo la trama. Non è un plagio a “Vedova Nera”. Riassunto ancora più sintetico: una spia straniera per 10 anni si muove per l’Europa senza intralci, arriva in posizioni chiave, ma alla fine non viene scoperta dai servizi segreti occidentali bensì da un’indagine giornalistica. In un paese normale si sarebbero cercati i colpevoli, ci sarebbe stato un controspionaggio, il dibattito mediatico avrebbe riflettuto sull’efficienza della nostra sicurezza, ancor più in tempi di guerra. Soprattutto si sarebbero tratte conclusioni. Tuttavia a nessuno sembra importare più delle ingerenze russe, sembrano passati dieci anni da quando si processavano mediaticamente i putiniani. L’attenzione dell’opinione pubblica è concentrata su temi sentiti più direttamente: bollette, lavoro, precariato, Chiara Ferragni, persino sull’ambiente o sulla scuola.

Nessuno ha mai voluto una guerra, specialmente chi se ne sobbarca i costi. Un motivo c’è se il futuro premier è proprio il leader dell’opposizione. Ci vorrebbe un partito di sinistra, o almeno una destra non solo solida durante la propaganda. Di fronte ai rincari, ai razionamenti, alla povertà, Putin sembra essere passato di moda assieme ai putiniani. Non attira il discorso dei cittadini indirizzati male a votare, come se gli elettori fossero dei minorati, le solite litanie sulle armi hanno dato la nausea. D’altronde da noi non si spara, sulle nostre case non cadono bombe.

Per questo rispetto a un’inchiesta da manuale di giornalismo ha avuto più attenzione persino il gatto smarrito di Ilary Blasi: un “canadian sphynx” ha tolto la scena ai mastini russi. Gira voce alcuni l’abbiano cercato pure a Bari, per goliardia. In fondo dopo aver superato il Colosseo basta prendere il raccordo per arrivare facilmente al Petruzzelli!

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Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).