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Stati Uniti e Roma: “Pepsi e Coca Cola”

Per influenza, potenza, organizzazione, è un tema ricorrente paragonare gli antichi romani agli Stati Uniti di oggi. Ma possiamo veramente considerare gli USA un “moderno Impero Romano”?

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In copertina, Gladiatori romani con spade di legno, di Giovanni Francesco Romanelli. Licenza CC0, dominio pubblico.

di Alessandro Andrea Argeri

Roma è riuscita nella duplice impresa di conquistare tutto il mondo allora conosciuto, per poi tenerlo unito sotto un’unica insegna, quella di un impero durato più di mille anni. La guerra aveva due scopi: tenere in vita l’economia di un territorio sempre più vasto; attaccare preventivamente per evitare di essere attaccati dai popoli vicini, dunque preservare il fronte interno.

Dopo l’età arcaica, esigenze nuove determinate dalle stesse vittorie continuarono a muovere l’espansionismo romano. A causa della grande diffusione del latifondo basato sull’economia schiavista, i grandi proprietari avevano bisogno di sempre più schiavi per coltivare i campi, mentre i ceti meno abbienti contavano sull’assegnazione delle terre sottratte agli sconfitti per ambire a una sorta di “scalata sociale”. Inoltre fin dalle prime conquiste il tenore di vita delle classi dominanti era diventato troppo elevato per essere sostenuto da un’economia autarchica. Per questo le rivolte sociali a Roma ebbero generalmente tre obiettivi: l’uguaglianza dei diritti politici, la legislazione sui debiti, la distribuzione della ricchezza.

Per i romani la guerra era quindi necessaria per andare avanti. Non a caso la Repubblica entrò in crisi proprio nel momento in cui vennero a mancare i rivali al di là dei confini. Dopo la distruzione di Cartagine scoppiò la grande guerra civile tra Mario e Silla. Successivamente, a seguito della conquista della Gallia, si affrontarono Cesare e Pompeo. Venuto meno il nemico, nessun male esterno riuscì più a tenere unita la società sotto valori comuni, ovvero quel “mos maiorum” a cui nemmeno la “nobiltas” riusciva più a credere tanto era corrotta dalle ricchezze accumulate.

A tal proposito, emblematico è il doppio discorso di Carneade, sofista greco sbarcato a Roma nel II secolo a. C., il quale in una performance passata alla storia affrontò il problema della giustezza dell’espansionismo romano con una visione realistica del fenomeno: se i romani avessero voluto agire secondo giustizia, avrebbero dovuto restituire tutto ciò di cui si erano impossessati con la forza, tuttavia così si sarebbero ridotti ad un tale stato di povertà da essere costretti a tornare a vivere nelle capanne. L’espansionismo dunque sorgeva dalla necessità di non tornare a uno stile di vita “primitivo”. Per la sagacia, Carneade venne cacciato il giorno dopo con minaccia di non mettere più piede nei territori dell’Impero, mentre la filosofia venne bandita da Roma, o perlomeno dal canone culturale dominante.

Arriviamo quindi alla domanda iniziale: gli USA sono un moderno Impero Romano? È come la pepsi e la coca cola: la prima vorrebbe essere la seconda, ma non lo è, né lo sarà mai. La società di entrambi i modelli è estremamente efficiente, con capacità di integrare ammirevolmente le diverse culture, provenienze, razze. Gli Stati Uniti in particolare sono l’esempio meglio riuscito di integrazione in un mondo multietnico. I romani però non sono mai stati razzisti, né hanno mai avuto divisioni in base alla razza.

La teoria radical dei proto-nazisti non regge se si considera come gli unici conflitti interni siano stati le guerre sociali combattute contro gli alleati italici, ovvero chi non era nato propriamente sul suolo di Roma, ma quella situazione fu determinata dalla riluttanza della nobiltà senatoria a cedere i propri privilegi. Erano insomma conflitti “politici” legati alla cittadinanza, non al colore della pelle. In USA invece c’è stata la schiavitù dei neri, il segregazionismo razziale, fino agli anni ’60 in America c’erano bagni differenziati, accessi ai locali diversi, la polizia americana viene tutt’ora denunciata per comportamenti razzisti nei confronti degli afroamericani. Insomma, i romani impostarono un contesto sociale più evoluto. Nessun “Black Lives Matter” manifestava davanti al Campidoglio.

Siccome le leggi nelle quali si vive sono fondamentali per distinguere una società da un’altra, veniamo al diritto. Roma ha partorito un enorme giurisprudenza ancora oggi studiata, soprattutto il diritto privato alla base di moltissime situazioni attuali. Gli americani hanno generato un sistema giudiziario molto rapido, anche efficiente, tuttavia non hanno né creato né innovato.

Il terzo punto è la potenza militare. Sia i romani sia gli americani sono stati i più potenti dei loro tempi. Ma com’è nato il dominio? Meriti e demeriti. Roma si è conquistata il dominio nel proprio tempo, ha affrontato ogni tipo di nemico senza subire particolari sconfitte. L’egemonia statunitense è invece nata diversamente: gli USA fino all’Ottocento erano una potenza regionale, il loro dominio nasce infatti dopo la seconda Guerra Mondiale, quando l’Europa distrutta è costretta a cedere il passo. La loro forza deriva quindi dall’autodistruzione del Vecchio Continente.

Per quanto riguarda la difesa, Roma ha tenuto la sicurezza del suo impero in condizioni molto più difficili rispetto al mondo americano. Le invasioni infatti potevano avvenire in ogni momento con relativa facilità, eppure l’Impero è riuscito a garantire la propria sicurezza pur con eserciti nemici molto potenti ai confini, senza muri particolari. Gli Stati Uniti hanno invece dalla loro tutto un continente, nessuno a minacciarli, un intero oceano come barriera.

Punto più importante è però il cosmopolitismo. I romani hanno conquistato tanti popoli tra loro differenti dal cui meglio prendevano spunto. Le diverse province inoltre divenivano subito parte dell’Impero attraverso quel processo definito dagli storici “romanizzazione”. Così già dopo alcuni anni ogni luogo si sentiva “Roma”. Al contrario, gli Americani sono semplicemente convinti della superiorità di ogni “americanata”. Mancano di empatia, commettono il grosso errore di considerare il loro modo di vivere, oltre che di agire, adatto a tutto il mondo senza alcuna modifica. Agli USA manca quindi quella capacità di unire gli altri popoli sotto la propria bandiera.

In conclusione, l’Impero Romano è un impero “politico”, basato sulla civilizzazione. Quello USA è invece economico, ovvero fondato sul libero scambio. Magari gli americani vorrebbero essere romani, tuttavia non possono esserlo in quanto non hanno raggiunto il giusto livello di civilizzazione.

Fonti:

P. Fedeli, Storia letteraria di Roma, Fratelli Ferraro Editori, Napoli 2004.

M. Pani, E. Todisco, Storia romana. Dalle origini alla tarda antichità, Carrocci Editore, 2 ottobre 2014.

Scripta Manent- Roberto Trizio.

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Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).