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41 bis e Matteo Messina Denaro: IL CASO COSPITO RELOADED

Il caso Cospito è legato all’ arresto di Matteo Messina Denaro? È un’ ipotesi sul tavolo, ma è un’ ipotesi.

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Credit foto https://www.ildubbio.news/carcere/ce-un-41-bis-speciale-molto-piu-duro-del-41-bis-g6p1k6ln

Di Benedetta Piola Caselli

Il caso Cospito è legato all’ arresto di Matteo Messina Denaro? È un’ ipotesi sul tavolo, ma è un’ ipotesi. Vediamola. L’arresto di Matteo Messina Denaro ha non poche ombre, la prima delle quali è che era stato annunciato da un collaboratore di giustizia tre mesi prima che fosse compiuto. Ora: se la mafia “ci ha dato” uno dei suoi, anche se ormai in fin di vita e inutile, è facile che abbia chiesto qualcosa in cambio; ed è facile supporre che sia il 41 bis, cioè il carcere duro,  perché è sul tavolo della trattativa dal 1992.
Attenzione! Il 41 bis è veramente una previsione antimafiosi, perché è vero che nasce per il terrorismo, ma oggi i “terroristi” in carcere sono 4, mentre i mafiosi sono 758. E funziona, se la mafia continua a chiedere di abolirlo. 
Accanto a questo però bisogna dire altre cose. per esempio, che non è vero che sia una norma solo per “impedire i rapporti con l’ esterno” : ci sono una serie di previsioni afflittive che non hanno nulla a che vedere con questo fine , e che servono  invece a spezzare la resistenza del detenuto e a farlo collaborare.
Per esempio, secondo #ristrettiorizzonti, il regime comporta spesso  finestre anche schermate con tre strati di protezione, così che non passa il sole; c’è una mancanza quasi totale di socialità, perché i detenuti sono in celle singole e vanno al  passeggio di 2 ore al giorno, peraltro in spazi ristrettissimi (della grandezza di un campo da calcetto); vige il divieto di libri e riviste dall’esterno. Una solitudine quasi continua e inumana, se si accetta il principio che l’ uomo è un animale sociale.
A questo si aggiunge il famoso colloquio al mese attraverso il vetro e con il microfono – che apparentemente è la cosa che fa  più disperare i detenuti – ma che, in ottica di prevenzione dei rapporti con l’ esterno, può essere anche comprensibile. Ma tutto il resto?Il problema infatti è relativo all’ eccesso di mezzi rispetto al fine.
Ora ci si può chiedere: il 41 bis funziona? Evidentemente qualche risultato ce l’ ha, se la mafia lo vuole abolire.
Ora torniamo a Cospito, anarchico imputato e condannato per reati gravi, in sciopero dalla fame da 106 giorni e pienamente intenzionato a lasciarsi morire. Non importa qui discutere se imputazioni e condanne sono corrette rispetto ai fatti; né se il 41 bis dovrebbe essere applicato nel caso di specie.
Concentriamoci su altre cose, e cioè la protesta anarchica e il braccio di ferro con lo Stato.
Quanto alla protesta anarchica, è qui che il caso Cospito si lega a quello di Matteo Messina Denaro.
Infatti il caso passerebbe forse sotto silenzio se Cospito fosse solo, e sono le azioni dei suoi compagni a creare attenzione e simpatia alla causa.
Ma, nel panorama politico,  gli anarchici non si vedono e non si sentono quasi mai, salvo quando c’è bisogno di un incidente, perciò qualcuno si chiede: se l’ interesse dello Stato è di creare il terreno per la riforma del. 41 bis,  questi anarchici che spuntano come funghi e fanno, di base, l’ interesse della trattativa con la mafia, non saranno un prodotto dei servizi? 
Personalmente non lo credo, ma la domanda è più che lecita.
Quello che sappiamo di sicuro, è che questo braccio di ferro dello sciopero della fame è una situazione in cui lo Stato non può che perdere. Se Cospito muore, l’ Italia potrà essere a buon diritto considerata un paese barbaro e indegno del consesso civile; se cede, si creerà almeno un pericoloso precedente (se viene ritirato il 41bis solo a Cospito) o addirittura l’ accoglimento dei desiderata mafiosi. La situazione si è talmente deteriorata che ormai è difficile uscirne senza perdere la faccia.  Io credo che il discorso debba essere impostato diversamente. Il 41 bis vede una sproporzione di mezzi rispetto al fine, ed è un regime di semi tortura che ha lo scopo di spezzare, non di rieducare, il detenuto. Perciò va riformato in quanto tale, indipendentemente dal fatto che un’ azione di civiltà giuridica possa – diciamocelo chiaro – coincidere con gli interessi della mafia, e che il provvedimento beneficerà dei criminali. Questa è una scelta di campo in cui la tutela della persona si oppone alla ragion di Stato, ed è difficile trovare una via di mediazione. O si è pro o si è contro. È uno dei pochi casi in cui si deve scegliere da che parte stare.

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