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Cronaca

Morti sospette nelle RSA di tutta Italia

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di BARBARA MESSINA

Si indaga per omicidio e strage colposa

Nella tragedia dell’Italia di questi giorni, la strage dei nostri nonni che muoiono da soli nella RSA, termine gentile per indicare i sempre più tristi ospizi, è una ferita nella ferita. Parte della nostra storia, dei nostri ricordi, dei nostri affetti è morta, almeno nei primi giorni, “abbandonata”, spesso senza neppure rendersi conto dell’immane tragedia che stava avvenendo fuori da quelle che dovevano essere strutture protette. Il Covid19, pandemia mondiale, che colpendo duro  il nostro paese si stava portando via la loro vita, spesso tenendoli lontani dai parenti, in strutture dove è passato di tutto tranne che carità e sensibilità, sta cancellando in un solo colpo non solo la nostra storia ma anche i affetti più cari. Eccoci così a dover trovare delle risposte a tragedie che forse si sarebbero potute evitare, costretti a guardare con occhi attenti, quello che per anni non abbiamo, colpevolmente, voluto vedere. Nella vita frenetica pre-quarantena, giravamo spesso la testa dall’altra parte quando i nostri nonni ci chiedevano di tornare a casa, quando facevamo finta che non c’era altra soluzione possibile…ecco, il Covid19 ci ha costretto ad osservare, a guardare ciò che non volevamo vedere e cioè che molto di quelle strutture non hanno alcun rispetto per gli ospiti, che spesso i nostri cari sono solo numeri, affari non persone. Ed è così che quelle strutture sono state “dimenticate”, che nell’emergenza sono arrivate per ultime, che i nostri cari hanno perso la vita, da soli, spesso senza che i familiari fossero avverti, assistiti da infermieri che per primi hanno lanciato l’allarme… prima ignorati, poi smentiti e solo in ultimo ascoltati. Hanno avvertito le famiglie, hanno gridato per quegli ospiti che non potevano più farlo, coinvolgendo giornalisti, associazioni professionali fino a farsi sentire e a ottenere l’apertura di fascicoli d’indagine un po’ in tutta Italia. Nella mattina di martedì 14 aprile la guardia di finanza di Milano ha così perquisito il Pio Albergo Trivulzio alla ricerca di documenti e cartelle cliniche nell’ambito dell’inchiesta per omicidio colposo ed epidemia colposa coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, nel quale  il direttore generale dell’Istituto, Giuseppe Calicchio, è indagato per epidemia colposa e omicidio colposo. Gli inquirenti milanesi stanno infatti cercando di verificare se vi siano state carenze e se le stesse abbiano interessato i protocolli interni o i dispositivi di sicurezza. Altre ispezioni sono partite in molte regioni d’Italia prime fra tutte Toscana e Puglia. I carabinieri del NAS di Milano hanno perquisito anche le RSA di quattro province lombarde di loro competenza territoriale, ovvero Milano, Monza e Varese. I controlli, attivi già da alcuni giorni, sotto le direttive del tenente colonnello Salvatore Pignatelli, riguardano il rispetto delle normative igienico-sanitarie nelle residenze per anziani, in particolare le recenti disposizioni per prevenire il contagio da coronavirus. Ma, cosa è successo? Secondo la procura di Sondrio che ha aperto un’indagine per epidemia colposa a carico di ignoti, fotocopia dell’indagine milanese, molti sono i decessi di anziani nelle RSA della provincia a cui si tenta di dare una risposta. Dalle prime indiscrezioni, che filtrano a rilento, tutto ha avuto inizio dall’acquisizione degli esposti presentati da alcuni operatori sanitari che hanno denunciato la mancata messa a disposizione di dispositivi di protezione individuale come le mascherine e dall’invito, che gli stessi avrebbero ricevuto dalle direzioni delle strutture, a non indossarle “per non creare allarmismi”. Secondo i pm che stanno procedendo in queste ore ad iscrivere nel registro degli indagati i vertici delle residenze sanitarie assistenziali in cui si sono verificati contagi e sono morti pazienti è importante chiarire se i dispositivi, come affermano in una nota da circa novanta medici delle RSA milanesi, siano arrivati già alla fine di febbraio e se sì perché gli stessi non siano stati utilizzati. Le iscrizioni servono inoltre per procedere, eventualmente, alle perquisizioni, come sta avvenendo al Trivulzio e in altre  strutture sanitarie. Tra il Pio Albergo Trivulzio e l’istituto Don Gnocchi, sempre di Milano, sono morti dall’inizio della pandemia circa trecento ospiti. Al solo Trivulzio, secondo l’agenzia Ansa, da marzo a oggi le vittime sono state 143. Il picco nei primi giorni di aprile: le morti sono state più numerose rispetto all’intero mese di marzo. Le perquisizioni e le acquisizioni di documenti riguardano oltre al Pio Albergo Trivulzio, la Sacra Famiglia di Cesano Boscone e una  residenza a Settimo Milanese, mentre la finanza sta lavorando alacremente anche in Puglia dove sono state perquisite strutture sia nella provincia di Foggia che in quella di Lecce. Il Trivulzio, già tristemente noto per vicende legate all’inchiesta “mani pulite”, è fra le RSA  milanesi, che conta il maggior numero di decessi. Le inchieste aperte sulle RSA milanesi, impegneranno gli inquirenti, gli investigatori del Nas e gli uomini della guardia di finanza su più fronti: dalle analisi sulle centinaia di morti per sospetto Covid-19 fino all’assenza di tamponi e di mascherine e alle minacce denunciate dal personale sanitario. Si indaga anche sulle eventuali omissioni nei referti e nelle cure fornite, sulla presunta ‘commistione’ tra anziani e pazienti dimessi dagli ospedali e infine sul ruolo dell’amministrazione regionale nella predisposizione di linee guida e piani pandemici. Fra i punti su cui si concentrano le indagini della procura di Milano sul Pat, così come sulle altre RSA milanesi, ci sono anche gli effetti della delibera regionale dell’8 marzo che dava la possibilità alla strutture, su base volontaria, di ospitare pazienti Covid dimessi dagli ospedali, perché si era reso “necessario liberare rapidamente i posti letto degli ospedali per acuti (terapie intensive, sub intensive, malattie infettive, pneumologia, degenze ordinarie)”.

A seguito di quella delibera, il Trivulzio ha assunto il ruolo di centro di ‘smistamento’ di questi pazienti nelle altre strutture e, invece, formalmente non ha mai ricevuto pazienti colpiti da Coronavirus. La Regione aveva disposto, comunque, che quei pazienti dovessero essere accolti nelle case di riposo in strutture separate rispetto a quelle in cui sono ospitati gli anziani. Cosa sia successo è al momento impossibile da spiegare, certo è che le centinaia di morti in strutture che almeno formalmente avevano il compito di proteggerli meritano di essere spiegate, i familiari hanno il diritto di sapere il perché abbiano perso i propri cari, tutti noi abbiamo il dovere di dare giustizia ai nostri nonni, ai nostri zii, ai nostri genitori alla nostra storia che non può essere spazzata via con noncuranza e indifferenza.

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo