Mettiti in comunicazione con noi

Cronaca

SERENA MOLLICONE, ORA NON POSSIAMO PIU’ SBAGLIARE

Nessuno ha vinto e nessuno ha perso. Esiste un processo in Corte d’assise d’appello che può portare alla verità. A condizione di essere umili, di ammettere che è necessario lavorare e portare nuovi elementi. Pensare di non aver sbagliato nulla porterà ad una nuova assoluzione. Si può e si deve fare di più.

Pubblicato

su

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Assoluzione. Ex art 530 comma 2 cpp per Franco Mottola, Marco Mottola e Annamaria Mottola. Ex ar 530 cpp primo comma per Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale.  I Mottola sono stati assolti perché “manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova che il fatto sussiste, che l’imputato lo ha commesso”. Assolti perché il fatto non sussiste Suprano e Quatrale. Questo l’esito del processo in Corte d’Assise a Cassino per l’omicidio di Serena Mollicone.

Una sentenza che ha scatenato proteste accese. Anche un tentativo di linciaggio nei confronti dei Mottola. Tentativo sventato a fatica dalle forze dell’ordine. Molti commentano con la parola “vergogna” questa sentenza. Hanno ragione?

La risposta non può essere dettata dai sentimenti e dalle convinzioni personali. A gennaio abbiamo elencato le criticità di questa sentenza https://ilsudest.it/dalle-regioni/2022/01/24/serena-mollicone-rischi-e-prospettive-della-sentenza/ .

Grande importanza era stata data alla consulenza Cattaneo sulla porta. Una consulenza, però, che si affidava a calcoli soggetti a varianti. Altezza della vittima, forza dell’aggressore, i capelli della vittima. Le variabili nel processo penale significano dubbi. I dubbi portano alle assoluzioni.

Centrale nell’impianto accusatorio le dichiarazioni di Santino Tuzi. Secondo queste sit Serena entra in caserma la mattina del 1° giugno 2001. Dichiarazioni che Tuzi prima ritratta e poi conferma nuovamente. Molto si è discusso sulla sua attendibilità. Ignorando il vero problema. Tuzi era persona onesta e sincera ma essendo deceduto non poteva essere ovviamente sentito in aula. Questo rende le sue dichiarazioni fonte di prova secondaria. Inoltre la testimonianza deve sempre essere confrontata con le altre risultanze processuali.

Per ammissione della stessa Procura non abbiamo un movente. Non è dimostrato il perché Serena decide di recarsi in caserma.

Con l’onestà che dobbiamo a Serena, Santino e Guglielmo è necessario ammettere che le lacune sono evidenti.

Cosa poteva fare la Corte d’Assise di Cassino? Certamente poteva condannare gli imputati. Per la felicità momentanea di tantissimi. Con il rischio altissimo di una sconfitta poi in Corte d’Assise d’appello a Roma. I famigliari di Serena e Santino meritavano una simile atroce beffa? Certamente no.

I giudici della Corte d’Assise di Cassino nelle motivazioni sapranno indicare le lacune da colmare. La sentenza è una chiara indicazione: servono prove.

Serve un movente; serve la motivazione che porta Serena in caserma; serve individuare con certezza come arriva Serena ad Arce; servono elementi oggettivi a supporto delle dichiarazioni di Santino Tuzi, è necessario individuare le modalità di trasporto del corpo. Le emozioni non porteranno mai ad una condanna, servono fatti.

Le persone che hanno tentato di aggredire i Mottola e che hanno insultato i giudici sono in realtà delle vittime del clima emotivo creato. Persone che non hanno letto atti giudiziari, hanno avuto fiducia in quanto raccontato da giornali e tv, che hanno mostrato come prove assolute dei semplici indizi. Il giornalismo ha delle grandi responsabilità, specialmente nella cronaca giudiziaria dove deve conservare spirito critico.

Nessuno ha vinto e nessuno ha perso. Esiste un processo in Corte d’assise d’appello che può portare alla verità. A condizione di essere umili, di ammettere che è necessario lavorare e portare nuovi elementi. Pensare di non aver sbagliato nulla porterà ad una nuova assoluzione. Si può e si deve fare di più.

Da parte nostra daremo, come sempre, un contributo. Con la certezza data dalle parole di Miguel de Cervantes “La verità sorgerà al di sopra della menzogna come olio sull’acqua”.

RIPRODUZIONE RISERVATA ©