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Cronaca

Matilda Borin, uccisa da nessuno

2 luglio 2005, in una casa in campagna a Roasio ci sono Matilda Borin di 23 mesi, sua madre Elena Romani e il suo nuovo compagno Antonio Cangialosi.

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Credit foto https://www.varesenews.it/2022/10/si-spento-busto-arsizio-simone-borin-padre-alla-ricerca-della-verita-la-figlia-matilda/1513174/

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

2 luglio 2005, in una casa in campagna a Roasio ci sono Matilda Borin di 23 mesi, sua madre Elena Romani e il suo nuovo compagno Antonio Cangialosi. Solo loro tre. Una casa in campagna, una normale giornata estiva e una bimba con la sua mamma. Una di quelle immagini che puoi vedere in tv, in una pubblicità che vende prodotti e serenità.

 In televisione le immagini di quella bambina e di quella casa arrivano. Per raccontare una tragedia.

 Nel pomeriggio del 2 luglio 2005, Matilda si sente male, molto male. Viene chiamato il 118. La bambina è in condizioni critiche. Tanto critiche da portare alla morte.

 Una morte, da subito, poco chiara. Gli esami del medico legale accertano la morte violenta. Un forte colpo alla schiena, forse un calcio, ha provocato la morte della bambina. Quindi omicidio.

 Dovrebbe essere una indagine facile. In una stanza abbiamo solo tre persone. Una è la vittima, le altre due diventano i sospettati. Pochi o forse troppi.

 Le indagini puntano in direzione della madre. Anche a causa di una intercettazione ambientale che contiene quella che sembra una confessione. Elena Romani viene arrestata. Viene processata. Viene assolta in tutti i gradi di giudizio. Erano tre,  la bambina è morta e la madre viene assolta. Rimane solo Antonio Cangialosi , tanto più che è rimasto solo con la bambina per alcuni  minuti. Viene prosciolto ma la Cassazione rimette tutto in discussione. Cangialosi viene processato e assolto. Non ci sono prove per condannarlo. Nessun elemento oggettivo permette di provare la  penale responsabilità.

Gli accertamenti tecnici e scientifici non hanno dato indicazioni risolutive.  Ma come è possibile una cosa del genere ? Probabilmente entrambi gli imputati andavano processati insieme. Unico processo, unica ipotesi di reato. Permettendo incroci e confronti.

 Le indagini criminali sono molto delicate perché un solo errore può compromettere l’esito finale. Senza possibilità di recupero. Per questo motivo il Codice di Procedura Penale disciplina con rigore il sopralluogo sulla scena del crimine.

 Negli ultimi anni la prova scientifica è stata considerata la rete di sicurezza, capace di risolvere ogni situazione, di riparare agli errori . Il Dna è diventato una divinità, adorata da esperti spesso improvvisati. Purtroppo non è vero, alcuni errori sono fatali. Il caso di Matilda Borin lo dimostra in maniera drammatica.

I bambini hanno la virtù di fare tante domande, di pretendere risposte. Loro devono scoprire il mondo, devono e vogliono capire. Ogni bambino, ogni bambina ha i suoi “ Perché ?”. Le risposte spettano agli adulti. Anche Matilda, da 18 anni, ripete Perché ? Ma nessuno ha saputo  rispondere.

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