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Inchiesta

Situazione geopolitica nel Mediterraneo e Medio Oriente al 16-11-2018

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di STEFANO ORSI

Approfondimenti oltre i confini della Siria ma su tutto il Mediterraneo


Questa settimana non parleremo solamente di Siria, ci occuperemo anche di altre situazioni spaziando col nostro sguardo attraverso il Mediterraneo per offrire una lettura della recente conferenza di Palermo che ha visto finalmente, l’Italia tornare protagonista credibile di un processo di pace complesso.

Iniziamo con la Siria.

Sacca ISIS di Hajin

La situazione sui fronti attivi non mostra tregua evidente, le forze mercenarie al servizio degli Usa, SDF e ancora qualche unità YPG curda, procedono nuovamente nei loro attacchi sostenute dalle forze aeree della coalizione occidentale. Nuovi bombardamenti USA sulla cittadina di Hajin, da cui non sono stati lasciati uscire i civili, avrebbero causato decine di vittime tra la popolazione, che viene utilizzata come scudo dai terroristi ISIS, non sono stati però segnalati guadagni significativi sul terreno, dove ogni attacco viene respinto causando perdite alle forze al servizio degli USA. Anche dal lato iracheno sono segnalati movimenti di truppe che vanno a rafforzare il dispositivo difensivo di Bagdad, sono infatti temuti sconfinamenti o fughe attraverso il deserto dopo che le forze del Califfo hanno recuperato il controllo di una zona strategica al confine con l’Iraq.

Posto la conferenza stampa del ministero degli esteri russo in cui vengono nuovamente segnalati utilizzi di armi al fosforo bianco da parte delle forze USA su villaggi occupati da ISIS, che colpirebbero anche la popolazione civile.

https://www.youtube.com/watch?v=l_bzK-zSkLI

Recenti contatti tra le forze SDF e l’esercito siriano troverebbero conferma nel recente intervento di quest’ultimo in aiuto e appoggio delle forze SDF contro ISIS, avendo operato un pesante attacco contro forte presenza ISIS oltre il fiume Eufrate nel settore sud della sacca di fronte ad Abukamal.

Qui il 5° Corpo d’Armata siriano, ricordo addestrato e comandato da ufficiali russi, ha bombardato con l’artiglieria le postazioni ed i depositi dell’ISIS causando loro molti danni, fatti avvenuti il giorno 15 di novembre.

Sacca di Idlib

Dopo il fallimento del tentativo turco di convincere le forze dei terroristi a ritirare le truppe e le armi pesanti da una fascia di 20 Km sulla linea di contatto con l’esercito siriano, di fatto hanno ottemperato solo le truppe direttamente controllate da Ankara, sono proseguiti per tutta la settimana gli scambi di artiglieria lungo la zona meridionale della sacca, quel lembo della provincia di Hama che è occupata dai terroristi è stato oggetto di scontri e da ieri anche pesanti, sono infatti proseguiti per tutta la notte i bombardamenti di artiglieria siriana sulle postazioni difensive e fortificate dei terroristi, in questo settore si trovano sia le forze qaediste che di Jaish al Islam e Jaish al-Izza

Sono impegnate in questo settore alcune brigate della 4° e della 11° divisioni dell’Esercito Arabo Siriano, i settori delle difese jihadiste sono concentrati attorno ai villaggi di Al-Lataminah, Al Zakat, Tal Sakhar e Ma’r Kabah, sono stati segnalati anche molti scontri con armi da fuoco tra le forze in campo.

Sull’origine del Daesh in Siria sono suonate come involontariamente comiche le esternazioni del Inviato USA per la Siria James Jeffrey, il quale bypassando a piè pari tutta la storia provata e ricostruita dell’ISIS, nata da una costola di Al Qaeda nata a sua volta in Iraq a causa della guerra USA contro questo Paese, del tutto ingiustificata, e spostatasi poi in Siria col nome di Al Nusra ( Al Qaeda in Siria), l’inviato speciale ha addirittura attribuito al governo siriano la responsabilità della nascita del Califfato, suscitando in me non poca ilarità, e coprendosi anche di ridicolo, non c’è limite a quanto gli USA sembrino disposti a mentire alla loro popolazione ed al mondo pur di non ammettere mai tutte le responsabilità che hanno nella morte di almeno 500.000 Siriani e quasi un milione di Iracheni.

https://www.youtube.com/watch?v=6Ipwa5IOWN8

Ribadisce oltretutto come, pur essendo direttamente responsabili di gran parte della distruzione della Siria, essi non intendano in alcun modo contribuire alla sua ricostruzione dopo la fine delle ostilità. Aggiunge oltretutto, che gli USA intendono proseguire nella loro occupazione militare, illegale, del suolo siriano, non hanno intenzione di restituirne il controllo al popolo siriano. Il giorno 14 novembre un quartiere di Aleppo è stato nuovamente bersagliato dai tiri di artiglieria provenienti dai settori della sacca di Idlib in cui opera Hayat Tahrir al Sham, segno evidente dei grossi problemi che il perdurare della permanenza dei terroristi nella sacca di Idlib produrrà nei mesi ed anni a venire e che non credo si possa accettare.

Sempre questa settimana nei settori interni della Sacca, sono stati segnalati pesanti scontri tra le fazioni dei terroristi, qaedisti e filo-turchi, in cui sono di fatto divise le aree della sacca, Questo fatto indica la ripresa della guerra interna che si era scatenata durante il periodo di tregua con l’esercito siriano e durata molti mesi.

Il nuovo rilascio di materiale fotografico satellitare della agenzia israeliana Image Set International (ISI) conferma ancora una volta che solo 4 sarebbero i lanciatori di missili S300 russi presenti e posizionati al momento in Siria e in uso presso le forze armate siriane. Settore di Latakia, vicinanze del villaggio di Masyaf, base dell’aeronautica siriana.

Conferenza di Palermo

Occorre innanzitutto come si sia assistito ad un fatto inusuale per l’Italia ormai da decenni, il ritorno di una iniziativa di Roma sulle politiche del Mediterraneo che ci riporta al centro della politica di questo mare, il coinvolgimento diretto dell’Egitto, della Russia e di altri Paesi direttamente impegnati, la Francia non ha inviato Macron ma il suo ministro degli esteri era presente, idem per gli USA.

Il punto emerso credo sia stata l’importante presenza di Haftar, che non ha partecipato direttamente a lavori, per rifiuto esplicito di incontrare le milizie qaediste di Misurata e il Qatar, e dell’Egitto che grazie alla sua potenza militare e vicinanza alla Libia e al gen. Haftar, rendano il suo ruolo fondamentale nel prosieguo dei lavori per una pace stabile nel Paese.

L’abbandono dei lavori da parte della delegazione turca credo segni invece l’evidenza del progressivo isolamento diplomatico e militare attorno alle milizie jihadiste di Misurata, già segnalate ai tempi della guerra con Gheddafi per la loro violenza.

Il piano dell’Onu è stato sostanzialmente accettato e dovrebbe portare il Paese ad un voto politico durante il 2019, quindi decretando il totale fallimento francese. Inoltre il ruolo del gen. Haftar è divenuto imprescindibile, godendo quest’ultimo del totale appoggio dell’Egitto e della Russia, ricordo che nei giorni immediatamente precedenti la Conferenza , l generale sia volato a Mosca dove ha incontrato sia il ministro della difesa Shoygu che il comandante in capo delle forze armate russe Valeri Vassilievitch Gerassimov, viaggio necessario per fare il punto sia sul peso militare degli avversari sia sulla misura delle intenzioni russe nell’appoggiare la sua persona.

Se posso quindi sbilanciarmi in una ipotesi, riterrei che gli appoggi internazionali che il generale Haftar possa vantare, anche dopo il gelo con Parigi, siano di gran lunga i più determinanti sul processo di pacificazione della Libia, e l’abbandono dei lavori della Turchia, ultima arrivata sullo scacchiere libico, credo al traino del Qatar, e avendo preso contatto con la milizia che controlla Tripoli, significhi che di fatto abbia valutato che a questo punto una sua potenziale vittoria in Libia sia evento non remoto ma impossibile da realizzare.

Mi sbilancio ulteriormente, potremmo paradossalmente arrivare ad una risoluzione della situazione non diplomatica ma interamente militare, con l’eliminazione diretta delle milizie di Misurata o la loro chiusura in una sacca da cui sia per loro impossibile uscire o modificare i futuri equilibri della futura Libia.

In questo un abbandono dell’appoggio storico che l’Italia ha dato, sbagliando, a Fayez al Serraj, potrebbe rivelarsi opportuno nel futuro peso del nostro Paese con la Libia, gli affari in corso con l’Egitto, gas e petroli e possibili forniture militari, e il peso delle nostre società in Libia farebbero del nostro Paese un partner di prim’ordine per Russi ed Egiziani che non sono direttamente in competizione con le nostre società presenti in Libia mentre è assolutamente vero il contrario per quanto riguarda la Francia e la Germania, per cui un riposizionamento del nostro Paese su un possibile vincitore in Libia, Haftar, potrebbe riportare a nostro vantaggio la bilancia commerciale della nostra ex colonia devastata dalla guerra voluta principalmente dalla Francia.

Questo la Francia lo comprende molto bene e tutti i tentativi di sabotare la Conferenza sono li a testimoniarlo.

L’Egitto mira a ricavarsi un ruolo di potenza militare locale, non ha industrie in grado di sfruttare economicamente la Libia.

La Russia non è interessata al petrolio, ne è esportatore di vertice nel mondo, a loro interessano le future forniture militari di cui l’Egitto sta divenendo uno dei migliori acquirenti, e di una base navale e magari aerea strategiche per le politiche difensive in funzione dell’aggressione NATO in atto, espandendosi questa sempre più ad est.

Occorre purtroppo notare come la stampa italiana abbia tentato di dare molto poco risalto alla conferenz di palermo e che spesso ne siano stati travisati alcuni passaggi, come la presenza di Haftar o l’abbandono dei lavori della Turchia, che invece ne evidenziavano l’incisività.

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo