Mettiti in comunicazione con noi

Inchiesta

Situazione operativa sui fronti siriani del 18-1-2019

Avatar photo

Pubblicato

su

 


di STEFANO ORSI

Torniamo come ogni settimana a esaminare la situazione del conflitto in Siria.

 

Ci siamo lasciati la settimana scorsa con un possibile inizio dell’offensiva siriana contro i terroristi di Al Qaeda che nel frattempo hanno ultimato la conquista della sacca di Idlib. Il cedimento improvviso delle forze filoturche ha consegnato con la resa, tutta la sacca nelle mani di Hayat Tahrir al Sham, già conosciuta come Al Nusra e prima ancora come Al Qaeda in Siria.

La situazione si va evolvendo verso un rallentamento delle operazioni di ritiro degli USA che hanno allontanato un convoglio da Hasakah, 10 camion e 150 uomini del personale USA, ma due giorni fa un secondo convoglio, molto più consistente numericamente, è invece entrato dall’Iraq, non sappiamo però cosa trasportasse, dobbiamo sempre ricordare che 4000 soldati presenti necessitano di una enorme logistica di rifornimenti, pertanto finchè permarranno entro i confini dello stato siriano, necessiteranno di arrivi in derrate e rifornimenti bellici.

In questa attesa incerta si stanno inserendo alcune proposte estemporanee, da una parte i Curdi, che ancora non accettano la loro difficile , se non disperata, posizione alla luce del prossimo ritiro americano, ma non francese e se mai avverrà quello solo annunciato da Trump, comunque sono impegnati ogni giorno nei colloqui con le autorità siriane e russe per addivenire ad un accordo di resa e riconciliazione,  per ora sappiamo che le trattative si arenino sempre sulla assurda richiesta di trasformare la Siria in una Federazione,  proposta rifiutata non solo dal governo del Paese ma anche da tutte le rappresentanze delle opposizioni, oltretutto i curdi avrebbero rifiutato le proposte siriane di concedere più autonomia alle province in cui hanno una relativa maggioranza di popolazione, relativa perché non essendo la siria parte di quella che viene chiamata Curdistan, solo in una ristrettissima porzione di Paese, la propaggine più ad est, essi sono in maggioranza assoluta. Vedremo quindi come proseguiranno le trattative serrate.

Turchia, i Turchi non stanno a guardare e hanno avanzato qualcosa a metà strada tra un ultimatum ed una provocazione, vorrebbero formare, occupare di fatto, una fascia di 36 Km all’interno della Siria nel settore a nord, come ricorderete ne avevamo già anticipato l’intento negli articoli passati, in questa fascia i curdi non potrebbero mantenere alcun armamento pesante o esercitare alcun controllo demandato invece alle pattuglie turche. Proposta che è stata respinta al mittente da tutte le parti in causa Russia compresa.

Oltretutto all’interno di questa fascia ci sarebbero anche settori come Hasajah, ancora sotto diretto controllo siriano, per cui no.

La Turchia sta inoltre minacciando la Siria di non prendere il controllo della regione di Manbij, dove ha già, invece, inserito nel settore ovest della sacca, truppe di interposizione a tutela dei Curdi, che la Siria si ostina a ritenere siriani e a difendere nonostante i loro reiterati tradimenti.

La Turchia non solo non ha sospeso l’invio di truppe al confine con la Siria e spostato tutti i miliziani che erano nella sacca di Idlib a nord per utilizzarli in funzione anticurda, ma ha iniziato a violare lo spazio aereo siriano inviando i suoi caccia F16 armati a sorvolare il settore di Idlib.

Questi sconfinamenti sono di difficile interpretazione ma credo servano a mostrare i muscoli sia contro i siriani che contro gli USA che di recente hanno minacciato pesantemente la Turchia affermando che in caso di attacco di questa contro i curdi in Siria, loro, gli americani, avrebbero distrutto, ma economicamente, la Turchia, parole che sono suonate come insulti all’orgoglio nazionale turco, allontanando ancora di più il Paese della NaTO da Washington.

Il giorno 23 di gennaio avverrà l’incontro tra il Presdente Turco Erdogan e quello russo Vladimir Putin a Mosca, per cui i temi che riguerderanno la Siria saranno di certo sul piatto dei contenuti, ma non solo, credo che a tenere banco saranno molto più importanti i rapporti futuri tra la Russia e la Turcha, parleranno di alleanze, di scambi commerciali, di forniture belliche e delle prospettive di schieramento nel mondo, in tutto questo la Siria rientra certo, ma i due Paesi hanno anche altre questioni molto se non più importanti da trattare.

Mercoledì scorso, 16 gennaio, in Manbij, città occupata dalle SDF e YPG, è avvenuto un attentato con una bomba, al momento non pare chiaro se sia stato un attentato suicida o se la carica esplosiva sia stata piazzata in qualche veicolo parcheggiato e poi fatta detonare o se fosse stata piazzata e nascosta in attesa che avvenisse l’incontro tra 4 americani, di cui uno esperto crittografo della Marina USA e altri non meglio identificati personaggi, appare confusa la ricostruzione e nessun dettaglio chiaro è stato diffuso sulla presenza di questi militari, uno forse contractor privato, e chiaramente non lo diranno per cui avanzare ipotesi equivarrebbe a raccontare delle fantasie personali che non amo diffondere.

Di certo è stato un episodio voluto e premeditato e l’ISIS se ne è assunta il merito o la responsabilità comunque lo ha rivendicato come suo, lo strano è che avviene in un settore lontano dalle zone in cui ha finora colpito sia le SDF che le forze USA, e potrebbe in realtà essere legato all’annuncio del ritiro USA, voluto da Trump ma non, dallo Stato maggiore dell’esercito e dagli ambienti del Deep State americano.

Forti e continue sono le pressioni sull’amministrazione Trump perché ritardi questo ritiro o lo annulli, di certo una parte importante in questo ce l’ha Israele che proprio non digerisce la vittoria della Siria in questa guerra e del suo arcinemesi Iran, che è oggetto di ogni incubo che abbia con regolare costanza il Primo Ministro Nethaniahu.

Le Minacce contro la permanenza delle forze iraniane in Siria sono ormai una costante delle conferenze stampa di Telaviv tanto che ormai non le danno neppure più peso, gli attacchi che continuano a portare causano danni limitati e non spaventano Teheran e neppure Damasco.

L’ISIS invece come sta andando vi farà piacere sapere come anche l’ultima linea di difesa imbastista dalle residuali forze del Califfato oltre il fiume,  è stata sorpassata dalle offensive SDF sostenute ora in maniera attiva, ma con autorizzazione siriana, dalle truppe irachene che sono penetrate nel territorio siriano per attaccare le residuali forze jihadiste.

Ho contato 4 o 5 villaggi in tutto ancora in mano alle bandiere nere, mentr tutto il resto è stato recuperato dalle SDF.

Alla scomparsa di questa sacca, cesserebbe ogni ulteriore ragione per una presenza USA in Siria , se non per alimentare altro terrorismo, dalla base di Al Tanf infatti sono fuoriuscite alcune colonne di miliziani non meglio identificati che però hanno trovato le forze siriane pronte attorno alla sacca che le hanno attaccate e distrutte, non è la prima volta che questi miliziani attaccano le forze siriane dalla sacca di Al Tanf, in passato alcuni miliziani catturati hanno raccontato di tutto l’addestramento e supporto ricevuto proprio dagli USA.

In attesa di ulteriori sviluppi, per oggi è tutto.

 

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo