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Inchiesta

La lunga mano Yankee sul sud-america

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di STEFANO ORSI

Mercoledì 23 gennaio 2019 il presidente USA Donald “thedonald” Trump ha firmato un decreto presidenziale col quale “Los Estados Unidos” riconoscono come presidente del Venezuela l’autoproclamatosi tale oggi stesso, con un tempismo quindi non solo incredibile, ma chiaramente sospetto.


Juan Guaido era presidente dell’Assemblea Nazionale, il Parlamento venezuelano, in cui la composizione uscita dalle urne delle ultime politiche, assegna la maggioranza dei seggi alle opposizioni, alla faccia di chi sostiene che in Venezuela si trucchi il voto elettorale, il Presidente Maduro, appellandosi alla Costituzione decise di convocare l”elezione di una nuova assemblea costituente perché si apportassero quelle modifiche necessarie all’attuazione della rivoluzione bolivariana.

Naturalmente questa decisione venne contrastata dalle opposizioni.

Le ultime presidenziali tenutesi nel Paese nel maggio dell’anno scorso hanno visto la netta vittoria del presidente uscente Maduro, altre conferme del forte sostegno popolare sono arrivate anche dalle elezioni amministrative di comuni e province che hanno visto crescere le forze politiche che sostengono l’azione del governo ( https://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni_amministrative_in_Venezuela_del_2017 ).

Alle presidenziali erano 4 i candidati, tre quelli delle opposizioni, alcuni gruppi di opposizione avevano scelto di non partecipare al voto, non avendo un accordo tra loro e rifiutando, strategicamente, di farsi “contare” nel Paese e invocando il boicottaggio, fallito, del voto.

https://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni_presidenziali_in_Venezuela_del_2018

Il sostegno popolare era talmente manifesto da dissuadere persino le opposizioni borghesi e fasciste, pagate da stati esteri, dal proseguire nelle azioni violente che stavano provocando la forte reazione popolare.

Il 10 Gennaio scorso si è avuto l’insediamento del nuovo mandato del Presidente Maduro, presidente quindi legittimamente e democraticamente eletto dal popolo con ampia maggioranza (70%), mandato che si concluderà nel 2025. La presenza alla cerimonia d decine di Capi di stato e delegazioni di decine di stati del mondo libero hanno sancito anche la legittimità internazionale del Presidente.

Naturalmente un dramma nella visione degli USA, che hanno già tentato diversi golpe militari prima contro Chavez ora contro Maduro. Il sostegno forte tra le fila dell’esercito ha finora messo al sicuro la democrazia del Paese, ma ancora non si arrendono.

Oggi hanno deciso di giocarsi una nuova carta, dopo le tremende sanzioni economiche che affossano l’economia del Paese da anni, e che bloccando acquisti di alimenti e medicine, ricadono per intero sulla popolazione. Ora cercano lo scontro aperto, con la criminale scelta di autoproclamarsi presidente ad interim, subito riconosciuta da Washington, e chiedendo all’esercito ed alle forze di polizia di non riconoscere il Presidente Maduro come tale e di obbedire d’ora in avanti a lui, questo, udite udite, per evitare spargimenti di sangue nel Paese, da il via alle violenze e chiede che questo nuovo tentativo di golpe, che per definizione è antidemocratico, venga appoggiato anche da altri stati oltre agli USA (quelli che con grande senso di ironia si autodefiniscono esportatori di democrazia).

Basterebbe questo appello perché in ogni stato democratico un giudice emetta un immediato mandato di arresto per alto tradimento e attività eversiva, ma scommetto che se accadesse, come sarebbe giusto e doveroso, in Venezuela si troverebbero stuole di pennivendoli anche sedicenti di sinistra, disposti a scrivere che nel Paese di Caracas si attenta alla libertà democratica arrestando un criminale golpista.

Basta fare un parallelo con le violenze perpetrate dalle forze di polizia sui “gilet Jaunes” in Francia per vedere quale sia la considerazione delle manifestazioni di dissenso e protesta non gradite ed il trattamento loro riservato anche dai mezzi di stampa.

La posizione del Venezuela sul piano internazionale è pericolosa per gli USA, l’avvicinamento progressivo verso l’orbita russa e cinese, spinge all’azione immediata gli USA per evitare di trovarsi con un Paese rafforzato economicamente e militarmente, il Venezuela non è sulla carta un boccone semplice per i suoi vicini, e temo che presto avremo modo di verificare la loro preparazione tattica e strategica.

Gli accordi per le  basi militari russe, approdi per la Marina Militare di Mosca, il recente volo dei “Cigni Bianchi” TU-160 bombardieri strategici supersonici che attraversando l’atlantico hanno partecipato ad una esercitazione militare, spingono ora alla prova di forza gli imperialisti a stelle e strisce.

La loro influenza è aumentata in sud-america, riuscendo ad estromettere grazie a giudici corrotti, presidenti eletti come Jilma Roussef ed impedendo la candidatura del favorito Lula, qui si è davvero impedito ai leader politici di candidarsi, ma nessuno si è alzato a protestare, meno che mai da USA o UE si è mai levata una voce e neppure un sussurro.

Altri presidenti eletti si son dimostrati come dei traditori del loro mandato e parlo di Lenin Moreno, che appena eletto si è affrettato ad entrare nelle grazie del cugino Yankee.

L’elezione brasiliana, truccata con incredibili ingerenze della stampa manipolata, del web che ha prodotto notizie false a ripetizione ( ma stranamente nessuno ha accusato i “soliti” hacker russi, che fanno comodo sempre per giustificare batoste elettorali dei paladini del mainstream neoliberista e neo conservatore) e con la presenza di strateghi della comunicazione israeliani, ha poi visto l’elezione di un personaggio tanto ridicolo quanto pericoloso, Bolsonaro, che immediatamente ha minacciato di invasione il vicino Venezuela.

Duplice strategia dunque, dobbiamo attenderci un intervento armato esterno al Paese da parte di Brasile e Colombia, Paesi ormai al servizio USA, e interno con gli estremisti di una opposizione minoritaria nel Paese, ma in possesso di  mezzi economici garantiti dall’estero, che , armata e addestrata a dovere, potrebbe vedere l’inizio di un nuovo conflitto, dopo il fallimento di quello siriano con una strategia simile.

Inserire gruppi armati dall’estero, delegittimare il legittimo presidente regolarmene eletto e provocare scontri armati tra la folla di manifestanti circuiti da una apposita propaganda stile Maidan, e poi falcidiati da qualche cecchino opportunamente piazzato per versare sangue da mostrare al modo in diretta TV.

Alla luce di queste ennesime prove, possiamo quindi chiarire che per l’occidente malato, sono da ritenere democratici e Presidenti, solamente coloro che si prostrino al volere di Washington e dei loro servi sciocchi Nato, gli altri divengono automaticamente dittatori, despoti, oppressori o tiranni.

 

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo