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Inchiesta

Felicità per il ritrovamento attraverso il DNA della 129esima figlia di desaparecidos

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Rete Solidarietà Boliviana

Lei potrà incontrare suo padre e i suoi fratelli



Le Nonne di Plaza de Mayo comunicano con grande gioia il ritrovamento di una nuova nipote, la figlia di Norma Síntora, sequestrata mentre era incinta di 8 mesi, e Carlos Alberto Solsona, che finalmente potrà abbracciare dopo quasi 42 anni.

Norma Síntora (la mamma) nacque a Cruz del Eje il 9 agosto 1951. Qui ha frequentato la scuola primaria e secondaria. Nel 1968, terminò il quinto anno di scuola superiore e con suo fratello Daniel si trasferirono a Córdoba per andare all’università. Norma iniziò a studiare ingegneria elettronica. Durante lo studio nella facoltà, nel 1968, incontrò colui il quale sarebbe stato suo marito, Carlos Alberto Solsona.
Dopo un’amicizia di diversi anni, formarono una coppia, nel marzo del 1975 si sposarono e l’anno seguente nacque il loro primo figlio, Marcos.

Norma e Carlos erano attivi nel Partido Revolucionario dei Trabajadores-Ejército Revolucionario del Pueblo (PRT-ERP). Verso la fine del 1976, per la ferocia della repressione, la coppia decise di lasciare Marcos alle cure dei nonni materni per i rischi che correvano e cominciarono a pensare di andare in esilio. A quel tempo, Norma era al suo ottavo mese di gravidanza ed i piani non potevano realizzarsi. Il 21 maggio del 1977, mentre alloggiava in casa dei suoi compagni attivisti Beatriz Isolina Rocchi e Ruben Castro, a Moreno, Buenos Aires, Norma fu sequestrata insieme alla coppia. I tre, ad oggi, sono ancora desaparecidos, scomparsi.

Al momento del rapimento, Carlos Alberto era fuori dal paese e dovette andare in esilio.
Nulla si seppe più di Norma o del bambino nato in prigionia. Si presume che sarebbe potuto nascere nei centri di maternità dei campi di detenzione clandestina. 
Marcos, il figlio maggiore di Norma e Carlos, crebbe con i nonni, con una verità raccontata lentamente, guardando le foto e leggendo le lettere che suo padre gli aveva inviato. Quando compì 10 anni, suo nonno paterno Domingo Solsona lo portò al padre e l’incontro ebbe luogo.

Carlos e i nonni Solsona e Síntora presentarono una denuncia sul bambino che stavano cercando alle Abuelas (le nonne) de Plaza de Mayo.

Nel 2012, a partire da varie informazioni ricevute su una ragazza che era stata registrata da una coppia, il caso è stato risolto. La documentazione raccolta mostrava, tra le altre cose, che il certificato di nascita apocrifo era stato firmato da un dottore della polizia federale argentina e che la consegna era avvenuta a casa.

Nel 2013, il team dell’area di ricerca delle nonne ha contattato la figlia presunta degli scomparsi la quale viveva all’estero per invitarla a fare il test del DNA.

Anche il giudice Sergio Torres ha preso in mano il caso e, attraverso la rappresentanza diplomatica del paese in cui risiedeva la donna, ha provato due volte a far eseguire le analisi. A questo fine inviò un’esortazione alla Giustizia di quel paese, che tuttavia si rifiutò di autorizzare un incontro per verificare l’identità della giovane.

Nel giugno 2017, un caro amico della ragazza l’ha incoraggiata a ricercare la sua origine, ed il contatto è stato ripreso e la donna ha finalmente accettato.
Due settimane fa la nuova nipote è entrata nel paese ed è stata presentata alla giustizia mercoledì 3 aprile.

Lì ha accettato volontariamente di sottoporsi alle analisi del DNA, che hanno dato come risultato che effettivamente era la figlia di Norma Síntora e Carlos Alberto Solsona.

Le nonne hanno informato suo padre e i suoi fratelli dell’incontro i quali la attendono per abbracciarla e ricostruire oltre 40 anni di storia strappati dal terrorismo di stato.

Chiediamo, come sempre quando annunciamo una restituzione, che i tempi e la privacy delle vittime e delle loro famiglie siano rispettati in modo da non ostacolare questo delicato processo.
Questo caso rivela la trama della complicità che comporta il crimine di appropriazione dell’identità e la necessità per l’intera società di impegnarsi per risolverlo.

L’incontro tra Carlos e sua figlia non sarebbe stato possibile se non avessimo ricevuto le informazioni confidenziali, se lo Stato non si fosse impegnato nella ricerca, e se il suo amico non la avesse accompagnata a risolvere i suoi dubbi su ciò che implicava la restituzione della reale identità.

Ognuno degli anelli di questa catena ha permesso alla #Nipote129, alla #Nieta129, di tornare a casa. Ecco perché lo ripetiamo sempre: rompere il silenzio, il momento è adesso, i nipoti hanno tra i 39 ei 45 anni, aiutiamo a riparare le ferite che la dittatura ci ha lasciato.

Città di Buenos Aires, 9 aprile 2019.

Dalla pagina ufficiale delle Abuelas de Plaza de Mayo

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2268128253247510&id=178051892255167


 

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo