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Inchiesta

Aree di crisi nel mondo n. 13 del 2-8-2019

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di STEFANO ORSI

Situazione operativa sui fronti siriani del 2-8-2019


 

 

La recente offensiva siriana, lanciata nei giorni scorsi ha raggiunto l’obbiettivo di annullare ogni forma di guadagno conseguito dalle forze qaediste negli ultimi due mesi e mezzo.

La strada tra Mardeh e Suqaylabiyah è ora nuovamente percorribile in tutta la sua lunghezza.

Nel video che postiamo qui, potete osservare le fasi preparatorie all’attacco, con i pesanti bombardamenti aerei preparatori all’avanzata di terra, la tensione dei soldati prima dell’avanzata e gli ufficiali che controllano la corretta esecuzione degli ordini e la situazione sul terreno.

Molto suggestive le fasi di combattimento di terra notturno, con i carri armati e le truppe che avanzano verso la collina difesa strenuamente dalle forze di Al Qaeda.

Le Unità Tigre hanno comandato e guidato le truppe in questa importante operazione.

L’impiego massiccio di carri e blindati a supporto delle truppe ha sicuramente fatto la differenza e permesso questa vittoria.

Come vedete i carri aprono la strada alla fanteria, attorno al minuto 9, nella maniera più classica ed efficace, dando riparo e fuoco di copertura la fanteria affianca e a sua volta è protetta dai carri, avanzando poi verso le costruzioni, è la stessa fanteria a proteggere i carri da mine e fuoco di ATGM eliminando i potenziali nascondigli e bunker. Un ottimo esempio di manovra d’attacco coordinato.

Naturalmente mi sono preventivamente sincerato che i corpi dei caduti fossero censurati al fine di non urtare la sensibilità degli spettatori.

https://www.youtube.com/watch?v=–_oXMLrjqM

In seguito a questa importante serie di vittorie, nella giornata del 1 agosto le diplomazie turche, russe e siriane sono addivenute ad un accordo di base per un cessate il fuoco in provincia di Idlib, ma sempre condizionato dal ritiro delle forze terroriste di 20 Km nell’interno della provincia di Idlib, al fine di ottenere l’arretramento di artiglieria, carri e armi pesanti.

Erano gli accordi già sottoscritti in precedenza e che le forze terroriste rifiutarono di riconoscere.

Non vedo francamente motivo perchè questa volta vi ottemperino.

Da stanotte avrebbe infatti dovuto entrare in vigore, ma già abbiamo segnali della prosecuzione di attacchi da parte jihadista.

Da Latakia, nel nord della sua provincia per essere precisi, le formazioni jihadiste hanno nuovamente attaccato le truppe siriane. Diversi missili sono infatti stati lanciati contro le postazioni siriane presso Ardara e Bishalama. Anche da Hasraya ci arrivano notizie di un attacco suicida lanciato da Hayat Tahrir al Sham, un classico attacco con VBIED le immagini registrate dell’attacco sono poi state diffuse dai terroristi.

https://twitter.com/Obs_IL/status/1157237957486661632?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1157237957486661632&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.almasdarnews.com%2Farticle%2Fjihadist-suicide-attack-hits-syrian-armys-positions-in-hama-video%2F

Come da copione all’attacco suicida, sono seguite ore di attacco, che per fortuna è stato respinto.

Ieri 1 agosto poi abbiamo dovuto registrare l’ennesimo attacco che dal settore di Siria occupata da Israele, le alture del Golan, è arrivato un altro attacco contro le truppe siriane posizionate a difesa ed osservazione del nemico occupante.

La guarnigione siriana posizionata presso il villaggio di Bariqa è stata bersagliata dai razzi israeliani finora non sono state segnalate vittime, ma la tensione rimane alta.

Non è il primo attacco sicuramente, ma questi sono rivolti, senza che vi siano provocazioni, non contro forze legate all’Iran ma contro truppe siriane, che si rafforzano e posizionano lungo la zona di contatto con gli occupanti di Telaviv.

Inoltre segue di poco due attacchi israeliani avvenuti addirittura in Iraq, di uno vi abbiamo dato notizia la settimana scorsa. Fattore questo che segna una pericolosa escalation nella strategia terroristica di Telaviv e che lungi dall’intimorire gli Iracheni, ne rafforza invece la convinzione che un rinnovato legame diplomatico e militare con il vicino Iran divenga sempre più una necessità strategica per difendersi dalle ingerenze e dagli attacchi del vicino aggressore.

Israele prosegue quindi con le medesime miopi visioni strategiche che andavano forse bene fino a 5 anni fa ma che alla luce dell’attuale scenario medio orientale, risultano deleterie e addirittura ottengono il fine opposto a quello sperato nelle intenzioni criminali di chi commette questi attacchi illegittimi.

La “Mezzaluna Sciita” va ormai rafforzandosi sempre più e proprio grazie a queste ingerenze ed attacchi, trova nuova linfa e forza per procedere, sia nei fatti che nelle intenzioni dei governanti dei Paesi interessati che sono Libano, Siria, Iraq e Iran.

I progetti comuni di una linea ferroviaria che colleghi l’Iran al Mediterraneo, progetto propedeutico anche alla Belt and road initiative (Nuova via della Seta) vede un forte interesse economico cinese nella regione, per cui è difficile immaginare che i diversi attori non vi fiutino un affare importante per tutti loro, e chiaramente Israele non subodori di trovarsi messo in disparte e relegato ad un ruolo sempre più marginale nelle politiche della regione.

L’arrivo al mediterraneo, direttamente del petrolio Iraniano e di quello iracheno, mette in serio forse le speranze israeliane di riuscire a piazzare il suoi prodotti petroliferi e gassosi, meno economici di quelli persiani e del gas egiziano, viviamo un periodo di surplus energetico in cui il prezzo delle risorse viene artificiosamente tenuto alto per favorire il commercio del costoso petrolio e gas di scisto americano, da un lato, e maggiori guadagni per i petrolieri arabi e anche russi dall’altro.

Ecco la ragione per cui gli USA operino per contrastare in ogni modo il North Stream due , gasdotto che arriva dalla Russia alla Germania, rendendo di fatto Berlino indipendente da ogni fornitura USA, e come siano stati sabotati i progetti per il South Stream che avrebbe visto il nostro Paese come operatore principale nella sua realizzazione, attraverso Saipem, e anche provocando la guerra in Libia, che minaccia i nostri notevoli interessi regionali.

Il caso Regeni può non essere estraneo a questi giochi di potere.

In Siria oltretutto , attraverso le milizie mercenarie curde YPG e arabe SDF, gli USA controllano ed occupano di fatto tutta la parte orientale del Paese, e in questo settore controllano anche le riserve petrolifere siriane, i famosi pozzi di “Omar”, possono anche sabotare da queste posizioni, hanno anche il controllo sul settore della base di Al Tanf nel settore sud orientale siriano, ogni iniziativa congiunta siro-irachena.

Ormai è di comune dominio il fatto che gli USA abbiano riciclato le milizie ISIS invece di eliminarle, ricollocandole proprio nelle SDF, ma finché lo denunciavamo noi non faceva nemmeno testo, , ma quando a denunciarlo diviene la fonte stessa pro “rivoluzione” siriana come l’Osservatorio per i diritti umani in Siria (SOHR) la questione diviene evidente a chiunque, essendo fonti multiple a denunciare un dato di fatto.

Qui trovate l’articolo diffuso dall’SOHR in cui apertamente parla dei problemi che gli ex ISSI stanno causando nelle SDF.

http://www.syriahr.com/en/?p=136251

C’è anche un altro aspetto che accusa nuovamente gli USA, infatti Washington continuerebbe ad operare in Siria addestrando terroristi e inserendoli nei territori controllati dal governo legittimo, per causare attentati e sabotaggi, attacchi contro le forze siriane e omicidi mirati, come ad esempio il sindaco di Daraa ucciso pochi giorni fa in un attentato.

Si registrano infatti continui attacchi ISIS contro le forze siriane e chi ci segue sa bene come da subito abbiamo esaminato e studiato la situazione concludendo che proprio dalla base di Al Tanf arrivassero sia i terroristi ISIS che i rifornimenti ad essi destinati per riuscire a proseguire la loro permanenza nefasta nel deserto tra Tadmur, l’antica Palmira, Deir Ezzour e Al Suweida.

In questi giorni abbiamo letto precise accuse da parte russa, che confermano per l’appunto ogni nostro sospetto ed analisi.

Gli USA hanno proseguito nei loro appelli ai Paesi europei perchè inviassero truppe in Siria, ma anche la Germania ha risposto in maniera decisa con un secco no.

Le spregiudicate politiche americane non si fermano di certo ad un no, dei loro , ritenuti, sudditi, per cui minacciano apertamente di liberare la moltitudine, di prigionieri ISIS , circa 800, con indicazione di rientrare, magari armati, in Europa, con ogni mezzo, questo perchè dicono di non volersene occupare  e che se ne debbano fare carico i Paesi Nato europei.

Anche di fronte a queste minacce pesanti, pare che gli europei stiano opponendo un rifiuto unanime, non risulta che questa richiesta sia stata fatta anche all’Italia, vedremo il nostro governo tutto filo USA come risponderà in caso arrivi richiesta esplicita.

In Iran nel frattempo la situazione è stabile, ovvero prosegue la tensione tra le forze NATO e l’Iran dopo i sequestri incrociati di una petroliera iraniana a Gibilterra ed una inglese nello stretto di Hormuz.

Al momento si esclude uno scambio di navi, ufficialmente, ma al momento ci appare anche come l’unica vera strada praticabile per uscire dall’impasse.

Nel frattempo però, per esercitazione congiunta, una nave da guerra russa è giunta in Iran dove eseguirà manovre e simulazioni con unità della marina di Teheran.

Le sanzioni americane sono state ulteriormente estese e colpiscono anche la persona del ministro degli esteri Zarif, giustificandolo con l’esigenza USA di avere un nuovo accordo sul nucleare, dopo che di loro iniziativa avevano distrutto gli accordi precedentemente siglati, chi li capisce temo non sia bravo ma folle come loro.

Macron, presidente francese, è stato rimesso al suo posto dal presidente iraniano Rohani, in una telefonata ha infatti ribadito come l’Iran sia garante della regione del Golfo e che siano stati i Paesi europei i responsabili della crisi sul nucleare non avendo voluto opporsi alle sanzioni che gli USA hanno imposto anche alle imprese europee in funzione anti iraniana.

Hong Kong diviene invece un nuovo fronte di scontro e tensione internazionale.

Nella città che fu protettorato inglese e ora città autonoma, Pechino si trova ad affrontare un’evidentissima inerenza straniera che ha organizzato proteste al fine di causare tensioni sempre maggiori contro la Cina.

Pechino pare intenda muoversi a tutela degli interessi nazionale e con la massima fermezza, ma anche con gradualità, se le vie pacifiche non dovessero riportare la calma, è pronta ad agire sul modello di piazza Tienanmen, ovvero muovendo l’esercito che si va disponendo ai confini della provincia autonoma.

Probabilmente ci troveremo presto di fronte alla piena inclusione della città nell’ambito della giurisdizione e legislazione cinese con la fine dell’autonomia di cui finora ha goduto.

 

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo