Mettiti in comunicazione con noi

Inchiesta

Serena Mollicone, punti deboli e la tentazione di scuotere la pianta

Procura della Repubblica di Cassino, avvocati difensori, avvocati di parte civile. Tutti impegnati a cercare i punti deboli nelle motivazioni della sentenza che ha assolto i cinque imputati per l’omicidio di Serena Mollicone.

Pubblicato

su

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Procura della Repubblica di Cassino, avvocati difensori, avvocati di parte civile. Tutti impegnati a cercare i punti deboli nelle motivazioni della sentenza che ha assolto i cinque imputati per l’omicidio di Serena Mollicone.

236 pagine passate al setaccio. Tutti ostentano fiducia e sicurezza, normale. La stessa fiducia e sicurezza del 15 luglio 2022.

Ci sono punti deboli da sfruttare? Una domanda a cui noi non possiamo rispondere, non abbiamo le necessarie competenze. Possiamo fare, però, delle considerazioni.

In Corte d’Assise a Cassino è stata sentita Anna Rita Torriero, ex amate di Santino Tuzi. La Torriero ha confermato di aver visto Serena Mollicone davanti l’ingresso sia della vecchia che della nuova caserma dei Carabinieri di Arce. Secondo i giudici della Corte d’Assise la circostanza non ha molta importanza, dato che Serena e Marco Mottola si conoscevano da anni. In realtà le dichiarazioni della Torriero possono avere una certa importanza.

La nuova caserma dei Carabinieri di Arce diventa operativa nel 2000 e Marco Mottola ha dichiarato che Serena Mollicone non  ha mai messo piede nella nuova caserma. Certamente non da sola.

Potrebbe essere una circostanza oggetto di approfondimento in Corte d’Assise d’appello. In realtà costituisce un punto debole anche per la Procura. Perché probabilmente il rapporto che legava Santino Tuzi e Anna Rita Torriero andrebbe visto anche in chiave diversa da quella sentimentale. Cosa spinge Tuzi a comprare una sim non intercettabile per parlare con la Torriero? Perché, la  mattina in cui Tuzi si spara, dopo essersi recato a casa della donna il brigadiere doveva incontrare la Torriero per una seconda volta presso il convento di Ceprano? Cosa dovevano dirsi riservatamente?

La Procura di Cassino ha sempre dato molta importanza alla testimonianza della barista Simonetta Bianchi che la mattina del 1° giugno 2001 vede entrare nel Bar della Valle un ragazzo e una ragazza. La Bianchi inizialmente riconosce, da una foto, in Marco Mottola il ragazzo visto entrare con una ragazza che poteva somigliare a Serena Mollicone. La barista messa a confronto con Marco Mottola dirà che non è lui il ragazzo. La Bianchi dichiara anche che i due ragazzi salgono su una Y10 bianca, come l’auto in uso a Marco Mottola. In auto, però, la Bianchi vede altri due passeggeri. Un ragazzo e una ragazza. I carabinieri nell’informativa del 2019 fanno nome e cognome di questi giovani, uno dei nomi lo ritroviamo oggi nella giunta municipale di Arce. Secondo i carabinieri questi giovani hanno viaggiato con Serena e da 22 anni coprono l’assassino. Accuse gravissime ma la Procura non ha ritenuto di avere elementi sufficienti per iscriverli nel registro degli indagati.

Sempre secondo la Procura della Repubblica di Cassino sono stati Franco e Anna Maria Mottola a trasportare il corpo di Serena Mollicone. Tutti gli elementi raccolti, però, sembrano indicare che il confezionamento del corpo e il trasporto sono opera di persone con esperienza in campo edile. Sempre nell’informativa dei carabinieri del 2019 sono indicati, sempre con nome e cognome, soggetti con competenze in campo edile e gravati da possibili circostanze indizianti. Anche in questo caso la Procura non ha ritenuto di avere elementi sufficienti per l’iscrizione nel registro degli indagati.

Quindi è la stessa Procura della Repubblica a ritenere che diversi aspetti, cruciali, dell’informativa dei Carabinieri sono privi dei sufficienti elementi probatori.

Il vero punto debole rimane la mancanza di movente. Se non conosciamo il movente, come possiamo individuare tutte le persone coinvolte nel delitto? Non basta la prova scientifica, che in questo caso è semplice ipotesi scientifica. Non basta “lo ha detto la Cattaneo”, dato che il mondo accademico è pieno di cattedratici con la stessa esperienza e credibilità della Professoressa Cattaneo pronti a sostenere il contrario. Inoltre già esiste una sentenza passata in giudicato che stabilisce che Serena è stata colpita alla testa con corpo contundente. Consideriamo anche che esistono impronte digitali trovate sul nastro adesivo e che non appartengono agli imputati.

Che fare ora? Scuotere la pianta per vincere la presunta omertà? A qualcuno potrebbe venire questa tentazione. Invece sarebbe più utile individuare finalmente chi ha dato un passaggio a Serena, il movente e chi trasporta il corpo a Fontecupa.

L’omicidio di Serena è nato per strada e solo la strada può dare la soluzione.

RIPRODUZIONE RISERVATA ©