Mettiti in comunicazione con noi

Inchiesta

Mirella Gregori, “poteva prendere anche me”

Un documento del Sisde potrebbe indicare la strada per la verità.

Pubblicato

su

Credit foto https://lagiustizia.net/caso-orlandi-mirella-gregori-il-grande-bluff/

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Nella misteriosa vicenda di Mirella Gregori esiste un documento che potrebbe indicare la strada verso la verità. Un documento reso pubblico dal giornalista Tommaso Nelli che lo ha trovato negli archivi della Procura della Repubblica di Roma.

Un documento del Sisde, il servizio segreto civile, che riporta frammenti di una conversazione avvenuta alle ore 15.30 del 26 ottobre 1983 nel bar dei genitori di Sonia De Vito, una delle migliori amiche di Mirella Gregori. Frammenti raccolti da una “fonte attendibile”. La conversazione è tra Sonia De Vito e una ragazza non identificata: “…certo…, lui ci conosceva, contrariamente a noi che non lo conoscevamo…quindi poteva fare quello che voleva …come ha preso Mirella poteva prendere anche me, visto che andavamo insieme…”.

Proviamo ad analizzare queste parole che potrebbero contenere più di quanto possa sembrare. Analisi che non vuole essere atto d’accusa. Sonia De Vito usa il plurale “lui ci conosceva”, “noi non lo conoscevamo”, eppure Mirella avrebbe potuto incontrare il soggetto ignoto in altri contesti e non in presenza della De Vito. Eppure dopo la scomparsa di Mirella, Sonia De Vito è preoccupata come è specificato nel documento del Sisde “La figlia del gestore, nel pronunciare le frasi di cui sopra, appariva preoccupata e palesemente toccata dall’argomento”. Mirella era una cara amica normale che fosse “toccata” ma perché preoccupata? Un testimone riferisce che i genitori di Sonia diventano molto protettivi dopo la scomparsa di Mirella.

“Lui ci conosceva contrariamente a noi che non lo conoscevamo quindi poteva fare quello che voleva”, può sembrare una considerazione ovvia ma che può offrire anche ulteriori considerazioni. Ipotizziamo che il soggetto ignoto si sia presentato solo con il suo nome, falso, e dando pochi particolari sulla propria vita mentre aveva raccolto molte notizie su Mirella e Sonia. Infatti l’ignoto che citofona a casa Gregori conosce il nome del compagno di scuola delle medie di Mirella.

“Come ha preso Mirella poteva prendere anche me, visto che andavamo insieme”, anche qui perché la De Vito temeva di diventare possibile vittima del soggetto ignoto? Che poteva aver notato Mirella a scuola o nel bar di famiglia in via Volturno o in qualsiasi altra circostanza. Inoltre perché dire “visto che andavamo insieme”? Mirella e Sonia, specialmente nell’ultimo anno, si incontravano quasi esclusivamente nel bar dei De Vito. Certo “andare” poteva voler dire che stavano insieme al bar ma non è logica come interpretazione. Mirella e Sonia non rischiavano nulla nel bar dei De Vito, che si trovava vicinissimo ad un commissariato di Polizia tra le altre cose. Effettivamente Mirella scompare mentre stava “andando” ad un appuntamento. Bisognerebbe quindi approfondire questo “andare insieme”.

La nota del Sisde si chiude così “Si segnala inoltre che il cameriere di bassa statura e a nome Marco, che lavora presso il predetto esercizio, potrebbe essere a conoscenza di ulteriori notizie sulla circostanza in quanto, pare, riscuota la fiducia della figlia del gestore”.  Il cameriere in realtà si chiama Giuseppe ed è stato intervistato dallo scrittore Fabio Rossi. Per strana coincidenza un Marco entrerà, anni dopo, nella vicenda di Mirella Gregori con un ruolo tutto ancora da definire.

Resta anche da chiarire la natura della “fonte attendibile” del Sisde. Un loro agente o confidente che ha la “fortuna” di ascoltare questa conversazione? Il Sisde aveva provveduto a “curare” il bar dei De Vito con intercettazioni e l’uso di una “balena”? In caso affermativo esistono ancora le intercettazioni?

Sonia De Vito ha molto sofferto per la scomparsa di Mirella e ha dovuto subire il peso del sospetto. Sospetti che non hanno mai trovato riscontro. Certamente il documento del Sisde offre spunti investigativi interessanti. Grazie alle indicazioni di Maria Antonietta Gregori sarebbe ancora possibile ricostruire abitudini e spostamenti di Mirella negli ultimi sei mesi . Perché la soluzione del caso è probabilmente legata “all’andare”.

Tutto sembra indicare un soggetto che per mesi ha frequentato gli ambienti vicini a Mirella, raccogliendo notizie. Forse in precedenza aveva già incontrato Mirella in un contesto sicuro e dall’apparenza professionale. Un soggetto che viveva ad una certa distanza dalla via Nomentana e che non correva il rischio di essere riconosciuto ad operazione conclusa. Forse ha alterato i tratti somatici. Se ha usato la trappola della falsa citofonata sapeva che Mirella non lo avrebbe mai incontrato in un contesto informale e di sabato.

Ipotesi certo ma sicuramente l’ignoto rapitore nel raccogliere informazioni su Mirella ha lasciato tracce. Che possiamo e dobbiamo individuare.

Nota: “balena”, un veicolo dotato di apparati di sorveglianza.

RIPRODUZIONE RISERVATA ©