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Inchiesta

Josè Garramon, una verità a metà

Molti indizi portano ad ipotizzare la presenza di un secondo veicolo e di altre persone coinvolte tra cui, forse, una donna. Ipotesi che una nuova indagine potrebbe confermare o smentire.

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Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Un sabato pomeriggio di dicembre. Il 20 dicembre 1983. Mancano cinque giorni a Natale e Roma si prepara con la spensieratezza della falsa ricchezza degli anni 80. In una città dai milioni di volti, un bambino di 12 anni esce dal civico 99 di Via dell’Aereonautica. Si chiama Josè Garramon figlio di un diplomatico uruguaiano. Sono le 17 e 30 ed è già buio. Il tempo non è bello, il cielo minaccia pioggia. Josè non deve fare molta strada. Deve recarsi in Viale America 33 dal barbiere. Una distanza breve, in una zona trafficata. Arriva dal barbiere intorno alla 18.

Intorno alle 18.45 lascia il negozio del barbiere. In pochi minuti dovrebbe tornare a casa. Intono alle 19.40 un bus Atac della linea Infernetto-Ostia percorre Viale di Castel Porziano. Una strada buia, con vegetazione fitta su entrambi i lati. Riservata al traffico dei mezzi del trasporto pubblico. L’autista nota un corpo in una cunetta sul lato della strada. Il corpo di un bambino, adagiato sul lato destro. Privo di una scarpa e di un calzino. Vengono chiamati i soccorsi. Il bambino purtroppo muore. Il suo nome è Josè Garramon.

Gli investigatori si pongono subito una domanda, come è arrivato Josè in Viale di Castel Porziano partendo da Viale America? Una distanza di oltre 20 km. Inizia anche la ricerca del pirata della strada che ha investito Josè Garramon. Nelle prime ore del 21 dicembre i carabinieri, casualmente, in via Cilea fermano un giovane fotografo romano. Marco Accetti che si trova in compagnia di una donna. Stavano cercando di recuperare il furgone incidentato che Accetti aveva nascosto in via Dobbiaco 59.  Lui ha investito Josè Garramon.

Marco Accetti è stato processato e condannato. Per omicidio colposo e omissione di soccorso. Non per rapimento. Quindi sappiamo chi ha investito Josè ma non sappiamo com’è arrivato in Viale di Castel Porziano.

Josè Garramon viene investito mentre attraversava la strada da destra verso sinistra, forse correndo, rispetto alla direzione di marcia del furgone guidato da Accetti. Viene investito di spalle, con il busto ruotato di 30° gradi verso la propria destra quindi in direzione della calandra del furgone che presenta notevoli danni. Il furgone viaggiava a circa 60 km orari. Il corpo viene trascinato di qualche metro e lasciato nella cunetta.

https://www.vistaconlocchiodidio.it/segnali-verita-e-giustizia-per-jose-garramon-la-testimonianza-della-madre/

Quindi Josè attraversava la strada. Non ci sono abitazioni in quel punto. Fuggiva dal furgone di Marco Accetti? Gli investigatori non hanno trovato tracce del bambino sul furgone. Inoltre se Josè scappava dal furgone perché corre davanti al mezzo e non nella direzione opposta? Nessuna traccia, così dichiara Accetti nel suo blog https://marcofassoniaccetti.wordpress.com/tag/blog/, del passaggio  di Josè nemmeno nell’appartamento nella disponibilità di Marco Accetti e distante pochi km da Viale America. Allora come arriva Josè in viale Castel Porziano?

Non sarebbe salito in auto con chiunque, tanto più che era atteso a casa. Una persona che conosceva e di cui si fidava, altrimenti si sarebbe ribellato. Accetti conosceva il piccolo Josè? L’unico indizio che lega i due è l’aver frequentato la stessa scuola: St. George School. Josè sale in auto con una donna? Una presenza femminile poteva essere rassicurante.

A livello puramente ipotetico è possibile collocare un secondo veicolo, oltre il furgone di Marco Accetti, in Viale di Castel Porziano. Un veicolo su cui si trovava Josè o su cui doveva salire. Del resto è la strada ideale per un appuntamento. Poco trafficata, passano solo bus Atac che passano sempre alla stessa ora, al netto dei ritardi cronici di Atac.

Molti indizi portano ad ipotizzare la presenza di un secondo veicolo e di altre persone coinvolte tra cui, forse, una donna. Ipotesi che una nuova indagine potrebbe confermare o smentire.

La dinamica della vicenda di Josè Garramon è molto simile a quella dell’omicidio di Caterina Skerl https://ilsudest.it/attualita/cronaca/2022/08/01/caterina-skerl-una-tomba-vuota-e-il-vuoto-di-coscienza/. Uccisa nel gennaio 1984. Anche lei scompare mentre è in strada e viene ritrovata morta in aperta campagna. In un luogo dove sarebbe andata solo con una persona di cui si fidava. No non sono collegati i due casi, nessun serial killer. Resta da chiarire come Marco Accetti viene a sapere che la tomba di Caterina Skerl era vuota. In entrambi i casi, però, sono stati probabilmente traditi da qualcuno che conoscevano.

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