Mettiti in comunicazione con noi

Cultura

Socrate ed il green pass

Intervista immaginaria a chi ci ha insegnato cos’è la libertà di pensiero.

Avatar photo

Pubblicato

su

Credit foto Pinterest

di Rosamaria Fumarola

R. Caro Dottore, prima di incominciare desidero ringraziarla per l’onore che mi ha fatto accettando il mio invito.

S. Sono io che la ringrazio…a patto che non mi chiami mai più Dottore!

R. Professore andrebbe meglio?

S. Ma per carità! I professori credono di sapere ed invece io com’è noto, no. Guardi, una delle ragioni che mi hanno spinto ad incontrarla è stata la possibilità di imparare qualcosa e per questo sono io che devo  ringraziarla.

R. Vorrei partire da lei se permette. Da quando scelse di suicidarsi, al termine del processo che nel 399 a.C. la vide imputato e condannato in quel faro di libertà e democrazia che un tempo fu Atene,  il mondo non cessa di interrogarsi sulle ragioni della sua morte…e qualche anno mi pare sia passato.

S. Ma dice davvero? Non ho mai pensato di andare oltre la mia vita. Anche per questo non ho lasciato nulla di scritto. Io credo che il pensiero si esprima attraverso l’oralità  non tramite la scrittura, che è un elemento più stabile sì,  ma che è come uno strumento capace di produrre un suono solo, sempre lo stesso e per questo falso. Peraltro se non fosse stato per Platone e Senofonte della mia morte non avreste saputo granché e forse sarebbe stato giusto così.

R. Ed invece non andata in questo modo, per fortuna!

S. La prego non si produca in lodi diretti o indiretti alla mia persona, che forse non merito e che certamente lei non ha bisogno di fare per essere ascoltata. Anche ai miei tempi certi complimenti piacevano ai più, ma come credo sappia, io non sono tra questi.

R. Va bene. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa di quei cittadini del mio tempo che rifiutano il green pass, quell’atto che certifica che il suo possessore si è regolarmente vaccinato contro il Covid 19, un virus che in poco tempo ha ucciso nel mondo milioni di persone. Il vaccino garantisce a coloro a cui viene somministrato di non ammalarsi e questo con una percentuale molto alta, di poco inferiore al 100%. La sperimentazione per forza di cose è avvenuta in tempi molto ristretti. Una percentuale minima di cittadini ha risposto male alla cura in qualche caso, un numero risicatissimo e comunque fisiologico, sviluppando reazione che hanno portato alla morte. È questo il motivo per il quale sono nati un po’dappertutto gruppi di cittadini contrari all’obbligo vaccinale ed alla relativa certificazione. Da noi è però obbligatorio essere dotati del green pass per entrare in un ristorante o a teatro. Anche per lavorare e per quasi tutte le altre  attività quotidiane, gradualmente il governo sta introducendo l’obbligo del green pass, un obbligo che come può ben comprendere ha forza di legge. A quest’obbligo vi sono coloro che in nome della libertà di pensiero si sottraggono. Secondo tali obiettori l’imposizione del vaccino anti Covid 19 e quello del relativo green pass sarebbero espressione di una politica impositiva e dittatoriale. Per usare una parola che le potrà suonare più familiare, di una tirannide.

S. Esiste dunque oggi una cura che precede la malattia e la evita? Sono ammirato! Lo vede che gli uomini buoni sono e sono sempre stati molti di più di quanto non si voglia credere? Ci sono delle vite esemplari ma sono sempre vite e non è forse un bene considerarle eccezionali.

R. Lei la pensa come Andy Wharol e David Bowie, due artisti che nello scorso secolo hanno creduto che si potesse essere eroi anche solo per un giorno?

S. Un solo giorno non è di alcuna utilità per nessuno. Il concetto di eroe che tanto ha influenzato noi greci ed ancora riesce a trovare la sua ragion d’essere tra di voi a quanto pare, non mi appartiene. Pensare ed agire secondo coscienza deve essere un esercizio a cui quotidianamente abituarsi e non è cosa fuori dell’umano, tutt’altro! Lo dimostrano tutte quelle persone e sono milioni, che agiscono per il bene proprio ed altrui, che continuano a farsi delle domande cercando risposte sempre nuove. Della maggior parte di esse non conoscerà mai il nome.

R. Mi trova d’accordo. Ma cosa pensa invece degli obiettori?

S. Vede, in genere mi dipingono come uomo di fede aristocratica ed in parte è così. Ciò che invece non è parziale è il mio rispetto delle istituzioni e delle leggi di qualunque governo siano espressione. Credo che la mia storia lo dimostri ampliamente.

R. I contestatori di cui le ho parlato hanno diritto secondo lei di appellarsi alla libertà di coscienza?

S. Ne sono molto colpito ma devo precisare che pur trattandosi di libertà, più che di coscienza mi sentirei di chiamarla di stupidità e non solo:  anche libertà di pensare solo a sé. In più di una circostanza in vita mia ho pubblicamente combattuto questo presunto diritto. Io non sono mai stato un sofista, uno di coloro che credono che esista e debba prevalere solo una verità, quella individuale. Per me la verità è un processo lungo ed irto di ostacoli a cui giungere attraverso il dialogo con l’altro. Non sempre questo mio convincimento è stato in grado da solo di formare i giovani con cui ho avuto il piacere di dialogare. In alcuni casi come quello di Alcibiade, che ha ritenuto ad un certo punto di aderire alla causa spartana, no. Sono stato processato in fondo anche per questo, ma non mi sento responsabile di ciò che ha fatto Alcibiade, ma solo di ciò che ho compiuto personalmente. Anche le leggi devono indirizzarsi alla valutazione dei comportamenti individuali.  Sulla base di questo principio nel caso della battaglia di Arginuse ad esempio…

R. Gentile Socrate, so a cosa si riferisce ma credo che non tutti i nostri lettori conoscano nel dettaglio le vicende di cui parla…

R. Ha ragione. Tornando agli obiettori del green pass la prima cosa che mi sento di dire loro è che non deve esistere una libertà di ledere l’altro. Nessuna legge giusta la difenderà mai e dunque nemmeno io. Ma mi corre l’obbligo di aggiungere che costoro tirano in ballo la libertà di coscienza anche quando la sola cosa da prendere in considerazione sarebbe la scienza, quella dei numeri. Il Covid 19,  lei mi dice che ha ucciso nel mondo decine di milioni di persone (non vaccinate) e che continuerà a farlo. È dunque un nemico certo ed insidioso. Il numero dei morti in seguito alla somministrazione del vaccino è quello fisiologico: un numero risicato ed  insignificante se paragonato a quello dei decessi a causa del morbo. Gli obiettori preferiscono morire di Covid 19, mi pare del tutto evidente. Mi permetta di ricordare a questa gente che quelle libertà che danno per scontate e che derivano dalle istituzioni democratiche, sono il frutto di scelte precise compiute da chi li ha preceduti anche molto,  moltissimo tempo fa, scelte che sono per lungo tempo costate la vita di chi le ha difese. Atene ha voluto la democrazia, anche se non esattamente quella che voi oggi chiamate così e la democrazia è uno dei modi per una società di organizzarsi, ma non il solo. Se si decide di vivere assieme e non isolati, ognuno per sé, è fondamentale scegliere le modalità e le regole del vivere comunitario. Non si potrà poi far valere l’interesse individuale a proprio piacimento. Io ho sempre perseguito il bene degli Ateniesi, non il mio e per la difesa di questo ho preferito morire, per il rispetto delle leggi di Atene. Non credo che avrei mai messo in discussione la bontà di un provvedimento posto a difesa della vita degli Ateniesi. Questa è roba da sofisti e come ho già detto io non lo sono mai stato, nonostante alcuni, tra cui il tanto amato Aristofane, si siano permessi di scriverlo per farne oggetto delle grasse risate del pubblico. Ecco, forse quel pubblico che ha creduto ad Aristofane, al ritratto che ha fatto di me nelle sue commedie, come di un filosofo dedito ad attività inutili per il bene della comunità come misurare il salto delle pulci, sì quel pubblico pronto a credere a qualunque cosa, non è infondo lontanissimo dai vostri obiettori. Vede, io Aristofane lo comprendo perché scriveva commedie e ci sono aspetti delle commedie tipici, ricorrenti e necessari affinché le rappresentazioni comiche possano essere considerate tali. L’odio degli Ateniesi nei miei confronti lo comprendo di meno, sebbene sappia che motivi politici mi hanno portato alla condanna, che come sa ho inteso rispettare fino in fondo. Non si risponde infatti ad un’ingiustizia con altra ingiustizia, questo principio mi è  caro più di ogni altro. Ho difeso gli Ateniesi fino alla morte, non commettendo violazione dei loro provvedimenti. Se devo individuare una differenza tra la mia idea di libertà e quella dei vostri obiettori, la trovo come ho già detto, nel mio  disinteresse per un bene esclusivamente individuale, che non appartenga ad una comunità.

R. Grazie per le sue parole Socrate, sono state dirimenti per la comprensione delle problematiche che ho sottoposto alla sua attenzione…

S. Non mi ringrazi, piuttosto porti un gallo ad Asclepio, non se ne dimentichi… no, mi scusi ho fatto confusione! Alla prossima!

R. Alla prossima!

(L’invito finale di Socrate di portare un gallo ad Asclepio è quello che il filosofo rivolse a Critone negli attimi che precedettero la sua morte. Sul suo reale significato  permangono tuttavia dei dubbi. In genere si insegna che è da considerarsi il ringraziamento al dio della medicina per averlo salvato con la morte dalla malattia della vita. Per altri è invece sì il ringraziamento rivolto alla divinità,  ma per la morte tramite cicuta, che non era consentita a tutti per il costo della sostanza venefica e che era senz’altro la meno dolorosa e cruenta tra le modalità previste. Per altri ancora è il grazie per aver salvato la parte migliore del filosofo, quella che gli ha consentito di giungere fino a noi e di essere ancora maestro indiscusso di civiltà. Vi sono  molte altre interpretazioni dell’invito di Socrate di portare un gallo ad Asclepio, ma all’ ultima ricordata dovendo scegliere, la sottoscritta sente di far riferimento)

RIPRODUZIONE RISERVATA © 

Scrittrice, critica jazz, giurisprudente (pentita), appassionata di storia, filosofia, letteratura e sociologia, in attesa di terminare gli studi in archeologia scrivo per diverse testate, malcelando sempre uno smodato amore per tutti i linguaggi ed i segni dell'essere umano