Mettiti in comunicazione con noi

Cultura

Andrea Cubeddu, cantante, si racconta: “Cerco di colmare la componente di instabilità che il mio lavoro prevede”

In “Eudaimonia” viaggiano parallelamente tempo presente e passato mitico. Il mito greco, nel suo vasto resoconto del vivere umano, è fonte di riflessione e ispirazione. La musica è figlia del Mediterraneo e accompagna dolcemente l’ascoltatore nel viaggio che dalle parole prende forma. Un viaggio da vivere intensamente per imparare a conoscere un po’ meglio anche noi stessi.

Pubblicato

su

https://www.youtube.com/watch?v=zH7rAxdmBqA

a cura di Fabia Tonazzi

Eudaimonia” è il titolo del nuovo album di Andrea Cubeddu, cantautore sardo classe ’93 che dopo i primi due album in lingua inglese e in pieno stile blues & roots (“Jumpin’Up And Down” del 2017 e “Weak Like A Man” del 2019), ha intrapreso un nuovo percorso di sperimentazione musicale e testuale, dapprima con “Nostos” (2020) e poi con questo nuovo album, entrambi in lingua italiana. 

photo credit Facebook

Andrea Cubeddu

“TU” in tre pregi e tre difetti, hobbys e di cosa ti occupi.

Testardo, emotivo e nostalgico. Credo valgano sia come pregi che come difetti, visti da differenti angolazioni. Per quanto riguarda gli hobbies, ogni tanto mi dedico al disegno. Leggevo tanti fumetti da bambino e sognavo di diventare un fumettista come quelli giapponesi e di fare un fumetto tutto mio! Poi con il tempo è arrivata la musica, la mia principale occupazione, e le altre mie passioni sono passate in secondo piano. Nel tempo libero riprendo in mano la matita e mi metto all’opera. La copertina del mio ultimo album, “Eudaimonìa”, è di mia creazione. Non riesco a dare al disegno il tempo che gli diedi da ragazzo, ma cerco di fare il possibile per tenere la mano in allenamento. Infine, faccio il cantautore. Canto le mie canzoni per strada e per locali e festival in tutta Italia.

Il tuo rapporto con il tuo lavoro, ti piace quello che fai? Per te è una passione vera o ti sei adattato al contesto in cui vivi?

Il mio lavoro mi piace. Lo faccio tanto per il fatto che riesco a viverci quanto per passione. Senza la passione non so se sarei riuscito ad arrivare fin qui, probabilmente avrei mollato prima. La performance artistica è la parte meno complessa, paradossalmente, del lavoro del musicista. Dedico la maggior parte del mio tempo a organizzare gli eventi in cui poi dovrò andare a suonare. E’ la parte più difficile, lunga ed estenuante. La pandemia attuale non ha di certo aiutato, ecco, anzi. Ma si va avanti!

Quali ostacoli, se ci sono stati, hai sperimentato durante il percorso e come li hai superati? Cosa diresti a chi comincia un percorso come il tuo. Quanto è stata importante per te la passione che hai messo in quello che stavi realizzando.

Gli ostacoli sono tanti. Il lavoro del musicista è tanto precario. Mi può venire annullato un evento con poco o nessun preavviso, per esempio, per causa maltempo o per la mancanza di un pubblico sufficiente per la serata. Per quanto io cerchi stabilità in questo settore, difficilmente la trovo. Se poi ci aggiungo il fatto che devo viverci, il grado di difficoltà aumenta. Per chi fa il cantautore/musicista per hobby, l’annullamento di una data, la riduzione di un cachet o addirittura il suonare gratis, “per farsi conoscere”, non fa differenza. Per me si, eccome se la fa.
A chi inizia un percorso come il mio, dico solo che è dura, tanto dura, e che ci vuole tanta passione e fiducia nelle proprie capacità. Ho ben pochi consigli da dare, in questo periodo. Nel 2020 ho fatto un cambio di rotta, passando dal cantare in inglese all’italiano, ed alcuni dei contatti e dei locali in cui suonavo non sono interessati al nuovo progetto. Ne sto scoprendo dei nuovi, certamente, e tante sono le soddisfazioni, ma intraprendere un nuovo percorso in piena pandemia, con tanti locali che chiudono e pochi che investono nella musica originale, non è facilissimo.

Il tuo rapporto con la vita, il tuo motto, le tue credenze.

Cerco di vivere appieno le esperienze che la vita mi mette davanti, giorno dopo giorno. Amo conoscere, esplorare, imparare. Il mio lavoro itinerante mi permette di confrontarmi con culture diverse, di carpirne le somiglianze e le differenze, di vestire i panni dell’altro.
Cerco di colmare la componente di instabilità che il mio lavoro prevede, costruendo rapporti duraturi con le persone che incontro e con quelle che frequento quando mi fermo. Cerco di dare del mio meglio, in ogni situazione, di essere positivo e propositivo. Ho iniziato tutte queste frasi con “cerco” perché non sempre ci riesco, ma credo sia questa la strada migliore per poter godere della vita appieno, con tutte le bellezze, spesso inaspettate, che ci riserva.

Il tuo idolo, c’è qualcuno a cui ti ispiri per realizzare la tua vita?

Non ho idoli a cui mi ispiro. Credo che la bellezza nel mondo dell’arte sia che ogni artista mette tutto se stesso nella propria creazione. E’ in questo risiede, a mio parere, il concetto di originalità: ogni artista porta in scena se stesso, sempre e comunque. Più ci si conosce, più ci si capisce, e si è capaci di rappresentare se stessi in quello che si fa. Ecco perché non ho mai pensato di ispirarmi a qualcuno. Ogni pittore, sculture, attore, musicista e poeta che ammiro, non fa altro che raccontare di sé in maniera tanto limpida e sincera da colpire nel profondo.
Cerco dunque di andare affondo nella comprensione di me stesso, per poter poi essere in grado di scrivere musica e canzoni “a modo mio”.

Il libro, l’opera d’arte, o  la trasmissione televisiva/ radiofonica  (ecc…) più famosa che avresti voluto realizzare tu

“la buona Novella” di Fabrizio De Andrè. Capolavoro assoluto, sia in campo musicale che nella poetica dei testi.

La tua citazione famosa preferita

Non ne ho una. Non sono tipo da citazioni, vista la mia pessima memoria. Mi reputo fortunato a non aver ancora scordato i testi delle mie canzoni. L’unico motivo per cui non è ancora successo è che li canto spesso, e così li tengo vivi nella memoria.

Il tuo ultimo “successo” lavorativo, affettivo, quanto è il frutto della tua spontaneità ed esperienza e quanto invece è il risultato di fattori esterni. Come è la tua giornata tipo?Cosa sognavi da piccolo? Parlaci del tuo lavoro…

Oddio, credo che la realtà che viviamo quotidianamente sia frutto di un bel miscuglio di spontaneità e di fattori esterni. L’ultimo lavoro di cui vado particolarmente fiero è il mio ultimo album, “Eudaimonìa”. Questo è frutto sia della mia esperienza che del lavoro “esterno” di tanti validi musicisti e musiciste e tecnici del settore, che sono stati in grado di contribuire al progetto con le proprie idee. Il risultato finale è un coro di voci, ben armonizzate tra loro.
Credo sia difficile raggiungere buoni obiettivi in solitaria, senza l’aiuto degli altri. Dal mio canto, cerco di tenere bilanciato l’impegno profuso nelle cose che faccio con la componente esterna, sia essa l’aiuto degli altri, un colpo di fortuna, o anche un inconveniente. Non tutto il male viene per nuocere, no?

Non ho una giornata tipo! Ho solo due costanti nella mia quotidianità. La prima, suonare, che sia a casa, per strada o in un locale, la seconda, scrivere a locali e festival per organizzare eventi in cui reiterare la prima costante. Poi, ci sono tante altre cose che si intervallano e scambiano nella mia quotidianità, che non rendono la mia giornata fissa, ma mutevole.
Trovo tempo per rilassarmi, che sia lo stacco totale dal mio lavoro per alcuni giorni, quanto nella quotidianità alcuni momenti in cui riposo, leggo, guardo una serie, quelle cose che fanno tutti per uscire dal mondo dei doveri ed entrare in quello dei bisogni, insomma.


Da piccolo ho sognato di fare tante cose. L’archeologo, il medico, il fumettista. Che io mi ricordi, non mi sono mai realmente preoccupato di quello che effettivamente avrei fatto da grande. Non ne avevo una preferenza, una passione travolgente verso un qualcosa, che mi dicesse “voglio fare questo”. Lo è diventata la musica, col tempo. Mi rendo conto che una delle ragioni per cui la musica ha avuto tanto impatto nella mia vita è che mi permette di evadere da uno schema di quotidianità iterata, ripetitiva, che mi ha sempre fatto sentire come in gabbia, insomma, mi fa sentire libero. Poter essere libero di esprimermi artisticamente, di creare e di poterci vivere, mi da gioia. Mi sembra la strada migliore che io possa percorrere, per adesso.

Ho un paio di aspetti del mio lavoro che mi piacciono particolarmente. In primis, il riuscire a instaurare un dialogo con il pubblico, verbale ed emotivo. E’ bello sapere che le canzoni che scrivo arrivano (non sempre, certamente, ma succede) “all’altro”, a chi è “al di fuori di me”. Quando condivido e mi sento capito, non posso che essere appagato della mia piccola esistenza e del mio lavoro da cantastorie itinerante! In secondo luogo, viaggiare mi permette di conoscere ed esplorare, visitare posti nuovi, fare nuove amicizie, entrare in contatto con mondi diversi dal mio. Torno ricco di esperienze e buoni ricordi dopo ogni viaggio.
Il mio mantra è non aver paura di vivere. Saper cogliere il bello in ogni situazione, non farmi abbattere dalle avversità e sperimentare senza aver paura di soffrire e di essere ferito. Vivere è anche questo.

Prossimi eventi

Questa settimana avrò delle serate in Lombardia, poi qualcosa di qua e qualcosa di là! Trovate tutti gli eventi, in costante aggiornamento sulle mie pagine Facebook e Instagram (sto sconfinando nella risposta successiva). Se la sorte mi arride, a Febbraio farò un mesetto di tour in giro per l’Italia in solo, voce e chitarra, e poi per Marzo/Aprile in duo con Rita Brancato, la mia inarrestabile percussionista.

 Contatti

E’ possibile ascoltare i miei album in italiano, “Nostos” e il novello “Eudaimonia”, su tutte le piattaforme musicali. Sicuro su Youtube e Spotify. Per quanto riguarda gli eventi, metto tutto in bella vista sulle mie pagine Facebook e Instagram (come già detto nella risposta precedente)

RIPRODUZIONE RISERVATA ©