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Giovanni Mennuni e il suo libro “Le belle e le bestie” Pav edizioni: il personaggio che più mi sono divertito a delineare è stato il commissario Alessio Lorenzi.

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Giovanni Mennuni

a cura di Fabia Tonazzi

E’ uscito per la Pav edizioni il libro dell’autore Giovanni Mennuni “Le belle e le bestie”. Un libro che lascia il fiato sospeso, da leggere senza sosta. Scopriamo qualcosa in più sullo scrittore di oggi.

Qualcosa su di te e di cosa ti occupi, come mai hai realizzato proprio quest’opera?

Vivo a Milano dove lavoro come biologo. Svolgo sia attività di ricerca in ambito neuroscientifico, in particolare mi occupo di neurodegenerazione nel morbo di Parkinson, che attività di analisi in un istituto clinico di Milano.

Questo romanzo è nato come strumento di denuncia di quella che considero una delle più gravi storture della società, ovvero la discriminazione sessista. Allo stesso tempo, però, ho cercato di fornire spunti di riflessione ed un mio punto di vista: la violenza sulle donne non è la “classica” violenza da strada, come un’aggressione o una rapina.

Rappresenta la punta dell’iceberg di un fenomeno che affonda le sue radici in un substrato di mentalità, cultura e concezione della vita comunitaria (sia che la comunità sia quella piccola della famiglia, che quella più grande della nazione). Rendendomi conto che sui vari media si limitavano sempre alla semplice stigmatizzazione del fenomeno, ho voluto scrivere questo libro per cercare di mettere in risalto questo mio punto di vista e portarlo all’attenzione di quante più persone possibile.

Come è la tua giornata tipo?

Essenzialmente dedicata al lavoro. Dal lunedì al venerdì sono impegnato nel laboratorio di ricerca, mentre nel weekend e alcune volte le notti infrasettimanali sono nel laboratorio analisi dell’ospedale.

Trovi il tempo per rilassarti?

Principalmente la sera dopo cena. Mi svago con qualche serie tv, ascoltando musica o leggendo

Cosa sognavi da piccolo? C’è qualcosa che ti accomuna ai tuoi personaggi?

Di me, nei miei personaggi c’è poco. Non ho mai voluto inserire nulla perché non volevo togliere spazio alle sfaccettature degli altri individui che vi ho inserito. Le storie narrate dovevano essere il più organiche e coinvolgenti possibili. Per quanto riguarda i sogni di bambino spaziavo da cavaliere Jedi ad astronauta fino a scienziato e scrittore. Un risultato netto di uno su due. Guardandomi intorno è tra i migliori che abbia visto.

Cosa ti piace di più del lavoro che fai?

Il bello della ricerca scientifica, la vera gratificazione che fornisce, è il semplice soddisfare la curiosità. E’ quasi come ritornare bambini, quando si esplora il mondo per il semplice gusto di capire cosa c’è al suo interno e com’è fatto. Permette ad un adulto, che per natura è la fase più arida della vita di una persona, di porsi ogni tipo di domanda, persino una sciocca (proprio come fa un bambino) e cercare comunque una risposta perché le leggi naturali presentano talmente tante varianti ed eccezione!

Ti identifichi con un personaggio in particolare del tuo libro o no?

In ciascun personaggio cerco sempre di mettere qualcosa di persone reali che ho incontrato nel corso del tempo. Questo per far in modo che la psicologia sia il più sfaccettata possibile e soprattutto che ogni personaggio sia il più verosimile possibile. Tuttavia il personaggio che più mi sono divertito a delineare è stato il commissario Alessio Lorenzi.

Di mio in questo personaggio c’è innanzitutto un forte cinismo ed altrettanto forte disillusione sulla società e l’epoca storica in cui viviamo e che il pragmatismo, più che l’idealismo, sia il metodo migliore per risolvere le varie problematiche sociali, in primis quelle etiche.

Credi che ci sia spazio nella società attuale per i tuoi protagonisti o si troverebbero spiazzati?

I personaggi sono presi dalla società. Ciascuno di loro ha caratteristiche di persone conosciute o di cui ho sentito parlare. Tutte queste caratteristiche ovviamente vengono mischiate e romanzate ma il mio proposito è far sì che le storie raccontate siano verosimili. Il lettore deve, non solo identificarsi nei personaggi, ma rendersi conto che la storia raccontata in toto o in parte è anche la sua.

La cultura e i libri…Hai un riferimento in politica o nella società attuale che ti ispira fiducia?

In realtà no. Ho dei riferimenti moderni. Due su tutti sono Montanelli e Pasolini perché, malgrado errori o simpatie politiche hanno mostrato come dovrebbe essere davvero un’intellettuale. Pasolini è sempre stato uno di sinistra ma non esitò a schierarsi contro i sessantottini e a favore dei poliziotti (a detta sua veri figli di proletari) a seguito dei violenti scontri di Valle Giulia.

Montanelli, malgrado uomo di destra, non perse mai occasione di opporsi, denunciare e irridere a tutti gli errori e gli orrori sia della borghesia del suo tempo sia della sua classe politica. Non esitò a definire corrotta la Democrazia Cristiana e preferì licenziarsi dal Giornale, quotidiano da lui fondato, quando Berlusconi voleva usarlo come strumento di propaganda per le sue elezioni. Di attuale non c’è nessuno, come si vede i riferimenti sono tutti morti.

Credi che si potrebbe fare di più in merito alla sensibilizzazione dei giovani nei confronti di eventi culturali o sei soddisfatto come scrittore?

Si potrebbe fare molto di più ma non lo si fa. In aggiunta è anche molto più difficile rispetto agli anni e alle generazioni precedenti. Tutte le nuove tecnologie mettono a portata di mano ogni tipo di conoscenza, questo però ha creato una specie di falso senso di sicurezza, perchè ha portato le ultime generazioni a pensare che la cultura sia a portata di mano e che l’apprendimento sia un processo rapido e veloce.

A quest’ultimo aspetto ha contribuito anche il modo in cui si è evoluta la scuola. Invece di insegnare, oltre ai rudimenti della conoscenza, un metodo di studio che permetta di analizzare ciò che ci circonda e capire le cause ed i vari processi evolutivi di un qualunque fenomeno, la scuola è diventata una semplice anticamera del mondo del lavoro e la conoscenza una semplice questione nozionistica.

Con queste basi studiare diventa assolutamente inutile e si trasforma in un’attività a cui ci si può dedicare nel tempo libero. Ho voglia di studiare fisica? Vado su wikipedia e digito “Relatività generale di Einstein”. Imparo a memoria la formula E=mc2 e penso di aver imparato qualcosa.

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