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Cultura

Fare cultura: Premio Erriquez 2022 all’Eccezione di Rino Bizzarro

Rino Bizzarro ha rappresentato la Puglia teatrale a Bruxelles sotto invito della CEE. Nel 2007 il Ministero per i Beni e le Attività culturali ha riconosciuto l’archivio della Compagnia Puglia Teatro, compagnia a cui assieme ad altri Bizzarro ha dato vita, come bene di notevole interesse storico, primo in Puglia e Basilicata. A questi importanti tributi, a coronamento di una vita intera dedicata al teatro ed alla cultura si aggiunge oggi il prestigioso Premio Erriquez 2022.

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Fare cultura

Cosa significhi fare cultura in Italia se lo chiedono in molti, soprattutto tra coloro che alla cultura sono interessati. La stessa domanda se la pongono anche tutti gli altri, quelli che “con la cultura non si mangia” e che inseguono altre strade, convinti che forse il tanto desiderato “posto al sole” abbia bisogno di altro che non appunto la cultura per essere raggiunto. Ad onta tuttavia di quanto si possa supporre, la cultura ha sempre trovato modalità che consentano la sopravvivenza di chi la considera un valore ed esattamente come tutte le professioni può assicurare ruoli di prestigio e ruoli che lo sono meno o non lo sono affatto. In genere questo dipende da chi detiene il potere e “la roba” di verghiana memoria. Può accadere ad esempio che vi siano città nelle quali i fondi elargiti alla cultura non siano pochi e che questo crei delle enclaves ristrette e facilmente individuabili che “fanno cultura” salendo agli onori della cronaca per i premi ricevuti o per nuove produzioni di cui i media canonici sono pronti a dare notizia. Queste iniziative sono l’immagine riflessa dell’ideologia dei propri finanziatori e talvolta il loro valore è degno di interesse per la collettività, ma altre volte no.  Certo stabilire un’unità di misura assoluta che permetta di distinguere con matematica certezza ciò che vale da ciò che è privo invece di peso ed interesse specifico, non solo non è facile ma non è nemmeno auspicabile. Peraltro la storia  dopo aver relegato talvolta per secoli nell’oblio alcune opere, le ha poi riproposte inaspettatamente come capolavori della cultura occidentale. Anche in questo ahimè è difficile scorgere una verginità di ratio e questo indipendentemente dall’opera in oggetto. Ad ogni modo un criterio utile per distinguere ciò che vale da ciò che è invece di fatto inutile è l’eventuale strana somiglianza di certe produzioni, perché l’autenticità di un prodotto culturale non è semplicemente una sua prerogativa, ma la sua intrinseca sostanza e laddove essa non vi sia è evidente che non si possa tirare in ballo il concetto di cultura. La somiglianza protegge infatti sempre gli esseri umani, ma quando è intenzionale impedisce il confronto tra diversità, che è il solo a garantire lo sviluppo di nuovi modi di guardare alla vita ed ai suoi problemi.  Insomma, più si è diversi e più il nostro contributo rischia di essere prezioso. Questo però richiede uno sforzo di coraggio nell’accettare la solitudine che consegue a posizioni non condivise da chi ci circonda. Si pensi a Galilei: la sua intuizione non fu ben accolta dall’establishment del suo tempo e fu costretto da un tribunale a fare abiura. Ciò non privò quelle ricerche della loro bontà, al punto tale che non vi può essere uomo al mondo che agli studi di Galilei non sia in qualche modo debitore. Vi sono state epoche nelle quali i potenti hanno finanziato importanti studi e la realizzazione di grandi progetti artistici e se così non fosse stato non avremmo la quasi totalità delle opere custodite in musei come quello degli Uffizi a Firenze, per citarne solo uno. Oggi ad esempio proprio in Italia ci si fa vanto di essersi lasciati alle spalle un’epoca come quella della dittatura fascista, che non consentiva al libero pensiero né di svilupparsi né di esprimersi. È però altrettanto vero che una dittatura dei partiti, che della cultura hanno fatto una bandiera sia in atto e che parli di una libertà di pensiero che di fatto è avversata. Alle istanze di questa dittatura è impossibile sottrarsi se in Italia si vuole fare cultura, ed ancor meno se da quella cultura si pretenda di “mangiare”. 

Premio Erriquez 2022 a Rino Bizzarro 

Quanto appena descritto rappresenta tuttavia soltanto parte di un ben più vasto universo che è quello di chi tutti i giorni della cultura appunto ha fatto il proprio lavoro, interessandosi ai contenuti ed alla ricerca ed interrogandosi sempre sulle ragioni di un mondo che per sua natura non è statico. Il mare magnum di tutto ciò che può considerarsi il sapere ha infatti un solo minimo comun denominatore e cioè che non vi è nulla in esso che possa preconfezionarsi una volta per tutte. Lo sapevano bene i tragici greci che cambiavano lingua e contenuti dei propri drammi a seconda dei luoghi in cui essi venivano rappresentati. Questa capacità di porre in discussione il proprio operato e di adattarsi ai bisogni ed alle richieste della realtà nella quale ci si trova a vivere e lavorare dev’essere stata senz’altro una delle componenti che ha motivato l’attribuzione del Premio Erriquez 2022 a Rino Bizzarro, premio che si aggiunge ad una lunga serie di riconoscimenti che a quest’intellettuale barese sono stati nel tempo tributati. Bizzarro ha rappresentato ad esempio la Puglia teatrale a Bruxelles sotto invito della CEE. Nel 2007, l’allora Ministero per i Beni e le Attività culturali ha riconosciuto l’archivio della Compagnia Puglia Teatro, compagnia a cui assieme ad altri Bizzarro ha dato vita, come bene di notevole interesse storico, primo in Puglia e Basilicata. Per chi ha tra l’altro all’attivo la scrittura di una ventina di testi teatrali, alcuni tradotti in diverse lingue, sedici anni di lavoro in RAI,  la fondazione di storiche riviste come “La Vallisa” (assieme a Daniele Giancane ed a Francesco Bellino), la pubblicazione di raccolte poetiche ed una continua attività attoriale, i riconoscimenti a cui si è fatto sopra cenno non stupiscono. Sono infatti tanti coloro che vivono per “esserci”, per raccontare se stessi e ciò che hanno inteso essere il mondo attraverso le proprie opere.  Ciò che invece fa la differenza quando ci si riferisce a Rino Bizzarro è una sua volontà precisa di andare oltre l’autoreferenzialità. Lo si comprende dalla sua scelta di fondare nel 2002 “L’Eccezione di Puglia Teatro” un centro teatrale e culturale sito nel Quartiere Libertà di Bari, che offre gratuitamente al pubblico ogni anno eventi sempre diversi e di grande valore. In una città come Bari è questa un’autentica Eccezione, di nome e di fatto. Lo è perché la levantina Bari non ha mai coltivato la gratuità tra i suoi valori e questo non solo a causa dell’avvento di un selvaggio consumismo da cui è ormai impossibile prescindere. La storia della città è infatti legata ai commerci ed all’idea che da ogni cosa debba trarsi una qualche forma di guadagno che ne giustifichi la realizzazione. Ed invece dal 2002 in un piccolo teatro di un quartiere problematico come il Libertà, la cultura è protagonista per chiunque a costo zero, tranne ovviamente per lo stesso Bizzarro. Come non scorgere in questo impegno nei confronti della collettività un valore che in un sol colpo sgombera il campo da ogni vanità e vuoto orpello che abita il mondo della cultura e che ne è oggi il solo inutile protagonista? Come non cogliere in tutto ciò i segni di un autentico d’amore verso l’uomo e la sua parte migliore affinché da questa tragga linfa di civiltà per ogni sua azione? Dev’essere anche per questo che il Premio Nazionale Franco Enriquez 2022 Città di Sirolo “per un teatro, un’arte ed una comunicazione di impegno sociale e civile” nella categoria Teatri e luoghi di spettacolo – Sez. Direzione Artistica è stato attribuito al regista, autore ed attore di teatro Rino Bizzarro. Dev’essere anche per questo che a Rino Bizzarro siamo tutti debitori.

Rosamaria Fumarola 

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Scrittrice, critica jazz, giurisprudente (pentita), appassionata di storia, filosofia, letteratura e sociologia, in attesa di terminare gli studi in archeologia scrivo per diverse testate, malcelando sempre uno smodato amore per tutti i linguaggi ed i segni dell'essere umano