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Philip John Casagrande è l’autore del libro Pupazzolandia (Pav edizioni)

“Quando ho scritto questo racconto, sia i personaggi che l’opera in sé, avrebbero fatto fatica a trovare spazio nella società, ma con il passare degli anni questo tipo di società si è resa sempre più bisognosa di personaggi come i protagonisti di questa storia.” -afferma l’autore.

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Philip John Casagrande

a cura di Fabia Tonazzi

foto:pressoffice

Oggi intervistiamo Philip John Casagrande, autore di un libro per bambini molto interessante. Di cosa parla il libro?

A Pupazzolandia l’Ego, il re della menzogna, spalleggiato dai suoi scagnozzi, Paura, i gemelli Delusione e Rassegnazione, Tristezza e la terribile Rabbia, sta devastando il pianeta Terra. Un’ombra scende sul Paese dei Pupazzi, precipitandolo nella tristezza e nell’aridità.

Burro un orsacchiotto di pezza, guarda la vita attorno a lui spegnersi ogni giorno di più, ma il rinvenimento di un antico libro tra le macerie del mondo che resta, cambierà il suo destino e dei suoi amici, eleggendoli a paladini della pace del coraggio e della giustizia.


L’Ego va sconfitto, ma non saranno soli in questa missione: l’Universo vuole che sia un bambino ad aiutarli, il piccolo Ravih, lo sguardo innocente e disincantato di un fanciullo che non conosce la malizia, l’inganno, il pregiudizio, ma che si apre all’avventura e alla vita con entusiasmo e coraggio… Una favola ispirata in un istante di grazia, scritta per i bambini ma destinata ad accarezzare il cuore degli adulti, riallacciando un contatto e innescando una guarigione con il bambino interiore che ognuno di noi porta dentro, affinché ricordino ai
loro figli e a se stessi quanto sia importante credere nelle proprie forze e capacità maturando uno spirito di squadra comune, per gestire l’Ego e le emozioni negative, vivendo in armonia con tutto ciò che ci circonda.

Qualcosa su di te, Philip John Casagrande, di cosa ti occupi, come mai hai scritto un libro per bambini?

 Mi chiamo Casagrande Philip John, sono originario dello Sry lanka e la mia vita comincia con un viaggio, nel vero senso della parola.

All’età di due giorni sono stato abbandonato su un treno e l’Universo da li in poi si è preso cura di me: un vigile mi ha consegnato a delle suore, a Gampola. Da lì, all’età di 18 mesi sono stato adottato da una famiglia di Trento, dove ho vissuto per 21 anni. Dopo aver conosciuto mia moglie, mi sono trasferito in Friuli Venezia Giulia, abbiamo due figli, uno di 12 anni e uno di 9.

Ho realizzato quest’opera seguendo una forte intuizione, nata da domande importanti, stimolate dalla consapevolezza che sarei diventato papà, accorgendomi poi essere una favola sia per bambini che per adulti.

Come è la tua giornata tipo?

Solitamente mi alzo verso le sei di mattina, lavoro come commesso, da poco tempo. Negli anni scorsi ho lavorato per una vetreria e poi come giardiniere. Ma è proprio durante il lavoro in vetreria che ho scritto questo racconto. Solitamente lavoro fino alle 18 e 30. La sera sto con la famiglia e assieme con i miei figli suoniamo e cantiamo, io scrivo canzoni e poesie. Quando tutto tace mi posso rilassare scrivendo e disegnando.

Cosa sognavi da piccolo? C’è qualcosa che ti accomuna ai tuoi personaggi?

Da piccolo sognavo e progettavo di andare sulla luna, poi ho desiderato e amato il lavoro del detective privato. Ho sempre avuto un forte interesse per la lettura, per la scrittura e i fumetti. Ogni personaggio raccontato in questa favola, rispecchia una parte di me, un frammento del mio essere, del mio carattere, delle mie paure, gioie, successi e fallimenti.

Ti identifichi con un personaggio in particolare del tuo libro o no?

Tutti i personaggi sono parti di me che fremevano di essere raccontate.

Credi che ci sia spazio nella società attuale per i tuoi protagonisti o si troverebbero spiazzati?

Quando ho scritto questo racconto, sia i personaggi che l’opera in sé, avrebbero fatto fatica a trovare spazio nella società ma con il passare degli anni, questo tipo di società si è resa sempre più bisognosa di personaggi come i protagonisti di questa storia. Nel libro i protagonisti si divertono: i bambini e le famiglie sono uniti, trasmettono dei messaggi importanti , ci si ferma a riflettere sul valore delle emozioni e sulla visuale che i piccoli hanno della realtà, analizzando le sette personalità principali umane. Chiunque legga questa favola, può riconoscersi, trovando spunti o idee per superare una paura, un blocco o un periodo della vita che sta affrontando.

La cultura e i libri…Hai un riferimento in politica o nella società attuale che ti ispira fiducia?

Sono sempre stato un grande ammiratore di Stephen King, i romanzi di Terry Brooks, e le favole in generale. Credo che le favole siano il modo migliore per insegnare o per trasmettere un messaggio importante, soprattutto negli adulti. La favola in sé, con il suo linguaggio delicato è efficace. I messaggi partono dalla mente per arrivare al centro ricettivo più importante del nostro corpo, il Cuore.

In politica non ho nessun riferimento, credo che la politica in sé, abbia fallito nel suo intento. Non trovo serietà nelle persone che occupano questo ruolo in questo momento storico. E men che meno trovo la voglia di cambiare, per rendere questo mondo un posto migliore.  

Credi che si potrebbe fare di più in merito alla sensibilizzazione dei giovani nei confronti di eventi culturali o sei soddisfatto come scrittore?

Certamente si potrebbe fare di più, anzi si deve fare di più. E’ importantissimo se non fondamentale coinvolgere di più i giovani ed organizzare più eventi dedicati allo sviluppo dell’essere umano dal concepimento fino all’età avanzata. E’ importante istruire le nuove generazioni, appunto perché sono i pionieri di un prossimo futuro e se vogliamo davvero migliorare questo mondo, loro sono la chiave per aprire nuove porte e ottenere nuovi risultati, che possano portare l’umanità verso una nuova consapevolezza. Alcuni eventi che vengono proposti sono molto validi, altri andrebbero rivisti, puntando di più sulle emozioni delle persone e su un istruzione mirata ad aiutare le nuove generazioni ad affermare se stesse, nel rispetto degli altri.

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