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Via col Vento: un giovane capolavoro di 80 anni

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di VINCENZA D’ONGHIA

Era la sera del 10 Dicembre del 1938. David O. Selznick, un geniale e visionario produttore indipendente, genero del potente Louis B. Mayer, stava finalmente iniziando le riprese del film che lo impegnava da più di due anni con un enorme dispiegamento delle più moderne tecnologie dell’epoca e di ingenti risorse economiche, Via col Vento. Aveva infatti deciso di filmare il colossale incendio di Atlanta, principale città della Georgia, bruciando delle vecchie scenografie accatastate a Culver City, pur non avendo ancora scritturato l’attrice protagonista. Aveva fatto provini a migliaia di donne, dalle più celebri dive del momento, Bette Davis, Joan Crawford, Katharine Hepburn, Lana Turner, Paulette Goddard (amante di Charlie Chaplin e tra le favorite), a dilettanti sconosciute nel corso di una campagna organizzata in tutti gli Stati Uniti, ma quel miracolo che stava aspettando non si era ancora realizzato. Più semplice era stata la scelta del protagonista maschile: le migliaia di lettori del romanzo volevano, per la parte di Rhett Butler, il Re di Hollywood, Clark Gable, il quale, dopo alcune titubanze e in cambio di un lauto compenso che gli permetteva di liquidare la moglie Rhea e sposare l’amatissima Carole Lombard, alla fine, aveva accettato. Durante le spettacolari e pericolosissime riprese dell’incendio, Selznick ricevette la visita del fratello Myron, il più potente agente del tempo, accompagnato dal trentunenne Laurence Olivier, destinato a diventare uno dei più grandi attori di tutti i tempi e il più celebre interprete di Shakespeare, e la futura moglie di questi, Vivien Leigh, una giovane attrice inglese quasi sconosciuta, minuta, dagli ondulati capelli scuri e dai magnetici occhi verdi, avvolta in una pelliccia di visone. Era diversa da qualsiasi altra attrice considerata per la parte, forse perché, aldilà dell’indubbia bellezza, sotto le sue maniere impeccabili e la sua apparente pacatezza, si intravedeva un temperamento ardente ed una determinazione ferrea, che la rendevano la perfetta incarnazione di Rossella O’Hara. Uno sguardo di David, la richiesta di partecipare ai provini e, come Vivien aveva sperato e forse un po’ calcolato, la parte fu sua e il film riuscì a partire.

Via col Vento era tratto dal romanzo storico omonimo di una vivace e determinata giornalista di Atlanta, Margaret Mitchell, cresciuta tra i ricordi della Guerra di Secessione Americana, immortalati in un racconto epico, ovviamente dal punto di vista Sudista, di amore, decadenza e sopravvivenza sullo sfondo del conflitto e della Ricostruzione. Scritto durante la convalescenza per una caduta da cavallo e pubblicato nel Maggio del 1936, il romanzo fu letto da milioni di persone e si aggiudicò il prestigioso premio Pulitzer nel 1937.

La lavorazione del film, la cui riprese terminarono nel Giugno del’39, fu tra le più complesse e tortuose nella Storia del Cinema: si avvicendarono tre registi, George Cukor, Victor Fleming e Sam Wood, il copione veniva modificato di giorno in giorno e vi avevano lavorato il grande sceneggiatore Sidney Howard, morto in un incidente prima della fine della lavorazione, e persino il grande scrittore Francis Scott Fitzgerald. A complicare il tutto, c’era Selznick, onnipresente e perfezionista fino all’eccesso, che pretendeva l’ultima parola su ogni fotogramma. L’immane lavoro fu però ricompensato dall’enorme successo riscosso dal film fin dalla fatidica sera della premiere, tenutasi in un’Atlanta commossa e gremita il 15 Dicembre del 1939. Era il film del Sud, dei suoi valori e della sua storia, una sorta di riscossa per quella bellissima terra umiliata e distrutta quasi 80 anni prima. Campione di incassi insuperato dal 1939, Via col Vento si aggiudicò 10 statuette alla notte degli Oscar del 29 Febbraio 1940, di cui due storiche tutte al femminile: il primo Oscar ad un’attrice britannica, la talentuosa Vivien Leigh che superò sé stessa nel ruolo di Rossella, e il primo ad un’attrice afro-americana, Hettie McDaniel, la meravigliosa Mammy di Tara, la vera “madre” di Rossella, colei che ne conosceva la vera natura, sempre presente quando serviva un rimprovero o una tenera spalla su cui appoggiarsi.

Viene da chiedersi che cosa determina la longevità di questo film che, a 80 anni di distanza, conserva tutto il suo fascino ed un’enorme popolarità. Sicuramente vi sono motivazioni tecniche, legate all’ingente utilizzo di tecnologie ed effetti artistici che permettono al film di conservare una freschezza insolita per i suoi otto decenni. Un ruolo fondamentale hanno senz’altro rivestito la stupenda colonna sonora di Max Steiner, in grado di amalgamare la musica popolare del Vecchio Sud con effetti di memoria wagneriana quali l’uso sapiente della reminiscenza e del leit motiv, e il casting superbo, a cominciare dai ruoli di Ashley Wilkes, interpretato da un indimenticabile Leslie Howard, e Melania Hamilton, interpretata dalla dolce Olivia De Havilland, fino al personaggio più irrilevante, affidato comunque all’attore perfetto. Tuttavia, il punto di forza di Via col Vento, risiede nel personaggio di Rossella O’Hara e nell’universalità del messaggio che il racconto della sua vita trasmette. Rossella, donna troppo moderna per il suo tempo, viziata, capricciosa ed incantevole al tempo stesso, è in grado, quando il suo mondo crolla, di sfoderare una forza, un coraggio ed una determinazione che fanno perdonare ogni suo egoismo e, a costo di “mentire, truffare, rubare o uccidere”, rifiuta la sconfitta, si rialza dal terreno dove, affamata, ha tentato di mangiare una carota, e si rimette in piedi, salvando sé stessa e la sua amata famiglia. Il suo unico punto debole è l’amore per l’inconcludente e nostalgico Ashley, simbolo di un mondo finito, che le impedisce di comprendere che l’unico uomo in grado di renderla felice è Rhett, l’intelligente e scaltro avventuriero dall’animo romantico, ma, anche quando sarà lei stessa a distruggere il suo matrimonio con quest’ultimo, rifiuterà di arrendersi, convinta che un giorno riuscirà a riconquistarlo.  Nel mondo del 1939, che di lì a poco sarebbe sprofondato nell’inferno, la consapevolezza che domani è un altro giorno, che esiste sempre una possibilità di riscatto, davanti a qualsiasi sciagura, ha costituito un messaggio di speranza e di conforto per milioni di persone e, tutto sommato, anche noi, in un momento storico in cui l’incertezza è la normalità e i riferimenti crollano di giorno in giorno come castelli di carte, abbiamo bisogno di quello stesso “domani” luminoso in cui credere.

Immagine I: Una delle prime locandine italiane per “Via col Vento”

Fonti Bibliografiche

1)       Essoe G., The Films of Clark Gable, The Citaldel Press, 1973

2)       Flamini R., Splendori e Misteri di Via col Vento, Il Formichiere 1979

3)       Mitchell M., Via col Vento, Edizione Speciale Illustrata, Mondadori 1991

4)       Bean K., Vivien Leigh: an intimate portrait, Running Press 2013

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo