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Musica & Spettacolo

“O Mimì tu più non torni”

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di VINCENZA D’ONGHIA

Il mondo della musica piange Mirella Freni


A pochi giorni dalla scomparsa del Maestro Nello Santi, uno degli ultimi grandi direttori d’orchestra di scuola toscaniniana, il mondo della Musica subisce un altro duro colpo, la perdita incolmabile di una delle più grandi interpreti del ‘900: la soprano Mirella Freni.

Nata a Modena il 27 Febbraio del 1935 e allattata dalla stessa balia di Luciano Pavarotti, suo futuro amico e collega, ebbe una breve ma significativa esperienza come enfant prodige della musica lirica e debuttò a 19 anni, il 3 Febbraio 1955, al Teatro Comunale di Modena come Micaela nella Carmen di Bizet, dopo cinque anni di rigidi studi sotto la guida dei maestri Luigi Bertazzoni ed Ettore Campogalliani. La giovane interprete si afferma con ruoli da soprano lirico di genere sentimentale o patetico giocoso nelle Nozze di Figaro e del Don Giovanni di Mozart, nell’Elisir d’amore e nella Figlia del Reggimento di Donizetti, nell’Amico Fritz di Mascagni, fino alla Nannetta del Falstaff di Verdi al Covent Garden di Londra sotto la direzione di Carlo Maria Giulini e con la regia di Franco Zeffirelli. Sarà però con gli straordinari personaggi femminili di Puccini, di Gounod e di Massenet, che Mirella Freni raggiungerà una maturità artistica tale che verrà consacrata a interprete di riferimento per ruoli come Manon, Juliette, Marguerite, per quanto riguarda il repertorio francese e Mimì, Liù e Suzel, nelle opere della Giovane Scuola Italiana, particolarmente quelle di Puccini. La Bohème, diretta da Karajan e Zeffirelli alla Scala, decreterà la cantante modenese come la maggiore interprete mondiale di Mimì nella seconda metà del Novecento. Due storici teatri, la Scala e il Metropolitan, la vedono tra le loro punte di diamante, il primo con  ben otto inaugurazioni e un vasto repertorio che abbraccia diversissime poetiche musicali, eseguito rigorosamente in lingua originale, il secondo, in cui debuttò nel 1965 come Mimì al fianco di Gianni Raimondi, con una costante presenza quarantennale celebrata nel 2005 con un galà in suo onore. A partire dagli anni ’70 si apre una nuova fase nel percorso artistico di Mirella Freni con ruoli da soprano drammatico inaugurati  nel 1970 con la Desdemona dell’Otello di Verdi sotto la direzione di Herbert von Karajan al Festival di Salisburgo e comprendenti le protagoniste femminili di Simon Boccanegra, Don Carlo, Ernani, Aida, Manon Lescaut di Puccini, Adriana Lecouvreur, per approdare al repertorio russo con La trilogia di Cajkovskij e a  Umberto Giordano con Fedora alla Scala nel 1994 e  Madame Sans-Gêne a Catania nel 1997.  Mirella Freni ha inoltre inciso opere mai interpretate in teatro tra cui I Pagliacci di Leoncavallo, La forza del destino di Verdi e la Tosca e Il Trittico di Puccini e ha partecipato ad un film-opera nel 1974, Madama Butterfly, di Jean-Pierre Ponnelle con i Wiener Philharmoniker e la direzione di Herbert Von Karajan.  A questo proposito, è interessante ricordare che la soprano non ha mai interpretato l’opera sulle scene se si eccettua il terzo atto eseguito in forma di concerto al Metropolitan di New York al fianco di Plàcido Domingo nel ruolo di Pinkerton e suo partner anche nel film ma la sua interpretazione di Cio-Cio-San è ritenuta una delle migliori della sua carriera e Lawrence Johnson sul New York Times la definì “al vertice delle sue capacità vocali, in grado di conferire valore poetico ad ogni parola, frase e gesto”.

Mirella Freni, che nel 1981 aveva sposato il celebre basso Nicolai Ghiaurov formando una meravigliosa coppia spezzata dalla morte del consorte nel 2004, è stata una personalità discreta e di grande grazia, spontanea e caratterizzata da un elegante senso dell’umorismo, scevra da manifestazioni di divismo nonostante l’adorazione di schiere di ammiratori e una carriera luminosa che l’ha vista al fianco di Karajan, Giulini, Visconti, Jean Louis Barrault, Kleiber , Abbado, Strehler, Ronconi, Prêtre, Gavazzeni, Jean Vilar, Zeffirelli, Levine, Solti, Sinopoli, Bartoletti, Muti, Ozawa, sulle massime scene di tutto il mondo. Nel 2005 decide di abbandonare le scene per dedicarsi all’insegnamento del canto lirico.  Tra i  numerosi riconoscimenti che le sono stati  tributati ricordiamo la nomina a Cavaliere di Gran Croce dello Stato Italiano, le insegne della Legion d’Onore in Francia, l’onorificenza di Kammersaengerin in Austria e Germania, il sigillum magnum dell’Ateneo di Bologna, la nomina ad accademica effettiva di Santa Cecilia, l’Oscar della lirica a Verona e il Midem Classical Awards a Cannes. I sindaci di Miami e New York le hanno consegnato le chiavi delle città e l’Università di Pisa le ha conferito la Laurea honoris causa in lingue e letterature straniere nel 2002. In tale occasione, la sua lectio doctoralis in cui, nel ripercorrere la sua carriera, lasciava un patrimonio di preziosi consigli per chiunque voglia avvicinarsi al mondo della musica, esordiva con una visione dell’arte e del ruolo dell’interprete di questa grande artista che da sola ne traccia un ritratto e ne dimostra tutta quell’umiltà che solo la vera grandezza può conoscere: “Ho sempre pensato che l’interpretazione di un testo musicale sia una particolare forma di creazione, certo non paragonabile al lavoro del compositore, del grande artista che dal nulla fa emergere emozioni e sentimenti semplicemente accostando delle note. È però vero che la stessa musica può essere resa in molteplici modi, in diverse sfumature, capaci di toccare l’una o l’altra corda emotiva e del pensiero. Qui sta il lavoro creativo dell’esecutore: dare vita a quei puntini neri scritti sul pentagramma, comprensibili solo da chi è musicista, e farli arrivare all’orecchio o, meglio, al cuore e alla mente di chiunque ascolti, indipendentemente dalle differenze di cultura, di lingua, di strato sociale. La grandezza della musica sta nel saper eliminare le barriere attraverso un impatto emozionale, capace di essere percepito da tutti; una lingua universale, comprensibile in ogni tempo e in ogni luogo. Ma per poter arrivare a tale risultato, occorre uno studio approfondito, una complessa elaborazione personale nella quale l’interprete, pur ponendosi al servizio di quelli che sono gli intenti musicali del compositore, metterà sempre qualcosa di sé.”

In queste ore, i social, piazze dei nostri tempi, sono pieni di manifestazioni di cordoglio e affetto per questa grande Signora al servizio della Musica, di persone comuni, appassionati, musicologi, musicisti e colleghi che hanno avuto l’onore di incrociare il loro percorso con il suo. Ne cito due, quelle di Fabio Armiliato e di Plàcido Domingo che hanno rispettivamente scritto “…tutto quello di bello che ci hai dato farà si che il tuo ricordo rimarrà sempre vivo con noi e con le generazioni future. In eterno.” e “Addio cara Mirella. Sarai sempre con noi. La tua stella brillerà sempre nel firmamento della musica e dei nostri cuori.” , esprimendo così il concetto dell’eternità che merita il ricordo di chi ha tanto generosamente dato e lasciato ai posteri di quel patrimonio immateriale che si chiama Cultura.


Immagine I: Due giovani Luciano Pavarotti e Mirella Freni come Rodolfo e Mimì, i tragici amanti della “Bohème”, la cui interpretazione è divenuta punto di riferimento nella Storia del Melodramma

Fonti Bibliografiche

  1. Mattioli A., Big Luciano. Pavarotti, la vera storia, Mondadori, Milano 2007
  2. Chalmers K., Capturing Freni’s Butterfly on film, booklet del DVD Madama Butterfly, Deutsche Grammophon, GMBH, Hamburg 2005
  3. 3. Bio S., Addio alla grande soprano Mirella Freni, Il Sole 24Ore, 10 Febbraio 2020
  4. 4. www.unipi.it, Sito Ufficiale dell’Università degli Studi di Pisa, Laurea honoris causa in Lingue e letterature straniere a Mirella Freni e Lectio Doctoralisdi Mirella Freni


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Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo