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Sanremo giovani sessista o no

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di SARA LAURICELLA

Bene, bene, bene tra Xmila canzoni presentate per Sanremo Giovani 2020 pare non ci siano state voci femminili convincenti.

Meno male che dalla gabbia di cristallo sono riuscite a scappare Gabriella Martinelli con Lula, grazie ad Area Sanremo, e la piccola Tecla Insolia proveniente da Sanremo Young. Cos’è successo nella macchina sanremese? Le polemiche sull’impossibile ascolto di tutti i brani che sono stati ricevuti c’è già stata, la polemica sui brani prima accettati e poi esclusi perché non erano inediti c’è già stata, la polemica sui soliti raccomandati, la polemica sui cambi sfide dell’ultima ora ci sono tutte già state e, ciliegina sulla torta (o meglio candito sul panettone) non poteva mancare la polemica sull’esclusione delle donne dalla sezione giovanile di Sanremo. Sezione: non è un termine usato a caso (da me) e vuol dire “una parte”. Difatti questo è l’accaduto cioè è stata rappresentata una parte. Che poi sia successo in maniera involontaria o che sia successo perché indirizzato da scelte precedenti alla fase finale, ad esempio eliminando nelle prime selezioni quelle più toste, ciò non toglie che la rappresentanza finale è quella di una sezione. Così come, casualmente, in tutto ciò la band sia solo una, gli Eugenio in via di Gioia che personalmente stimo e che ho intervistato, quasi a sottolineare che in Italia non avessimo anche altri gruppi degni di nota mentre, e chi vede ed ascolta musica live lo sa benissimo, le band sono spesso fortissime, ed altrettanto spesso molto più coinvolgenti dei singoli, ma di contro hanno il grande difetto di costare molto di più. E così chi si vuol godere le band se le deve andare a vedere nei locali e chi vuol ascoltare le cantautrici o va ai concorsi per cantautori, o le ascolta in digitale, o se le va a vedere nei teatri. E le interpreti? Ah si…. C’erano una volta le interpreti … quelle che cantavano le canzoni di c’erano una volta gli autori. Già gli autori e non gli  “scrittori per”: quei tipi fuori dal mondo che non mettevano piede su un palco nemmeno se gli sparavi alle gambe o gli mettevi una bestia feroce all’inseguimento ma che scrivevano perle di musica e testi, a volte uscite dalla propria urgenza ed a volta tirandole fuori dall’emoglobina dell’interprete con il/la quale avevano legato in sodalizio.  Ritornando alle voci femminili vi ricordiamo che la scelta di chi ascoltare poi tocca sempre a noi pubblico e, fatevene una ragione, le donne siamo oltre il 50%, quindi almeno provate a fare musica che ci rappresenti perché se poi il mercato cala non ve la prendete a male. Scusate se chiudo vado ad ascoltare Mina, Carmen Consoli, Levante, Annalisa, Elisa e tutte le altre.  P.s.: pensa  se in tutto questo sgomitare tra i maschietti poi finisce che vince una donna.

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo