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The Blackpool Tribute band: parla Dario Del Viscio nel ruolo di John Lennon

Direttamente dalla trasmissione “Tale e quale show” la tribute band dei Beatles si esibirà il 5 marzo a Foggia e il 24 marzo a Bari.

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The Blackpool tribute band

a cura di Fabia Tonazzi

photocredit Pressoffice

Si è conclusa il 18febraio 2022 presso il teatro Barium di Bari la seconda tappa del mini tour della Tribute Band dei Beatles, i Blackpool. Ancora altre due date aspettano i “giovani Beatles” ( Dario Del Viscio, Vittoriano Ameruoso, Maurizio Eracleo e Teodosio Gentile) la prossima infatti si terrà il 5 marzo a Foggia presso il Teatro del Fuoco e il 24 marzo al Demodè, Bari.

Chiacchierando con Dario Del Viscio, vocalmente nel ruolo di John Lennon è emersa la sua passione per il progetto e naturalmente per la musica. La tribute band nasce a Bari nel 2014 da un idea dì Teodosio Gentile, ingegnere e musicista da sempre amante e ‘devoto’ al quartetto di Liverpool. 

Dario Del Viscio

Dario, come mai hai deciso di intraprendere un percorso di tributo ai Beatles?

Sono Dario, ho ventisette anni, nella vita sono un musicista e lavoro part-time in un’azienda di beni e servizi. Se dovessi proiettare la mia immagine mi descriverei come un idealista, forse a tratti cinico ma pur sempre un idealista, credo nel fatto che le cose possano sempre cambiare in meglio e che le persone stesse possano migliorare.

Per quanto riguarda la musica, che poi è il mio campo, prendo lezioni in una scuola privata e suono nell’unica tribute band dei Beatles nel Sud Italia: i The Blackpool. Ho deciso di intraprendere un percorso simile perchè, semplicemente, mi piacciono i Beatles e gli anni ’60, che a mio parere è stato il decennio più importante del Novecento, non saremmo quelli che siamo senza i cambiamenti avvenuti in quel periodo.

Cosa sognavi da piccolo? C’è qualcosa che ti accomuna al tuo personaggio?

Sognavo di diventare un grande musicista. Magari detto così sembra scontato e disonesto, ma io volevo questo per la mia vita. Sono l’unico musicista in famiglia, ma sono cresciuto in mezzo a tanta musica, album di Battiato, Branduardi e durante l’adolescenza, dei Beatles. Una cosa che mi accomuna al personaggio che imito nei Blackpool, ossia John Lennon, è sicuramente un certo estro creativo, la musica la sento ovunque, nella mia mente e in mezzo alle strade e cerco di utilizzare lo stesso sentimento nello strumento che suono. Sono un chitarrista, come John, canto come John e in più sono piuttosto ribelle, come lo è stato lui quando era in vita.

Cosa ti piace di più del lavoro che fai?

Due cose essenzialmente: la prima è sicuramente vedere lo sforzo di lunghe giornate passate a provare e riprovare ripagato, successivamente, dagli applausi e dai complimenti del pubblico, la seconda è quel senso di libertà che mi da solamente il palcoscenico, fingo di essere qualcun altro ma in questo contesto mi sento me stesso, posso esplorare mondi che non conosco e posso distrarmi dalle comuni questioni quotidiane.

Qual è il tuo mantra quotidiano?

Il mio mantra è : “you may say I’m a dreamer, but I’m not the only one”

Ti identifichi con il personaggio che interpreti nei Blackpool?

Direi che con il mio personaggio mi ci identifico bene, il mio stesso username su Instagram, Sergente Tricheco, è un riferimento a due brani dei Beatles: Sergeant Pepper, che è un personaggio immaginario da loro inventato  e da cui prende il nome un album, e The Walrus, figura a cui Lennon si ispirò leggendo Alice In Wonderland di Lewis Carroll, figura in cui egli stesso si identificava.

Credi che ci sia spazio nella società attuale per il tuo personaggio o si troverebbe spiazzato?

Nella società attuale ci sarebbe sempre spazio per il mio personaggio, o almeno questo è quello che credo io. Per esempio, pensiamo al brano “Imagine”: John Lennon lo scrisse quasi sicuramente pensando alla guerra del Vietnam, un brano in cui sognava un mondo diverso, senza guerre, senza religioni e senza confini, in generale senza divisioni, un’utopia soprattutto se leggiamo le pagine dei giornali, a me il concetto riporta molto facilmente alla situazione che c’è ora tra Ucraina e Russia, il mondo non è poi così cambiato dagli anni ’70. E questo perché, nel nostro profondo, siamo tutti un po’ “trichechi”.

Hai un riferimento in politica o nella società attuale che ti ispira fiducia?

A dirla tutta, no. Non mi identifico con alcun partito o personaggio pubblico attuale, per quanto possa sembrare una frase fatta. Vedo molte smanie di protagonismo in coloro che si vogliono proporre come modelli, tanto nei politici quanto nei personaggi che orbitano attorno al mondo dello spettacolo, poche soluzioni concrete e tanta polemica fine a se stessa. Su questioni “politiche”, credo nella spontaneità del popolo e nel movimento consapevole di esso e su questioni “identitarie”, per dirla in maniera franca ed onesta, mi identifico con me medesimo.

Credi che si potrebbe fare di più in merito alla sensibilizzazione dei giovani nei confronti di eventi culturali o sei soddisfatto come musicista?

Non si potrebbe fare, si deve fare! Io, tuttavia, non sensibilizzerei solo i giovani ma anche le generazioni precedenti, perchè non posso far a meno di osservare che, su diversi fronti, andiamo incontro a un’indifferenza generale verso le belle iniziative, salvate da un numero esiguo di pochi amatori. E’ come se, a denti stretti, ci fossimo un po’ tutti arresi. La musica, se non rispetta determinati gusti, viene relegata nei piccoli circoli e se diventa troppo “politica” si fa di tutto per metterla a tacere.

Appartenendo alla categoria dei “giovani” posso suggerire di affrontare certe tematiche un po’ meno come un compito scolastico pedante o come un pezzo da museo e rendere il tutto più vitale e interattivo, perché ciò che è necessario fare, sempre citando i Beatles, è imperativo ora come lo era negli anni Sessanta, le rivoluzioni sono necessarie.

Usando termini presi in prestito dal lessico naturalistico, sotto la pietra lavica solida si nasconde comunque magma incandescente, che aspetta solo il momento opportuno per manifestarsi in tutta la sua forza.

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Blackpool Beatles

Chi sono i Blackpool ?

The Blackpool Beatles tribute band‘ nasce a Bari nel 2014 da un idea dì Teodosio Gentile, ingegnere e musicista da sempre appassionato e ‘devoto’ al quartetto di Liverpool. 
Il progetto vede negli anni l’avvicendarsi di diversi musicisti professionisti baresi che si sono cimentanti nell’ interpretare i loro idoli, John, Paul, George e Ringo, ma è nel 2020, con la nuova formazione che la band trova il suo “asset” finale, che vede anche Dario del Viscio interpretare John Lennon, Vittoriano Ameruoso impersonificare George Harrison e Maurizio Eracleo nei panni di Ringo Starr.

La band ripropone il repertorio dei quattro baronetti di Liverpool, dal 1962 al 1970 in uno show che ripercorre le fasi della storia della band che ha cambiato la storia della musica. Dalle canzoni degli esordi come ‘She loves you’, ‘Love me do’ e ‘Help!’, agli scatenati rock’n’roll di ‘Twist & shout’ e ‘Day tripper’, passando per il periodo psichedelico con brani come ‘Strawberry fields forever’, ‘All you need is love’ e ‘Penny lane’, fino all’ultima produzione beatlesiana con brani come come ‘Together’, ‘Let it be’ e ‘Hey Jude’.


Dopo diversi anni di concerti, a novembre arriva la chiamata dalla Rai per partecipare al programma condotto da Conti. In realtà non una prima volta per il quartetto di musicisti trentenni, nel 2015 vengono invitati da Fabrizio Frizzi per la trasmissione ‘Vedi chi erano i Beatles’, realizzata in occasione del cinquantesimo anniversario del primo concerto dei Beatles in Italia.
Sette anni dopo il ritorno in prima serata, con una diretta in programma alle 21.25 su Rai Uno, con alle spalle un bagaglio di numerosi concerti in piazze e teatri di tutt’Italia.

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