Mettiti in comunicazione con noi

Musica & Spettacolo

Zoelle, stella emergente del rap italiano

“Una donna non può fare rap” oppure “la musica non ha genere”. No, nulla di tutto questo nell’intervista a Zoelle, cantante torinese classe 1998.

Avatar photo

Pubblicato

su

Nella foto, la cantante Zoelle in concerto. Autorizzazione al trattamento dell’immagine concessa dal proprietario.

di Alessandro Andrea Argeri

In una scena musicale governata da falsi gangster, un’artista emergente ha portato una ventata d’aria fresca nel “gioco del rap italiano”. Il suo nome è Zoelle: la dimostrazione di come una donna può fare rap, anche meglio dei “maschietti”. Conosciamola meglio in questa intervista.

  • “Zoelle”, il nome da dove viene?

Zoelle è composto dal nome di origine greca “Zoe” e il pronome personale femminile francese “elle”. Zoe significa “energia vitale” e associato alla parola “elle” penso rappresenti al meglio la mia personalità e il mio orgoglio di essere donna.

  • Il tuo stile è ibrido, si dilunga tra jazz e rap. La passione per questi due generi come si è sviluppata?

Quando ero ancora una ragazzina ho studiato per qualche anno canto jazz e moderno ma da che ho memoria ho sempre ascoltato musica rap. Credo sia per questo che mi venga naturale fondere questi due generi.

  • Qual è il motivo per cui hai iniziato a rappare?

Quando ero ragazzina ho scritto una canzone per mio nonno e sono stata pervasa da una sensazione di libertà mai provata prima. All’improvviso tutto sembrava potesse prendere vita attorno alle parole. Inutile dire che non ho mai più smesso.

  • Quanto è importante credere in sé stessi per crescere?

Tantissimo! Lo fatica più grande è proprio dimostrare a se stessi di potercela fare e per quanto mi riguarda, sento la necessità di affrontare queste insicurezze attraverso la musica.

  • Ascolti più rap italiano, o oltreoceano?

Direi tutti e due, in egual modo. Ovviamente la scena americana non smette di ispirarmi ma sento forte l’appartenenza al movimento musicale italiano. Indie, rap, pop, trap.. abbiamo artisti da far invidia a tutto il mondo.

  • Per te, in una canzone, ha più importanza la tecnica o il testo?

Il testo. La tecnica è fondamentale per surfare su un beat nel migliore dei modi ma alla fine sono le parole che lasciano un segno profondo nell’ascoltatore.

  • Ascoltando i tuoi pezzi, con varie citazioni cinematografiche, mi hai ricordato un po’ il Guè di “Bravo Ragazzo”: ho ragione?

Non saprei. Cerco sempre di dare un tocco personale alle mie canzoni senza copiare nessuno. Ma ovviamente il paragone mi lusinga molto.

  • Hai fatto un’esperienza con la Machete Crew. Come è stata?

Fantastica. Mi hanno dato la possibilità di registrare un brano inedito in Sony a Milano, affiancata da veri professionisti come Stabber ed Enrico Brun. È stata un’esperienza che porterò per sempre nel cuore.

  • Brano a cui sei più affezionata? Come è nato?

Fanfara Dark, il mio primo pezzo. È stata la miccia che ha fatto esplodere questa passione in qualcosa di più concreto. L’ho scritto durante il primo lockdown, dopo essermi messa alle spalle l’ennesima storia finita male. È stato terapeutico.

  • Molti emergenti si fanno conoscere con un mixtape, tu farai lo stesso o pubblicherai direttamente un album?

Ho pubblicato un ep a fine 2021 e sicuramente non escludo in futuro di registrare un album, ma credo sia ancora troppo presto. Ho ancora bisogno di farmi le ossa in questo game.

  • Come giudichi i tuoi lavori, come decidi quando una canzone è pronta per essere pubblicata?

Sono ipercritica nei confronti della mia musica e prima di giudicare se un brano è pronto per essere pubblicato ho bisogno che sia perfetto o quasi in tutti i suoi aspetti. A volte è estenuante ma anche molto gratificante.

  • Prossimo anno, Sanremo Giovani?

Non nego di pensarci qualche volta, chissà…

  • Ultima domanda, per il meme: “scrivi tutti i giorni”?

No, sarebbe da folli. Ci sono giorni in cui il solo pensiero mi provoca la nausea e altri giorni in cui sento scorrere un flusso incontrollabile che mi inchioda alla sedia e mi obbliga a tirare fuori ciò che ho dentro.

RIPRODUZIONE RISERVATA ©

Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).