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Lara Serrano torna con “Follia”, un tuffo nel passato per amarsi

Intervista a Lara Serrano, cantautrice genovese classe 1998.

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Nell'immagine di copertina, cover del singolo "Follia"

di Alessandro Andrea Argeri

Maturità personale, consapevolezza interiore, sensibilità, finezza evocativa. Reduce dal successo delle sue precedenti release, dall’esordio con “Vinti” (2020) al romanticismo di “Guai” (2020) al desiderio di rivalsa intrecciato al fuoco dei sogni espresso in “Roma Miami” (2021), la cantante Lara Serrano torna con “Follia”: emozioni tradotte in musica.

  • Per te, la musica cos’è?

Credo fermamente che la musica sia il mio diario segreto, la mia migliore amica, nonché il mio strumento di sfogo. Ho quasi difficoltà a spiegartelo. Mi accompagna da una vita e, la mia musica, è autobiografica. A volte ascoltare le canzoni scritte in questi dieci anni è come aprire un album fotografico, in cui è evidente la mia crescita, sia artistica che personale.

  • Recentemente hai pubblicato il tuo ultimo singolo, “Follia”. Com’è nata la canzone?

“Follia” è nata sul tetto di un residence pugliese, in un periodo in cui lo stress e i ricordi erano all’ordine del giorno. È un riassunto della mia adolescenza, di quel bagaglio emotivo che ha contribuito a formare la persona che sono oggi. Si evince il dolore per la perdita di mia nonna, che è sempre stata “casa” e la paura di non trovare un sorriso di riserva nei periodi più bui. È una canzone completamente autobiografica, la cui destinataria è la me bambina, il lato delicato, impaurito e meravigliosamente fragile che vive dentro ciascuno di noi. Rappresenta la paura di risultare, agli occhi degli altri, proprio quella maschera che si antepone alle persone. La musica, per me, è sempre stato uno strumento di autoanalisi e questo pezzo ne è la prova.

  • Cosa hai voluto raccontare?

Anteporre sé stessi alle proprie maschere, a tutti quei filtri e quelle convenzioni che indossiamo quotidianamente come abiti ben disposti nell’armadio delle apparenze e delle difese da esse, per mostrarci diversi, altro da ciò che siamo, allo sguardo del mondo, ma soprattutto al nostro, il più crudele e indagatore, abituandoci così ad interpretare ruoli, copioni e vesti che non ci rappresentano e ci distanziano sempre di più dal nostro vero nucleo, dalla nostra reale natura. Ti faccio un esempio concreto. Credo che uno dei miei più grandi difetti sia proprio quello alleggerire qualunque tipo di problema, sia minimo sia rilevante; spesso questo comportamento viene scambiato per superficialità quando, in realtà non è altro che una sorta di autodifesa.

  • Nel testo ci sono alcuni versi, penso a “nel buio dei 15 anni, tra le regole e i danni, nel fior fiore dei miei affanni, per la perdita di Fanny”, “un cuore di plastica”, “emozioni sottovuoto”. Qual è quindi il rapporto con le “emozioni”?

Rinascere, oltre al dolore, oltre la “Follia” che, giorno dopo giorno, attraverso la conoscenza di sé, smette di identificarsi con i sentimenti che ci compongono, quell’“abbraccio intorno al collo che continua a stringere”, arrivando a comprendere che l’unica vera follia è quella di vivere a metà. “Follia” è il lascito in note al nostro “Io bambino”, una carezza sulle cicatrici dell’anima che ricorda a ciascuno di noi quanto la “Follia” stia nel rinnegarle perché, l’unico modo per liberarsi dalla sofferenza non è evitare che si ripresenti, precludendosi così la possibilità di vivere pienamente anche le emozioni positive, né disconoscerla; bensì accettarla come parte integrante, imprescindibile e spesso funzionale, nella ricerca di ciò che siamo davvero. Diciamo che sto ancora lavorando su questo aspetto. Tendenzialmente cerco sempre di nascondere qualsiasi emozione proprio per non mostrarmi vulnerabile. Invece è proprio mettere in luce le nostre insicurezze che ci rende più forti.

  • Lo stile della copertina del singolo mi ha ricordato molto “Coraline”. L’idea originale qual è invece?

L’ha realizzata Valentina Lanata. Voleva essere la rivisitazione della stanza di Van Gogh!

  • Se dovessi usare una frase per raccontarti, quale useresti?

Sono indecisa tra due frasi di due brani cantati dalle voci più belle, a mio avviso, della scena italiana. Entrambe mi rappresentano molto.

“dicono di me, che non so consolare ma sono qui davanti a te e mi prendo il tuo dolore. Parla un po’ con me che sono come te e le parole sono armi e sanno fare male. Devi saperle usare”. (Giorgia, ORONERO).

“non ti fidare, sai quando ti dico che va tutto bene così. E perdonami, sono forte, sì, ma poi sono anche fragile”. (Elisa, ANCHE FRAGILE).

  • Quale canzone, di un cantante che ti piace, avresti voluto scrivere?

Difficile come domanda. Dipende dal periodo. Attualmente ti direi “Farfalle” di Michele Merlo. Il messaggio è veramente forte e, da quando ho iniziato a seguire Michele, mi sono sempre rivista nelle sue parole. Talvolta malinconiche, altre volte incoraggianti.

  • Con chi vorresti collaborare?

Mi piace tantissimo Elisa e, scherzando, ho sempre detto che il primo feat. lo avrei fatto con lei. Non è andata proprio così [ride]. Resta il mio sogno nel cassetto.

  • Per quest’anno è previsto un album?

Ci ho pensato ma non è ancora il momento. Spero di poter dare una risposta diversa per il 2023. Quest’anno sono previsti due singoli. Il primo uscirà a breve. È un pezzo molto estivo, fresco. È scritto a quattro mani con un artista emergente che stimo molto, Marco Conte. Il secondo arriverà sicuramente in autunno. Vi terrò aggiornati. 

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Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).