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Scuola, ecco il piano estate del Governo

Scuola, ecco il “Piano Estate” del Governo per tenere aperte le scuole con corsi estivi finalizzati al recupero didattico.

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Studenti in aula. Credit foto Radio Alfa, licenza CC-BY-NC SA 2.0

Dall’allungare il calendario scolastico fino a luglio, all’anticipare gli scrutini in modo da terminare prima per riaprire in estate, per la scuola ecco il “Piano Estate” del Governo.

Di Alessandro Andrea Argeri

Il “Piano Estate” del Governo prevede di tenere aperte le scuole per lo svolgimento di corsi estivi, finalizzati a recuperare sia il “danno formativo” sia la socialità perduta nei mesi di didattica a distanza. Attualmente circa seimila istituti in tutta Italia hanno già inviato i moduli per la richiesta dei fondi Pon. Tra le attività proposte ci sono approfondimenti di base in materie quali italiano, matematica, lingue, informatica, per un totale di 510 milioni di euro presi dalla mistica pentola d’oro dei fondi europei.

Tuttavia il finanziamento sarà concesso per priorità, stabilita in base al tasso di dispersione scolastica, di zone meno agiate, reddito locale. Dai dati pubblicati dallo stesso ministero dell’istruzione, si evince come le regioni italiane ad aver richiesto di più sono Campania (881 richieste), Lombardia (757 richieste), Sicilia (626 richieste). L’unico ostacolo resta allora la volontà di partecipazione non solo degli studenti, dei quali 8 su 10 si dichiarano contrari, ma anche degli “addetti ai lavori”.  

Prepariamoci dunque a non vedere gli studenti in spiaggia, a giocare con la palla per recuperare la “socialità”, bensì a svolgere le equazioni tra un bagno e l’altro, perché in realtà questo accadrebbe per recuperare “il danno formativo”, come se in un anno scolastico, seppur davanti al computer, la scuola non avesse lavorato. Al di là dell’ironia, per riaprire a luglio il Governo ha anche proposto di anticipare gli scrutini finali addirittura a prima della chiusura dell’anno scolastico, tra il primo e l’otto giugno, quindi ai docenti impegnati nelle supplenze non sarà rinnovato il contratto per evitare spese aggiuntive, così come recuperare le insufficienze sarà quasi impossibile per gli studenti più in difficoltà.

Paradossalmente, la soluzione del Governo per arginare l’abbandono scolastico sembra quella di costringere gli studenti ad entrare in aula con i quaranta gradi, anziché cambiare un sistema sbagliato, stressante, paragonabile a un carcere in cui l’individualità di un essere umano viene racchiusa in un numero, il “voto”, per certificare la conoscenza di argomenti molte volte nemmeno contestualizzati in un ambiente classista, di cui ne è un esempio lampante l’ultimo criterio per la valutazione finale dell’esame di stato: il curriculum dello studente. Qual è il senso di attuare un “piano estate” per combattere la povertà, le disparità sociali, la dispersione scolastica, se poi alla fine vengono comunque avvantaggiati i figli delle famiglie più abbienti, quelli con le possibilità economiche di frequentare corsi extrascolastici?

La scuola dovrebbe essere il cardine della società su cui puntare per creare il miglior futuro possibile, per formare un cittadino completo sotto ogni punto di vista. Questo forse in Italia sembriamo averlo capito. Ma perché allora non si pensa a tornare regolarmente in sicurezza a settembre, al posto di aprire la scuola a tutti i costi? Perché continuare questa battaglia ideologica per la quale se gli studenti sono in aula si sconfigge una pandemia? Abbiamo già commesso un errore simile la scorsa estate, quando per una campagna elettorale l’attenzione mediatica è stata boicottata sui banchi a rotelle anziché sui trasporti pubblici, è necessario tornare a distanza a ottobre?

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Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).