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L’avventura dell’acquedotto in Puglia

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di FRANCO LISI

Per festeggiare il quarto di secolo di attività del mensile di attualità fasanese “Osservatorio”, il direttore ed editore Zino Mastro ha pensato bene di accompagnare il fascicolo di dicembre con una pubblicazione sulla storia di Fasano. Mancava nella microstoria locale il racconto dell’arrivo dell’acquedotto.

A chi pugliese non è, sarà difficile comprendere il senso profondo di una simile realizzazione; l’acqua  che sgorga da una fontana ad uso e consumo di tutti gli abitanti è un sogno accarezzato dalle nostre genti per secoli. Ecco perché quando il 18 novembre 1921 zampillò per la prima volta la fontana a quattro bocche in piazza San Francesco, vicino all’ospedale, si trattò di un grande evento. Ma all’epoca non c’erano organi di stampa locale che potessero registrare l’accadimento; unica testimonianza letteraria è una poesia satirica in dialetto scritta da quel terribile prete dissacratore che fu don Filippo Bonifacio il quale buttò giù un esilarante componimento “L’inauguraziaume de l’Acquedotte a Fasciane” che di celebrativo aveva poco, ponendo invece  l’accento sugli incontri amorosi attorno alla fontana. A parte questo scherzo poetico  in vernacolo, non c’era altra documentazione se non quella istituzionale sepolta nelle carte di archivi pubblici e privati. Proprio lì, fra quelle carte, Palmina Cannone –incaricata dall’editore Mastro- ha trovato elementi per ricostruire la storia e le storie dell’acquedotto a Fasano nell’ambito  della realizzazione della più imponente rete idrica  del mondo, l’Acquedotto Pugliese.

Subito dopo l’Unità d’Italia , i politici pugliesi si posero il problema di fare arrivare l’acqua nei paesi della regione. Fu proprio un sindaco fasanese, l’avv. Francesco Bari Evoli (1804-1878) che nel Consiglio Provinciale di Bari pose la questione con forza. Partì così una storia travagliata e affascinante che portò a rendere concreta il sogno progettuale di un ingegnere foggiano, Camillo Rosalba, che ipotizzò una galleria fra la Campania e la Puglia per deviare fino a Bari l’acqua del fiume Sele. Nel capoluogo pugliese l’acqua arrivò il 24 aprile 1915. Ci vorranno altri sedici anni per farla arrivare a Fasano. L’oggetto dell’indagine di Palmina Cannone, prolifica autrice di storia locale, si concentra soprattutto in quell’arco di tempo. Delibere comunali, riunioni, interventi, appalti, polemiche, liti, contenziosi; insomma una gran massa di informazioni nascoste nelle scartoffie burocratiche. L’autrice ha l’abilità di sfrondare tutto ciò che è noiosamente amministrativo e scrivere una storia fluente che racconta di vicende umane legate alla liberazione da una schiavitù, quella della siccità.. La prefazione è firmata da Fabiano Amati, assessore regionale ai lavori pubblici e presidente dell’Autorità di Bacino della Puglia Il libro viene diffuso, come “panino”, unitamente al numero 12 di “Osservatorio”. Una pensata intelligente per festeggiare venticinque anni di costante e incisiva presenza nella città senza retoriche celebrazioni autoreferenziali.

La foto è presa dal sito internet www.dondialetto.it

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo